• Categoria dell'articolo:Gender & Lgbt

Come forse sappiamo, nell’ottica della folle ideologia “gender”, secondo la quale la mascolinità e la femminilità (o altri nuovi tipi di genere?!) sarebbero degli stereotipi antichi da superare e da scegliere invece a piacimento, anche la divisione maschile/femminile nei diversi ambienti, compreso le carceri e persino i bagni pubblici, sarebbe da superare: dovrebbero essere cioè “gender free”. Però come sempre la realtà pian piano si prendere la rivincita sull’ideologia.
E ad esempio di questi giorni la notizia che un detenuto transessuale inglese, uomo (David Thompson, di 52 anni) che si definiva-sentiva donna (e dal 2014 ritenuto tale dallo Stato con il nome Karen White) e che per questo era stato messo nel carcere femminile (nei pressi di Wakefield, nello Yorkshire Ovest), sia stato spostato rapidamente in quello maschile, dopo aver abusato di alcune detenute. Ma i giornali per rispetto continuano a definirlo “lei” …
Il Sunday Times, pochi giorni fa, denunciava l’aumento vertiginoso di abusi sessuali nei bagni e spogliatoi “gender free”. Di 134 denunce per “aggressione sessuale” in strutture pubbliche esposte nel Regno Unito fra il 2017 e il 2018, ben 120 (ossia il 90%) sono avvenute negli spogliatoi “unisex” ideati per non discriminare chi, nato con un sesso biologico, pretende di appartenere a quello opposto. Il giornale rivela che anche i sondaggi cominciano a temere il pericolo sorto da questi “tolleranti” bagni e spogliatoi comuni, ideati per non mettere a disagio i transessuali.
Lo stesso giornale rileva pure il pericolo che negli spogliatoi “gender free” delle palestre e delle piscine, vengano prodotti filmati e foto, persino a sfondo pedofilo (l’inchiesta del Sunday Times è partita dopo che il 51enne Darren Johnson è stato arrestato per aver filmato due 14enni mentre si cambiavano negli spogliatoi “gender free” di una piscina).

A proposito di follia “gender”, che aggredisce anche i bambini e all’insaputa dei loro stessi genitori: il “Comitato difendiamo i nostri figli” (con il leader del Family Day, Massimo Gandolfini) ha denunciato che persino in un centro estivo per bambini alle porte di Bologna s’è inscenato quest’estate una sorta di “gay pride”, disgustoso e totalmente all’insaputa degli stessi genitori, secondo una logica di indottrinamento ideologico, che si fa sempre più spazio anche nelle scuole, e che assomiglia nei metodi a quello attuato dalle grandi dittature della prima metà del XX secolo.