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Il caso Erdoğan in Germania

In questi giorni il presidente turco Erdoğan ha compiuto una “visita di stato” in Germania, con tutti gli onori del caso.
Com’è noto la UE, su particolare pressione della Germania, ha donato alla Turchia 3 miliardi di € (e altri 3 ancora da dare) perché non permettesse il transito di immigrati dalla Turchia al centro Europa e anzi riprendesse quelli già sbarcati in Grecia. Ma nessuno sa che fine abbiano fatto questi lauti finanziamenti; come pure gli altri milioni di € offerti dalla UE a sostegno della Turchia (leggi).
Addirittura fino a poco tempo fa si faceva un gran parlare, con grande pressione degli stessi USA (amministrazione Obama), persino dell’ingresso della Turchia nella UE. Sarebbe stato un paradosso non solo storico, culturale e religioso, ma persino geografico (l’Europa Unita si sarebbe trovata a confinare con la Siria, l’Iraq, l’Iran, le pretese dello Stato Islamico, la tormentata regione dei Curdi e le inquiete nazioni della regione caucasica … quando non sono nella UE neppure la Svizzera, che arriva a km. 50 da Milano, la Norvegia e ora neppure il Regno Unito)!
Ebbene, il “sultano turco”, in una Berlino in stato di massima allerta dove molte erano le manifestazioni di protesta per i diritti umani clamorosamente calpestati in Turchia, ha inneggiato ai “Fratelli musulmani” (ha persino salutato la cancelliera Merkel con il saluto tipico della Fratellanza Musulmana) e ha chiesto l’estradizione di 69 turchi, tra cui giornalisti e avvocati che indagavano sul suo governo (v. il caso del giornalista Dundar, condannato in Turchia a 5 anni e 10 mesi di carcere per aver rivelato accordi tra la Turchia e lo Stato Islamico), mentre non sono pochi i giornalisti tedeschi tenuti in prigione in Turchia. Nella conferenza stampa con Erdoğan, che ha parlato ancora esplicitamente del caso Dundar, la signora Merkel con fatica nascondeva l’imbarazzo, di fronte alle domande dei giornalisti circa la libertà di stampa e lo Stato di diritto in Turchia, limitandosi ad un laconico “anche se molto ci unisce, tra noi ci sono ancora differenze profonde”. Sono infatti forti i legami economici tra Turchia e Germania; Erdoğan ha infatti incontrato a Berlino i rappresentanti del mondo dell’imprenditoria e dell’economia tedesca.
C’è però una questione ancor più importante. La presenza del presidente turco Erdoğan in Germania ha dato infatti rilievo alla presenza musulmana in Germania (3 milioni di islamici, di cui moltissimi turchi e siriani), che negli ultimi anni hanno più che mai mostrato la loro incapacità di convivenza e integrazione; e che hanno più volte pubblicamente e politicamente manifestato a favore di Erdoğan. In questo senso il dittatore islamico turco ha mostrato persino di sentirsi a casa propria in Germania. Nel corso della sua visita, con palese orgoglio, ha infatti personalmente inaugurato, attorniato da una marea di musulmani, la nuova moschea di Colonia, una delle più grandi d’Europa (con una cupola di m. 36 attorniata da minareti alti m. 55, una superficie di mq 4.500, capace di ospitare fino a 25.000 persone, costata 30 milioni di €), finanziata proprio da una associazione turca (l’Unione turco-islamica, che è considerata un braccio del regime di Erdoğan, che gestisce in Germania ben 900 luoghi di culto con imam tutti turchi – solo di recente il governo tedesco ha tagliato l’80% dei fondi per l’integrazione religiosa che versava a tale organizzazione).
Ancora più sconcertante è il fatto che, viste le migliaia di tedeschi che protestavano contro di lui, ad un certo punto la scorta di Erdoğan si è sostituita alla polizia tedesca! Infine il presidente turco ha preso la parola e si è paradossalmente lamentato di queste espressioni di “islamofobia” e “crescente estremismo di destra”, aggiungendo che “in Germania girano liberamente centinaia, migliaia di terroristi, che usano la democrazia per nascondersi qui”!

Avevamo già sottolineato (v. News del 11.02.2018) un impressionante dato statistico, rilevato dal governo tedesco (in Bassa Sassonia): oltre al fatto che in soli 2 anni la criminalità è cresciuta del 10,4% e il 92% di questi reati è stato commesso da un immigrato, il 29,9% degli studenti islamici presenti in Germania si dichiara pronto a “combattere per l’Islam”, l’8% è favorevole alla creazione di uno stato islamico mediante la guerra e addirittura il 3,8% si dice persino “convinto che per raggiungere i loro obiettivi i musulmani possano muovere anche attacchi terroristici”. Ancora: il 36,6% degli intervistati ha dichiarato che ovviamente le altre fedi sono inferiori a quella islamica; ma il 27,4% ritiene pure che la sharia (legge islamica) sia di gran lunga migliore della legge tedesca. Infine un 18,6% dichiara che per loro “l’emergenza è combattere gli infedeli e diffondere l’Islam in tutto il mondo”. L’integrazione degli islamici, come si vede, rimane assai spesso un’ideologica illusione del relativismo occidentale.

Non dimentichiamo peraltro che proprio a Roma, centro della cristianità, già nel 1966, cioè quando i musulmani in Italia erano ancora pochissimi, si costruì la più grande moschea d’Europa, con finanziamento dell’Arabia Saudita e terreno regalato dal Comune di Roma (v. News 10.07.2014)
 

Del resto, di fronte al suicidio demografico europeo e ancor più al suo suicidio culturale e religioso (apocalittica “apostasia”* dal cristianesimo di un continente la cui civiltà, che è diventata portante per il mondo intero, è stata plasmata per venti secoli della fede cristiana, sia pur per un terzo già deformata 500 anni fa dalla Riforma protestante, e che sino a pochi decenni fa s’era fatta missionaria per portare nel mondo intero la salvezza di Cristo), l’arrivo di milioni di musulmani rappresenta non solo un persino necessario rimpiazzo demografico ma pure un “drammatico” rimpiazzo culturale e religioso.

* (cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa, 28.06.2003, n. 9)

Infatti lo stesso Erdoğan (cfr. News del 6.03.2017) aveva esplicitamente raccomandato ai numerosissimi turchi presenti in Europa: “fate almeno 5 figli, perché voi siete il futuro dell’Europa”!


Germania e Qatar

Di recente s’è tenuto ancora a Berlino un Forum per i rapporti tra la Germania e il Qatar, Paese arabo che è finanziatore dei Fratelli Musulmani e persino del terrorismo internazionale. Era presente all’incontro l’ex-ministro dell’interno del Qatar Abdullah bin Khalid al-Thani, personaggio con un oscuro passato di legami col terrorismo. Consapevole che la Germania sia la massima potenza economica europea, il Qatar punta infatti ad un grande piano di investimenti finanziari nel Paese. Il ministro delle Finanze del Qatar, Ali Sharif al Amadi ha dichiarato: “Il Qatar guarda alla Germania come un attore principale dell’economia mondiale ed è ottimista per gli sviluppi del mercato tedesco”. Il Qatar, infatti, prevede di investire miliardi di dollari in Germania (del resto ha già cospicue partecipazioni finanziarie, per circa 20 miliardi, in Volkswagen, Banca tedesca, Siemens, Hochtief e SolarWorld).

Ancora in Europa …
 

Francia

In 20 anni il “salafismo” (corrente islamica particolarmente fondamentalista) è cresciuto in Francia del 900%, con 50.00 presenze dichiarate (oltre ovviamente a quelle occulte, che sono peraltro le più pericolose). Tale gruppo musulmano ha come esplicito obiettivo quello di “separarsi (anche fisicamente) dalla società impura” occidentale – accusata infatti di comportamenti troppo libertini delle donne e dall’accettazione delle perversioni sessuali come l’omosessualità (alla faccia dei “benpensanti” europei che continuano a dire che sarebbe discriminante per loro fare presepi a Natale, lasciare i Crocifissi o parlare della Quaresima invece del Ramadan) – per costruirne una nuova, diversa, fondata sulla religione islamica. Persino la diversa alimentazione, con tutte le proibizioni musulmane, non è solo una questione alimentare, ma fin dalle scuole primarie si insegna ai bambini che pure in questo devono distinguersi dal mondo “impuro” occidentale.
Intanto risulta che il 32% degli studenti musulmani presenti in Francia ha una visione assolutista della religione, dove per assolutismo si intende l’affermazione della loro religione anche sulle leggi civili e sulla cultura, persino scientifica.

Svezia

Nel Paese scandinavo, dove il cristianesimo (diventato luterano 5 secoli fa) è praticamente sparito, oggi sono presenti un milione di musulmani; così che la Svezia si sta riempiendo di moschee.