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Paenitemini

Gesù inizia con questo sintetico richiamo la Sua missione pubblica: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (Impletum est tempus, et appropinquavit Regnum Dei; paenitemini et credite evangelio) (Mc 1,14-15).

C’è un imperativo che risuona continuamente nella Bibbia, già nei profeti dell’Antico Testamento e in Giovanni Battista, sulle labbra di Gesù stesso come nell’annuncio degli Apostoli. Un imperativo che riecheggia continuamente per noi pure nelle sempre più incalzanti apparizioni mariane come attraverso dei richiami mistici e segni dal Cielo. E che stranamente pare invece quasi sparito dalla predicazione della Chiesa! Esso è: Paenitemini! Cioè: convertitevi!

Non a caso, lo stesso Signore Gesù inizia con questo sintetico richiamo la Sua missione pubblica: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (Impletum est tempus, et appropinquavit Regnum Dei; paenitemini et credite evangelio) (Mc 1,14-15).

Un appello, un imperativo, che questo tempo penitenziale di Quaresima, e possiamo certo dire con particolare urgenza in questi “ultimi tempi”, deve penetrare con particolare vigore nella nostra coscienza.

Offriamo allora anche in questa News una significativa riflessione, particolarmente adatta a questo tempo liturgico, ma che investe anche una gravissima questione per la vita attuale della Chiesa.

[Le numerose citazioni bibliche qui presentate, solo come qualche esempio per evidenziare la centralità della questione, possono essere saltate nella lettura veloce della News oppure essere saggiamente riprese con calma nelle settimane venture come oggetto di meditazioni quaresimali]


Tutta la Rivelazione biblica (divina), già dall’Antico Testamento, si concentra su un grande richiamo alla conversione; che non può essere dunque un aspetto secondario né facoltativo per la vita dell’uomo. Ecco solo qualche citazione, ricordando che è Parola di Dio!

Nel 2° libro dei Re risuona ad esempio questa forte esortazione: “Eppure il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei veggenti, aveva ordinato a Israele e a Giuda: “Convertitevi dalle vostre vie malvagie e osservate i miei comandi e i miei decreti secondo ogni legge che io ho imposta ai vostri padri e che ho fatto dire a voi per mezzo dei miei servi i profeti”. Ma essi non ascoltarono, anzi indurirono il loro capo, rendendolo simile a quello dei loro padri, i quali non avevano creduto al Signore loro Dio. Rigettarono i suoi decreti e le alleanze che aveva concluse con i loro padri, e le testimonianze che aveva loro date; seguirono le vanità e diventarono anch’essi vanità, a imitazione dei popoli loro vicini, dei quali il Signore aveva comandato di non imitare i costumi” (2Re 17,13-15).
Così nel libro di Tobia: “Lodatelo, figli d’Israele, davanti alle genti; Egli vi ha disperso in mezzo ad esse per proclamare la sua grandezza. Esaltatelo davanti ad ogni vivente; è lui il Signore, il nostro Dio, lui il nostro Padre, il Dio per tutti i secoli. Vi castiga per le vostre ingiustizie, ma userà misericordia a tutti voi. Vi raduna da tutte le genti, fra le quali siete stati dispersi. Convertitevi a lui con tutto il cuore e con tutta l’anima, per fare la giustizia davanti a Lui, allora Egli si convertirà a voi e non vi nasconderà il suo volto. Ora contemplate ciò che ha operato con voi e ringraziatelo con tutta la voce; benedite il Signore della giustizia ed esaltate il re dei secoli. Io gli do lode nel paese del mio esilio e manifesto la sua forza e grandezza a un popolo di peccatori. Convertitevi, o peccatori, e operate la giustizia davanti a lui; chi sa che non torni ad amarvi e vi usi misericordia?” (Tb 13,3-8).

Il più forte richiamo divino che ci giunge attraverso i Profeti è soprattutto un appello urgente alla conversione, pena l’andare incontro all’autodistruzione, del singolo come del popolo intero.
Come un lampo nella notte si fa sentire ad esempio questo appello di Isaia, che oggi sembra rivestirsi di una particolare attualità ed urgenza: “Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?. La sentinella risponde: “Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!” (Is 21,11-12).
Così risuona il richiamo di Dio attraverso il profeta Ezechiele: “Dice il Signore Dio: Convertitevi, abbandonate i vostri idoli e distogliete la faccia da tutte le vostre immondezze, poiché chiunque si allontana da me e innalza il suo cuore ai suoi idoli e rivolge lo sguardo all’occasione dei propri peccati, e poi viene a consultarmi, … io distoglierò la faccia da costui, ne farò un esempio e lo sterminerò dal mio popolo: saprete così che io sono il Signore” (Ez 14,6-8). Quindi ancora: “Se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà a motivo della giustizia che ha praticata. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – dice il Signore Dio – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e segue il peccato e agisce secondo tutti gli abomini che l’empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà. Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore. Ascolta dunque, popolo d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere l’iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per l’iniquità che ha commessa. E se l’ingiusto desiste dall’ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà. Eppure gli Israeliti van dicendo: Non è retta la via del Signore. O popolo d’Israele, non sono rette le mie vie o piuttosto non sono rette le vostre? Perciò, o Israeliti, io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta. Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l’iniquità non sarà più causa della vostra rovina. Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o Israeliti? Io non godo della morte di chi muore. Parola del Signore Dio. Convertitevi e vivrete” (Ez 18,21-32). Ripete ancora il Signore attraverso il Profeta: “Com’è vero ch’io vivo, io non godo della morte dell’empio, ma che il peccatore desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire?” (Ez 33,11).
Così nel profeta Zaccaria: “Così dice il Signore: Convertitevi a me e io mi rivolgerò a voi. Non siate come i vostri padri, ai quali i profeti di un tempo andavano gridando: Dice il Signore degli eserciti: Tornate indietro dal vostro cammino perverso e dalle vostre opere malvagie. Ma essi non vollero ascoltare e non mi prestarono attenzione, dice il Signore. Dove sono i vostri padri? I profeti forse vivranno sempre? Le parole e i decreti che io avevo comunicato ai miei servi, i profeti, non si sono forse adempiuti sui padri vostri? Essi si sono convertiti e hanno detto: Quanto il Signore degli eserciti ci aveva minacciato a causa dei nostri traviamenti e delle nostre colpe, l’ha eseguito sopra di noi”(Zc 1,1-6).
E proprio nella Liturgia del Mercoledì delle Ceneri (con cui nel Rito romano inizia la Quaresima) riecheggia questo richiamo divino attraverso il profeta Gioele: “Or dunque – parola del Signore – ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura. Chi sa che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libazione per il Signore vostro Dio. Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un’adunanza solenne. Radunate il popolo, indite un’assemblea, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: “Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio e alla derisione delle genti”. Perché si dovrebbe dire fra i popoli: “Dov’è il loro Dio?”. Il Signore si mostri geloso per la sua terra e si muova a compassione del suo popolo” (Gl 2,12-18).

Quando poi giunge la pienezza dei tempi e della Rivelazione divina (Nuovo Testamento), sentiamo fin dall’inizio il grido nel deserto di colui (Giovanni Battista) che avrebbe indicato ormai finalmente presente il Salvatore, “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”; ma ne prepara la venuta con un forte richiamo, senza sconti per nessuno (Erode compreso, a costo di lasciarci la testa, e per la sola accusa di adulterio fatta al re): “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino!” (Mt 3,2). E tale richiamo appare in modo ancor più specifico, stringente e operativo nel Vangelo di Luca: “Diceva dunque alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira imminente? Fate dunque opere degne della conversione e non cominciate a dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre. Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco”. Le folle lo interrogavano: “Che cosa dobbiamo fare?“. Rispondeva: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: “Maestro, che dobbiamo fare?“. Ed egli disse loro: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Lo interrogavano anche alcuni soldati: “E noi che dobbiamo fare?“. Rispose: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe” (Lc 3, 1-22 spec. 8-14).

Se poi andiamo alle primissime parole della missione della Chiesa, cioè all’annuncio pubblico di Pietro il giorno stesso di Pentecoste, così ascoltiamo: “Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!”. All’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?“. E Pietro disse: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro”. Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: “Salvatevi da questa generazione perversa“. Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone” (At 2,36-41).

Torneremo in seguito su altri significativi testi del Nuovo Testamento.


Solleviamo poi almeno un poco lo sguardo alle apparizioni e messaggi mariani, nelle cosiddette “rivelazioni private”. Esse sono così chiamate perché non si tratta più della Rivelazione biblica, che obbliga in coscienza, ma sono comunque da accogliere con particolare attenzione, specie quando sono ufficialmente riconosciute dalla Chiesa. L’umanità intera dovrebbe prestarvi con urgenza particolare attenzione, visto che molti di questi “messaggi” non sono rivolti solo alle singole anime ma appunto all’intera umanità, per convertirsi ma anche per sfuggire ai gravi pericoli che la sovrastano!
Pur essendosi infatti conclusa in Cristo la Rivelazione di Dio all’umanità (senza possibilità di cambiamenti, aggiunte o sottrazioni alla Bibbia, che si conclude infatti con l’Apocalisse, ultimo testo ispirato all’ultimo Apostolo vivente – vedi News sull’Incarnazione) ed essendosi compiuta sulla Croce l’opera della nostra Redenzione (che è definitiva e per tutti, ma da accogliere e vivere da ciascuno lungo tutta la storia e in ogni luogo), Cristo Signore, nel suo infinito amore per noi, oltre ad averci donato dalla Croce la Sua Madre anche come nostra Madre, spesso, e in questi ultimi due secoli in modo particolarmente incalzante, ce la invia, come potentissimo aiuto e “mediatrice” di grazie speciali. Il primo scopo è ovviamente quello della salvezza eterna delle nostre anime, ma il suo incalzante richiamo alla conversione investe pure la storia del mondo ed i crescenti pericoli che sovrastano l’umanità a causa dei propri peccati, che ora possono persino condurla sulla soglia della propria stessa autodistruzione!
Così, specie da quando l’umanità (‘in primis’ l’Europa occidentale) si è introdotta con più tragica determinazione nelle vie che sono antitetiche al Vangelo e quindi alla nostra salvezza (vedi il dossier sulla “modernità”), noi assistiamo ad un progressivo ed incalzante intervento di Maria Santissima nella storia degli uomini (non a caso nel XIX secolo privilegiando proprio la Francia), così che si parla in proposito dei “tempi di Maria”.
Gli strumenti per rivelarsi, com’è in genere nel metodo di Dio, sono anime semplici se non addirittura umili bambini; ma il richiamo, al di là delle molteplici modulazioni, è sempre fortissimo, incalzante, talora drammatico: “Convertitevi!” (vedi in proposito nel sito un documento sul “senso della storia e dell’inquietante attualità; e la presenza dell’Immacolata”).
In genere questi “tempi di Maria”, cioè questi fortissimi richiami alla conversione che attraverso di Lei incalzano in questi ultimi due secoli, si fanno iniziare dall’apparizione a Rue du Bac (Parigi, 1830), per estendersi poi, solo per parlare di quelle più importanti e riconosciute dalla Chiesa, alle apparizioni (e messaggi) de La Salette (1846), di Lourdes (1858), per arrivare poi soprattutto a Fatima (1917), ma possiamo anche aggiungere Akita (1973) (vedi pure la sezione apposita nel dossier “Miracoli”). Sappiamo però tutti che ci sono avvenimenti, apparizioni e messaggi che, anche se richiedono ancora il discernimento della Chiesa, sono di fatto un potentissimo ed urgente, persino inaudito, richiamo alla “conversione”!
Facciamo qui solo due note, una su Fatima (1917) ed una su Akita (un’apparizione della Madonna, riconosciuta dalla Chiesa, meno nota ma invece assai significativa, avvenuta in Giappone nel 1973).

Ovviamente tutto il messaggio di Fatima è un grande ed urgente richiamo alla conversione, con tanto di visione dell’inferno (dove, dice la Madonna, “vanno le anime dei poveri peccatori” che non si sono convertiti e anche perché “non ci sono persone che pregano e si sacrificano per la loro conversione” prima di morire e quindi salvarsi)! Per la prima volta almeno in modo così forte e circostanziato, la Vergine Santa offre (ad ignari pastorelli) persino delle indicazioni geografiche (la Russia: i piccoli veggenti portoghesi non sanno neppure cosa sia!), possiamo dire addirittura ideologiche e politiche (la rivoluzione bolscevica, che sarebbe scoppiata solo dopo poche settimane, dando inizio al comunismo, una catastrofe che costerà all’umanità oltre 100 milioni di morti e un’inaudita terribile persecuzione alla Chiesa), anche storiche (la fine prossima della I Guerra mondiale, ma l’annuncio, se non ci fossimo convertiti, di una II Guerra mondiale, ancora più terribile della Prima) e persino astronomiche (il grande chiarore nel cielo che l’avrebbe preceduta e che è si è puntualmente verificato come incredibile ed eccezionale aurora boreale, visibile da tutti fino alla basse latitudini, nel 1938). Per decenni s’è fatto poi un gran parlare del 3° Segreto di Fatima (meglio: III parte dell’unico segreto) e di che cosa avrebbe rappresentato per la Chiesa e per l’umanità. La Madonna aveva chiesto a Suor Lucia (la veggente che interloquiva con la Vergine Santa e che è vissuta fino al 13.02.2005) che il Papa (che lo custodiva in busta sigillata) lo rivelasse all’umanità nel 1960 (perché? quale pericolo si sarebbe dischiuso in quel tempo?); ma ciò non è stato fatto, neppure in seguito.
Solo il 13.05.2000 tale segreto è stato rivelato; ma in ciò che è stato rivelato poco o nulla trapela dei tanto temuti eventi catastrofici che avrebbero colpito l’umanità; anzi, sembrava che il pericolo fosse ormai superato, alle spalle, che il “nemico” fosse stato il “comunismo” (crollato nell’Est-Europa nel 1989/1991), che era giunto persino ad attentare alla vita del Papa (significativamente proprio il 13.05.1981, anniversario della prima apparizione a Fatima).
Quel 3° (o 3^ parte del) segreto era stato allora davvero tutto rivelato? Riguardava solo il passato? Così sembrò, dopo quanto fu rivelato e interpretato dalla Santa Sede nel 2000. Non furono però pochi coloro che, anche tra autorevoli studiosi, sollevarono documentate perplessità su quanto rivelato e sull’esistenza di una parte del “segreto” rimasta ancora nascosta e innominabile. Ci pensò però lo stesso Benedetto XVI (che da Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede ne aveva autorevolmente data nel 2000 l’interpretazione ufficiale) a riaprire nel 2010, proprio recandosi da Papa a Fatima, la questione e a far bene intendere che non si trattasse solo del passato e che le cose più drammatiche riguardassero soprattutto la vita stessa della Chiesa! (si veda in proposito il dossier specifico).
Non entriamo però qui nella questione, pur urgentissima. Ci basta già, nel contesto di questa riflessione, sottolineare un punto decisivo della parte comunque rivelata di quel 3° segreto. Lo ascoltiamo dalle parole stesse scritte a suo tempo da Sr. Lucia e rivelate dal Card. Angelo Sodano in occasione appunto della celebrazione presieduta a Fatima da Giovanni Paolo II (alla presenza di Sr. Lucia stessa!) il 13.05.2000:
“Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto a lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui. L’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza!”

Circa le apparizioni della Madonna ad Akita (Giappone), avvenute nel 1973 e appunto riconosciute dalla Chiesa già nel 1984, compiamo solo questa sottolineatura.
Maria Santissima apparve da luglio ad ottobre di quell’anno ad Agnese Sasagawa, novizia delle Serve dell’Eucaristia, comunicandole la necessità che l’umanità facesse penitenza. Sulla scia del messaggio di Fatima, la Vergine lanciò un severo monito agli impenitenti, ma anche una salda speranza per chi si fosse invece convertito. In occasione però dell’ultima apparizione, avvenuta il 13.10.1973 (cioè esattamente 56 anni dopo l’ultima apparizione a Fatima, quella in cui si verificò anche il “miracolo del sole”, visto da tutti), la Madonna diede ad Agnese l’annuncio di un tremendo castigo divino che si sarebbe abbattuto sull’umanità, se non si fosse convertita (esso non è dunque ineluttabile ma legato alle scelte libere degli uomini)! Queste le parole di Maria Santissima: “Se gli uomini non si pentiranno e non miglioreranno se stessi, il Padre infliggerà un terribile castigo su tutta l’umanità. Sarà un castigo più grande del Diluvio, tale come non se ne è mai visto prima. Il fuoco cadrà dal cielo e spazzerà via una grande parte dell’umanità, i buoni come i cattivi, senza risparmiare né preti né fedeli. I sopravvissuti si troveranno così afflitti che invidieranno i morti. Le sole armi che vi restano sono il Rosario e il Segno lasciato da Mio Figlio. Recitate ogni giorno la preghiera del Rosario. Con il Rosario pregate per il Papa, i vescovi e i preti”. Ma aggiunge pure: “L’opera del diavolo si insinuerà anche nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, e vescovi contro vescovi. I sacerdoti che mi venerano saranno disprezzati e ostacolati dai loro confratelli […], chiese e altari saranno saccheggiati. La Chiesa sarà piena di coloro che accettano compromessi e il demonio spingerà molti sacerdoti e anime consacrate a lasciare il servizio del Signore. Il demonio sarà implacabile specialmente contro le anime consacrate a Dio. Il pensiero della perdita di tante anime è la causa della mia tristezza. Se i peccati aumenteranno in numero e gravità, non ci sarà perdono per loro […]. Prega molto la preghiera del Rosario. Solo io posso ancora salvarvi dalle calamità che si approssimano. Coloro che avranno fiducia in me saranno salvati”.
A queste apparizioni e a questo terribile richiamo, seguirono dal 4.01.1975 al 15.09.1981 ben 101 di lacrimazioni (ed essudazioni profumate) di una statua lignea della Madonna, presente in quel luogo. Un fenomeno peraltro assai simile a quanto poi avvenuto nel 1995 a Civitavecchia (altro straordinario e profetico evento, fortemente legato a Fatima, di cui però qui non parliamo)!


Da quanto sopra ricordato, si evidenzia dunque ancor più che la parola penitenza (“conversione” al Vangelo, ritorno alla vera “fede” e alla vita di “grazia”, cioè in grazia di Dio) sia una delle più decisive, ma anche risolutrici, sanatrici e necessarie per la salvezza delle anime come pure per il mondo intero!
Ora dobbiamo però chiederci con dolore: come mai oggi, anche all’interno della Chiesa, essa è invece così silenziata, censurata, come se si dovesse smettere di parlare di queste cose, per volgerci finalmente a parlare di altro, con l’illusione di essere così più graditi al mondo (il cui potere infatti applaude e persino sostiene se parliamo appunto di altro, specie di ciò che esso impone)?

Ecco allora qualche breve considerazione, sperando di offrire un umile aiuto per dipanare e sanare almeno un poco qualche grave “equivoco”, oggi purtroppo dominante anche nella Chiesa Cattolica.

Il “mondo”

La fede cristiana, come assenso ragionevole a ciò che Dio stesso ci ha rivelato, non considera affatto la realtà materiale (la materia) come la sede del male, da cui dovremmo evadere il più possibile. Questa semmai, oltre al manicheismo (due principi analoghi: del bene e del male) talora ritornante, è la spiritualità delle religioni orientali o una visione propria delle filosofie platoniche più spinte o addirittura dell’idealismo della filosofia moderna (che oscilla appunto tra materialismo e idealismo, prima di precipitare poi inevitabilmente nel nichilismo).
No. Nella Bibbia e nella fede cristiana il mondo, la realtà materiale come quella spirituale (“il cielo e la terra”), tutto ciò che esiste, è opera di Dio (cioè “creazione”) e in sé è bene, in quanto partecipazione a gradi diversi all’Essere stesso di Dio, da cui dipende (anche se Egli rimane trascendente e libero), e un riflesso più o meno alto della Sua sapienza infinita e del Suo amore.
Non a caso la Bibbia, che si apre nel 1° capitolo della Genesi (Gn 1) proprio con la “creazione”, rivela che ogni cosa creata è “buona”; e quando si arriva alla creazione dell’uomo Dio vide che era una realtà “molto buona”, perché in essa si manifesta un essere speciale, fatto addirittura “a Sua immagine e somiglianza”!

La questione del bene e del male

Non si tratta però né di un facile ed ingenuo “ottimismo”, peraltro contraddetto dal “realismo” che ci fa vedere continuamente attorno a noi e in noi la presenza del male, né di un dualismo manicheo, come se appunto il bene e il male fossero due princìpi uguali o analoghi ed inevitabilmente coesistenti.
Anzi, già subito il 3° capitolo di Genesi (Gn 3) ci presenta l’origine del male, evidentemente presente nella storia dell’uomo e dell’umanità, e risponde in modo insuperabile (è infatti rivelazione di Dio!) alla difficilissima questione della sua causa, che non può essere ovviamente Dio (Essere e Bene supremo), pur garantendo la Sua onnipotenza.
Come sappiamo, l’albero della conoscenza del bene e del male (il testo biblico non parla di “mele”, anche se il termine latino “malum”, che è appunto la mela, potrebbe generare questo equivoco, infatti tanto entrato nell’immaginario collettivo e persino nella storia dell’arte) era l’unico proibito all’uomo (Gn 2,9.16-17).
In altri termini, l’essere umano, creato ad immagine di Dio, persino amico e collaboratore di Dio nell’opera della creazione e chiamato a partecipare poi per tutta l’eternità alla vita stessa di Dio, poteva mangiare di ogni albero del giardino (la parola “paradiso” significa infatti giardino), persino dell’albero della vita (il dono dell’immortalità, che invece in tutte le altre coeve culture, religioni e filosofie è prerogativa esclusiva di Dio), ma non di quell’albero, che a ben capire è l’albero della morale, cioè appunto della distinzione del bene e del male. Perché?
Se il bene è l’essere stesso delle cose e il loro vero significato, si comprende allora abbastanza facilmente il motivo di tale proibizione. L’uomo è chiamato certo a distinguere il bene dal male, anzi è un suo compito assolutamente importante e imprescindibile, che ne determina la vera maturità; ma non può inventarlo lui, cioè inventare lui il significato delle cose e vivere inventandosi appunto il bene e il male (tra l’altro spesso è un capriccio o una voglia, comunque una pretesa). Il motivo dovrebbe essere evidente, se non fossimo accecati dall’ignoranza o dall’orgoglio: perché non siamo noi il Creatore delle cose, della realtà e neppure di noi stessi! Quindi tutta la nostra dignità e saggezza è nel poter scoprire (e Dio comunque ce lo rivela, appunto nella legge morale, già dai 10 Comandamenti) il bene e il male e adeguare la nostra volontà a questa scoperta doverosa e urgente. La pretesa invece di inventare a piacimento questo significato, come se fossimo noi il Creatore (facendoci appunto Dio!) è il male e la causa stessa di ogni male.
Quando parliamo di “male” dobbiamo intendere che in sé non è essere, ma una mancanza (meglio ancora, una “privazione”, in quanto manca qualcosa che ci dovrebbe essere); ma tale mancanza è una ferita, un diminuire appunto, alla fine un “diminuirsi”, un diminuire se stessi! Questo è il peccato (che non a caso ne parliamo infatti anche come di una “mancanza”).

Questa ignoranza filosofica genera anche un grave equivoco “pastorale”

In quella sorta di talora stucchevole “captatio benevolentiae”, se non di vero e proprio “inseguimento del mondo”, che segna ormai da decenni la missione della Chiesa (e su cui poi torneremo), fatta passare per “carità o attenzione pastorale”, per “discernimento” se non solo di “dialogo” (parola mantra dello spirito conciliare e post-conciliare) – come se tra l’altro in due millenni la Chiesa, pur condannando il peccato, non avesse usato carità verso i peccatori! – si nasconde in proposito un equivoco persino filosofico proprio sulle questione del male.
Si sente infatti dire, a proposito di discernimento e di carità pastorale (che ultimamente si è spudoratamente spinta fino “benedire” qualsiasi situazione, anche di peccato grave), che comunque “qualcosa di bene” c’è in qualsiasi situazione, anche in quella moralmente più irregolare (cioè antievangelica!) e che tale bene deve essere valorizzato e appunto persino benedetto! Ma proprio un’esatta concezione del male, anche solo a livello filosofico, che in sé non è nulla ma solo una mancanza, cioè una “privatio boni”, fa comprendere che è infatti ovvio che, persino nella situazione più perversa, qualcosa di “bene” ci deve essere, perché se non ci fosse non esisterebbe proprio “nulla” (essere = bene; nulla = male), neppure il male stesso.
La questione del male, e quindi del peccato, si svela proprio nel comprendere che un bene c’è comunque, anche nell’azione più perversa (e su questo il diavolo gioca tutte le sue carte e la sua astuzia di tentazione); ma il problema è proprio ciò che “manca”, e invece dovrebbe esserci (appunto una “privazione”), perché un atto sia davvero buono, cioè sia secondo il suo vero e pieno significato (che Dio ci rivela ma spesso la ragione stessa può già scoprire). Senza questa consapevolezza di cosa sia veramente il “male”, tutto diventa paradossalmente “bene” e di conseguenza persino “normale” se non addirittura un “diritto”, come appunto avviene nella società contemporanea, specie occidentale!

Dall’insieme della Rivelazione divina e dall’autentica Tradizione della Chiesa sappiamo che già molti Angeli (creature puramente spirituali e in sé superiori all’uomo) ebbero questa pretesa e compirono questa stolta e perversa ribellione: mettersi al posto di Dio per inventare il senso delle cose, come se la creatura si facesse Creatore. Così tali angeli si sono diminuiti, sono diventati “diavoli”. Il capitolo 3 di Genesi ci presenta ciò già come un dato di fatto e sotto la figura del “serpente” (che spesso nelle culture e religioni del tempo era simbolo del Dio del male, mentre qui è presentato comunque come creatura di Dio e persino la più astuta).
Da quando l’uomo è stato creato, i diavoli (‘in primis’ Lucifero, Satana) è invidioso dell’uomo e della sua chiamata a partecipare alla vita stessa di Dio; e fa di tutto per impedirlo (tentazione), cioè per ingannarlo e fargli credere di essere Dio (inventando appunto il bene e il male), quando in realtà vuole catturarlo nella sua stessa dannazione e perfino farlo suo schiavo (in realtà è lui che vuol mettersi a posto di Dio)!
A questo terribile inganno l’essere umano ha subito creduto e vi è subito caduto, trovandosi immediatamente privo della sua dignità (questo il significato della condizione della “nudità” dopo il peccato, come ce lo presenta il testo di Gn 3,10, contrariamente all’innocenza originaria presentata in Gn 2,25).
Questo è il “peccato originale”, che ha ferito la natura umana e così si trasmette ancor oggi di generazione in generazione. Ma questa è anche la radice di ogni peccato personale, dove cioè si perverte la nostra volontà libera, fatta per il bene, e si volge al male, appunto a questa pretesa di dare alle cose e alla vita stessa un significato diverso da quello che Dio le ha dato e che ha!

Da quel momento, cioè dal peccato originale, con il continuo aggravamento determinato dai peccati personali degli uomini, il “mondo” (l’umanità e la stessa creazione, anche la realtà materiale), pur essendo in sé bello, si è rovinato ed e caduto sotto il potere di Satana!
In questo senso, e solo in questo senso, la parola “mondo” acquista nella Bibbia anche un’accezione negativa; e non solo nell’Antico Testamento, ma anche nel Nuovo e persino nella parola stessa di Gesù, come nelle predicazione apostolica. Evidenziamolo con alcune citazioni.

Specie negli scritti ispirati di S. Giovanni (vediamo qualche citazione del suo Vangelo, poi nelle sue 3 Lettere e infine nell’Apocalisse) emerge con chiarezza questa accezione negativa della parola “mondo”.
Lo si registra già nel solenne Prologo del suo Vangelo (Gv 1,10-12): “Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio”
Specie in questo 4° Vangelo emerge dalle parole stessi di Gesù questa visione del “mondo” addirittura come il regno di Satana, da cui solo Lui può liberarci!
Gv 12,31: “Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori”.
Gv 14,16-18: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi”.
Ancora in Gv 14,27.30-31: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. […] Viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato”.
Gv 15,18-19: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia”.
Gv 16,7-11.33: “Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato […] Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”.
Gv 17,5-26 (si tratta della cosiddetta “Preghiera sacerdotale” di Gesù nell’ultima Cena; Gesù prega il Padre e Giovanni, reclinato su suo cuore, ascolta, memorizza e, ispirato da Dio, ci riferisce): “Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.
Gv 18,36-37: (Gesù rispose a Pilato) “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.

Sempre rimanendo in Giovanni, questa valenza negativa della parola “mondo” si specifica ulteriormente nelle sue Lettere (anch’esse Parola di Dio):
1Gv 2,15-29: “Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno! Figlioli, questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete l’unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità. Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre. Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di traviarvi. E quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mente, così state saldi in lui, come essa vi insegna. E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta. Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è nato da lui”.
1Gv 3,1.13: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui […]. Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia”.
1Gv 4,1-5: “Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta”.

Ma vediamo brevemente qualche accenno anche in S. Paolo (ed è sempre Parola di Dio):
1Cor 1,18-25: “La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti. Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.
1Cor 2,6-12: “Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Sta scritto infatti: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. L’uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L’uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo”.
1Cor 3,19: “la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio”.
1Cor 5,9-13: “Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!”.
1Cor 6,2: “O non sapete che i santi giudicheranno il mondo?”.
1Cor 7,29-31: “Il tempo ormai si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!”.
2Cor 4,3-5: “E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono, ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio. Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù”.
2Cor 7,10: “La tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte”.
Gal 1,3-4: “Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro”.
Gal 4,3-9: “Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio. Ma un tempo, per la vostra ignoranza di Dio, eravate sottomessi a divinità, che in realtà non lo sono; ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire?”.
Gal 6,14: “Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo”.
Ef 2,1-7: “Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell’aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù”.

Così, sempre nel Nuovo Testamento, S. Pietro scrive, ispirato da Dio (è appunto Parola di Dio):
2Pt 1 1,4: “(Cristo) ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza”.
2Pt 2: “Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di improperi. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all’opera e la loro rovina è in agguato. Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio; non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi; condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente. Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati. Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie. Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio, soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore […] saranno distrutti nella loro corruzione, subendo il castigo come salario dell’iniquità. Essi stimano felicità il piacere d’un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fan festa con voi; han gli occhi pieni di disonesti desideri e sono insaziabili di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto alla cupidigia, figli di maledizione! […] Costoro sono come fonti senz’acqua e come nuvole sospinte dal vento: a loro è riserbata l’oscurità delle tenebre. Con discorsi gonfiati e vani adescano mediante le licenziose passioni della carne coloro che si erano appena allontanati da quelli che vivono nell’errore. Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l’ha vinto. Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e salvatore Gesù Cristo, ne rimangono di nuovo invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima. Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo precetto che era stato loro dato. Si è verificato per essi il proverbio: Il cane è tornato al suo vomito e la scrofa lavata è tornata ad avvoltolarsi nel brago”.

E infine in S. Giacomo (una lettera che è anch’essa Parola di Dio, anche se rifiutata dai Protestanti, che pur si richiamano sempre alla “sola Scrittura”, in quanto li smentisce nella luterana “sola grazia”]: “Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Gc 4,4).

Il “combattimento” spirituale

Gesù, Verbo incarnato (cioè la Seconda Persona della Santissima Trinità, che si è fatta “carne”), con la Sua venuta e soprattutto con la sua Morte in Croce e Risurrezione (mistero pasquale) ha compiuto la Redenzione dell’uomo, la sua rigenerazione (persino la rigenerazione della creazione stessa, che attende infatti la nostra conversione – cfr. Rm 8,19-22 ma vedi pure l’intero capitolo). Satana stesso è sconfitto. E chi è con Cristo e abitato dalla grazia di Dio è liberato dal potere di Satana.

Rimane comunque una lotta, talora faticosa, che richiede la grazia di Dio (altrimenti cadremmo nell’eresia “pelagiana”) ma anche la nostra ferma volontà (altrimenti cadremmo nell’opposta eresia “luterana”).
Permane dunque una lotta tra il Regno di Dio e il “mondo”. Una lotta, un combattimento spirituale, che non è solo nella società e nella storia, ma persino e soprattutto interna a noi stessi!
S. Paolo, che da precedente fariseo convinto del potere risanatore della Legge è stato fatto dal Risorto stesso Apostolo e annunciatore della grazia divina che risana e salva, ancora ad esempio in Rm 8 parla in questo senso della lotta tra la “carne” e lo “spirito”.

Sempre S. Paolo (ma è Parola di Dio) ci ricorda ancora, a proposito della battaglia spirituale,
(Ef 6, 12-18): “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi”.

E a proposito ancora della vita cristiana come “combattimento spirituale”, S. Paolo sottolinea ormai al termine della sua vita, ammonendo il caro suo discepolo e vescovo Timoteo: “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro […] Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito santo che abita in noi” (2Tm 1, 6-8.14). “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero” (2Tm 4,1-5). E conclude così la sua vita e missione (a Roma, mentre sta per essere decapitato, per fedeltà a Cristo, nel luogo che si chiamerà “Tre fontane” in quanto scaturite dai tre balzi del suo capo, come si vede ancor oggi, insieme alla colonna stessa della decapitazione): “Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2Tm 4,6-8).

Siamo stati dunque redenti e salvati dalla Croce di Cristo e Satana è stato sconfitto. Ma ciò richiede la sincera adesione della fede e la grazia dei Sacramenti. Anche dopo la conversione iniziale e pure nel Battezzato (cioè inserito in Cristo, abitato dallo Spirito Santo e quindi reso partecipe della vita stessa della Santissima Trinità, come indica la formula stessa del Battesimo!) la vittoria di Cristo e la Sua grazia non ci esime dal combattimento spirituale, da questa lotta continua, interna a noi stessi, da sostenere con le armi spirituali (a cominciare dalla preghiera assidua e dai frequenti sacramenti della Confessione e Comunione).
Non cessa dunque mai il dovere della propria continua conversione!
Ecco perché, se per i Catecumeni (che hanno chiesto il Battesimo e si stanno preparando a riceverlo nella Veglia Pasquale) la Quaresima costituisce l’ultimo tratto del cammino per giungere alla salvezza data dall’Iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima ed Eucaristia), anche per tutti i Battezzati questi 40 giorni in preparazione alla S. Pasqua rappresentano un “tempo forte” del proprio impegno di conversione continua, un cammino appunto penitenziale e battesimale (di riscoperta del proprio Battesimo).

È peraltro quanto mai significativo, e lo stesso “cammino quaresimale” ce lo ricorda e ce lo presenta nella Prima domenica [più sintetico in Mc 1,12-15, più diffusamente in Mt 4,1-11], che Gesù stesso, proprio all’inizio della Sua missione pubblica, dopo l’evento “teofanico” del battesimo al Giordano, nei 40 giorni passati in preghiera e digiuno nel deserto, abbia voluto sostenere un duro combattimento contro Satana (vedi l’immagine iniziale di questa News), dove peraltro il demonio gioca le sue carte e le sue lusinghe con una particolare astuzia e citando persino la Bibbia, proprio in quanto qua per Satana si trattava non di catturare un uomo coi suoi in genere facili inganni (magari di tipo sensuale), ma di volgere la missione stessa del Messia verso obiettivi opposti a quelli che erano nella volontà del Padre (tentativo di Satana che si ripresenterà in modo ancor più forte nel Getsemani, alle soglie della Passione e della Croce, evento che avrebbe segnato invece la sua definitiva sconfitta).

È peraltro significativo che Satana, in queste tentazioni, oltre a ridurre il bisogno dell’uomo (e potremmo dire persino della carità cristiana) alla sola dimensione materiale (“Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”), si presenti appunto come il “padrone del mondo” e voglia essere adorato (“Il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”).

Dunque Cristo salva ogni uomo e il mondo dal potere del demonio; ma proprio per questo Satana si oppone con tutte le sue forze a questo disegno d’amore. Tale combattimento spirituale, interiore e talora perfino esteriore, si manifesta in chiunque, ma specialmente in chi si decide davvero sulla via della conversione e della santità, avendo compreso che su questo si gioca tutto il senso della propria esistenza e il proprio destino eterno (salvezza o dannazione).

Non possiamo però non notare come in questo tempo lo scontro abbia raggiunto, a livello storico e planetario, una recrudescenza e un culmine dal tono davvero apocalittico, quasi a livello di scontro finale (cfr. Ap 12 e 13).
E non è certo casuale che in modo inaudito e forse facendosi persino eco del nascosto 3° segreto di Fatima, il Catechismo della Chiesa cattolica (1992), al n. 675 (vedi), parli di questo scontro finale, specie riguardo alla vita della Chiesa cattolica e alla sua “prova finale”!

L’ultima prova della Chiesa

(CCC, 675) Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.
(676) Questa impostura anti-cristica si delinea già nel mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica che non può essere portata a compimento se non al di là di essa, attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, la Chiesa ha rigettato questa falsificazione del regno futuro sotto il nome di millenarismo, 640 soprattutto sotto la forma politica di un messianismo secolarizzato «intrinsecamente perverso».
(677) La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell’ultimo giudizio dopo l’ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa.


Qualche considerazione sulla drammaticità dell’attuale situazione ecclesiale

Il silenzio sul peccato e sulla necessità della conversione (e il “misericordismo”)

Sempre, ma particolarmente in questo frangente storico e perfino apocalittico, il silenzio se non la censura sulla parola “peccato”, frainteso semmai come debolezza o fragilità insormontabile, e sulla necessità della “conversione”, come se non fosse invece il nostro primo dovere e sforzo della vita, rende le anime già più deboli e particolarmente attaccabili del potere del Maligno; e il mondo stesso può venire così condotto senza difese sull’orlo della catastrofe!

Far intendere che l’amore e la misericordia di Dio assicurino comunque la nostra salvezza eterna, al di là di come viviamo, senza bisogno di conversione, senza alcun vigile combattimento spirituale, senza alcun impegno nel cammino di santità (cui tutti sono invece chiamati), costituisce un diabolico inganno delle anime, oltre ad essere antievangelico, falso ed eretico (“l’inferno non esiste od è vuoto” è la gravissima eresia dell’apocatastasi, condannata ufficialmente dalla Chiesa già nel 553).

Si ricordi qui quanto già sottolineato nella recente News “Novissimi … sepolti” (vedi):
Questa “salvezza di tutti e comunque” è infatti una conclamata eresia (falsa credenza nella cosiddetta “apocatastasi”, cioè nella salvezza generale alla fine del mondo), cioè una convinzione falsa, contraria al Vangelo e all’autentica fede cattolica. Essa è stata ufficialmente condannata dalla Chiesa nel Concilio di Costantinopoli II del 553.
L’apocatastasi (dal greco “apocatastasis“) è una falsa dottrina di origine gnostica, diffusa specie nel III secolo, secondo cui ci sarebbe alla fine il ristabilimento generale e definitivo di tutta la creazione (e di tutti) in uno stato di perfetta beatitudine. Anche i peccatori (impenitenti) alla fine del mondo sarebbero tutti perdonati e riconciliati con Dio dopo un “fuoco purificatore”.
Tale eresia, condannata (come contraria al Vangelo e all’autentica fede e dottrina) appunto dal Concilio di Costantinopoli II (553), nega la pena dell’Inferno (eterno), di cui invece parla continuamente Gesù!
Questa eresia, che sembra così bella, consolante e a lode dell’amore misericordioso di Dio, è falsa e perniciosa per lo spirito e invece di salvarci ci spingerebbe progressivamente ad abbandonare ogni impegno spirituale e morale e in ultima analisi ci condurrebbe così verso la dannazione eterna!
Una salvezza assicurata a tutti e comunque mina infatti alla base il combattimento spirituale, togliendoci forza, tenacia, volontà di vincere ogni tentazione, spingendoci così inesorabilmente a perdere. Se è vero che l’impeto più forte deve essere quello di amare Dio (e piacergli) con tutte le nostre forze, è pur vero che ci è assai utile anche ricordare e temere la possibilità dell’eterna dannazione!
Questa conclamata eresia, oggi così rimontante e diffusa, oltre ad incoraggiare la pigrizia, svuota poi di senso non solo ogni lotta, ogni fatica, ma anche ogni dolore, persino la forza per affrontare e superare le numerose e inevitabili prove della vita! In queste prove noi possiamo partecipare invece alla passione e Croce di Cristo Signore, e quindi contribuire alla nostra e persino altrui salvezza!
Com’era significativa e bella, sia pur da comprendere esattamente (perché è Cristo, con la Sua grazia, che ci salva), la popolare e fino a poco tempo fa assai diffusa espressione, nell’affrontare le prove della vita: “per guadagnarmi il paradiso”!
Inoltre, questa attuale perdita del significato del dolore e delle prove stesse della vita abbandona progressivamente o in un facile e ingenuo ottimismo (“andrà tutto bene”, comunque) o nella disperazione, persino alla perdita della virtù teologale della speranza (il desiderio di raggiungere Dio, speranza perché appunto non è automatico e assicurato comunque, dunque richiede vigilanza, come Gesù stesso ci richiama molteplici volte!); ma progressivamente, di fronte alle prove della vita e al male del mondo, può condurre anche alla disperazione umana e sociale. Per questo vediamo che sempre più l’uomo contemporaneo, una volta palesatisi gli insuccessi e il fallimento degli strumenti scientifici, medici e persino politici per risolvere i problemi, si sente talmente schiacciato dalle prove e dal male da desiderare di “farla finita”! In questo senso si comprende non solo il vertiginoso aumento dei suicidi (in crescita esponenziale significativamente proprio nei paesi più sviluppati), ma anche l’attuale logica dell’eutanasia e in fondo anche quella dell’aborto (specie quello eugenetico), quando si dice che certe vite non sono degne di essere vissute e allora si eliminano, “nel loro miglior interesse”! Possiamo poi persino cogliere in questa perdita del significato delle prove della vita (“per guadagnarci il paradiso”) anche la crescita esponenziale, specie nelle società più benestanti, dei disturbi psichici, delle depressioni, degli esaurimenti nervosi, persino quando non ci sono problemi reali, ma la vita ha perso appunto di significato. La mancanza di senso (cristiano) della vita, delle sue prove, del dolore e persino della morte, rende infatti pian piano la vita insopportabile.

Quando poi si recupera la parola conversione solo per richiamare i fedeli alla “conversione ecologica” o alla necessità di una continua “conversione sinodale”, allora al dolore per il tradimento del Vangelo si associa perfino una quasi attonita ilarità!

Una nota su una strisciante eresia contemporanea (assai diffusa anche se nascosta)

Nella recente News sull’Incarnazione (vedi) avevamo già osservato come oggi serpeggino nuove forme di un sottile ma pericolosissimo luteranesimo (sempre più imperante all’interno della Chiesa), come quella di Karl Rahner (che da sospetto di eresia è diventato invece per moltissimi teologo di riferimento, a cominciare dal Concilio Vaticano II), dove, sotto l’apparentemente riconoscimento l’unicità della salvezza in Cristo (che con l’Incarnazione avrebbe assunto in Sé la natura umana di ogni uomo), si nasconde e poi si palesa la conseguente idea di un “cristianesimo anonimo” presente nel mondo e nell’umanità, senza bisogno di missione della Chiesa né di conversione del peccatore. Anzi qui, superando Lutero, è sparita persino la “sola fede” e la “sola grazia”. Per essere salvi, non c’è più bisogno né di fede né di Sacramenti (neppure il Battesimo)! Perché Cristo ci ha già salvati!

Conversione … al mondo!

Come abbiamo sopra osservato, con il peccato (originale e personale) la parola “mondo” ha assunto nella Bibbia, anche nel Nuovo Testamento, un’accezione negativa, quasi per indicare “il regno delle tenebre” che si oppone al “regno della luce”, il tentativo continuo di Satana e dell’Anticristo di instaurare il suo potere e il suo regno, in opposizione al Regno di Dio.

Gesù è l’unico che ci può salvare da Satana, che ci libera dal potere del Maligno.

Così si esprime ancora S. Giovanni (ed è Parola di Dio):
1Gv 5,19-21: “Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno. Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna. Figlioli, guardatevi dai falsi dei!”.
E così ci ricorda S. Pietro in una importante svolta dei primi tempi della sua missione:
At 10,34-44: “Pietro prese la parola e disse: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome”. Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso”.

Su questa liberazione (dal potere di Satana e dal dominio del peccato) e conversione a Dio (al Regno di Dio e della “grazia”) si basa tutta la perenne missione della Chiesa, è il motivo del suo stesso essere e del suo essere “mandata” da Cristo nel tempo e nello spazio (Mc 16, 15-16: “Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato; Mt 28,18-20: “Gesù disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”).
Questa è anche la vocazione e missione di tutti i Santi della storia, ma in fondo di tutti i veri cristiani.
Questo è il compito supremo della Chiesa: “Salus animarum suprema lex” (la salvezza delle anime è la legge suprema della Chiesa)!
Tra l’altro tale compito pare oggi rendersi sempre più urgente e necessario perché il mondo stesso non scivoli nel baratro dell’autodistruzione, oggi possibile da parte dell’uomo stesso!

Occorre passare dall’amore del mondo e per il mondo – che pure è bellissimo se vissuto con verità, cioè secondo la volontà di Dio – all’amore di Dio (come lo esprime in modo superlativo S. Agostino, parlando delle “due città”, nel De civitate Dei).
Bisogna piacere a Dio, non al mondo e neppure a se stessi. Questo è infatti il bene autentico dell’uomo, cioè la realizzazione del senso pieno del nostro essere, che è chiamato a trovare la sua piena ed eterna realizzazione nella “santità”, cioè nella partecipazione alla stessa vita divina! Non è una fuga alienante, ma la scoperta vissuta della verità di noi stessi e di tutte le cose.

Così ancora S. Paolo (ed è Parola di Dio):
Col 3 (dove presenta l’indirizzo di fondo della vita ma scende anche nei particolari, per non rimanere in uno spiritualismo disincarnato): “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria. Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l’ira di Dio su coloro che disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi. Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca. Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti. Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti! La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino. Voi, servi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni; non servendo solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore. Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l’eredità. Servite a Cristo Signore. Chi commette ingiustizia infatti subirà le conseguenze del torto commesso, e non v’è parzialità per nessuno”.
Rm 8,8-9: “Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”.

È invece fuor di dubbio che da almeno 60 anni anche la Chiesa Cattolica, magari con le migliori intenzioni (queste le conosce solo Dio, ma molti fatti sembrano testimoniare invece uno spirito contrario al Vangelo stesso!), la rotta pare abbia conosciuto una inversione di marcia o almeno di orientamento (che s’è espressa persino nel mutato orientamento del sacerdote nella celebrazione eucaristica e nell’architettura stessa del presbiterio e soprattutto dell’altare): dall’impegno per la gloria di Dio (anticipo del paradiso) a quello per l’uomo e per il mondo (e con crescente censura proprio della dimensione e vocazione soprannaturale)!

Qualche fatto e sottolineatura

Intanto anche un autorevolissimo e notissimo Cardinale italiano confessò pubblicamente ed esplicitamente, quasi in punto di morte (2012), la sua dolorosa impressione che la Chiesa fosse effettivamente “rimasta indietro di 200 anni”, alludendo evidentemente alla “modernità” se non proprio alla “rivoluzione” francese, cioè quasi auspicando che tale rivoluzione potesse finalmente avvenire anche nella Chiesa. E di tale rivoluzione si parlò in effetti già in occasione del Concilio (Vaticano II), auspicando almeno che tale “processo” rivoluzionario, persino in opposizione alla bimillenaria Tradizione della Chiesa se non addirittura alla stessa Parola di Dio, potesse infiltrarsi attraverso qualche “fessura” o ambiguità aperta in qualche suo documento. Che si ponessero tali ambiguità è testimoniato anche dal fatto che per decenni ci sono state opposte “ermeneutiche” dello stesso, quando i 20 Concili ecumenici precedenti sono sempre stati fonte di chiarificazioni nette e non causa di ulteriore confusione. Però gli stessi fautori della rivoluzione rimasero poi delusi già quando Paolo VI cercò di porre dei freni a certe derive estreme, delusione che sfociò in aperta ribellione, persino da parte di interi ed autorevoli episcopati, quando proprio nel mitico e fatale 1968 (vedi) il Papa pubblicò l’Enciclica Humanae vitae; così che Paolo VI non solo parlò di “fumo di Satana” entrato nella Chiesa e di un terribile inverno che era subentrato nella Chiesa al posto della tanto auspicata primavera, ma in certo qual modo si ritirò in un mesto silenzio (almeno a livello di encicliche, così che in 10 anni, fino alla morte, non ne scrisse più neppure una vedi). Se di rivoluzione non si poteva apertamente parlare in riferimento esplicito al Concilio – tenendo peraltro presente che non pochi dei suoi indefessi sbandieratori e difensori non ne avevano magari letto per intero neppure un documento – si promosse allora il fatidico “spirito del Concilio”. Si giunse ad organizzare veri e propri gruppi di pressione, più o meno clandestini, per ottenere appunto il ribaltamento della perenne Tradizione della Chiesa e appunto l’instaurazione in essa dell’auspicata rivoluzione; e non si trattava solo di facinorose frange di esaltati giovani progressisti che fecero il ’68 anche nella Chiesa, ma addirittura di autorevolissimi vescovi e cardinali! Tali gruppi occulti di pressione ebbero un grande potere, non solo a livello teologico e pastorale, ma giunsero ad influire non poco perfino sulla nomina e promozione di certi vescovi e addirittura ad indicare il Pontefice che avrebbe dovuto emergere in un prossimo Conclave. Anche in questo caso ci fu un autorevolissimo Cardinale belga che, quasi morente (2019), nella sua “Autobiografia” parlò esplicitamente di una cosiddetta “mafia di S. Gallo”, dalla città svizzera dove tali cardinali spesso si riunivano (gruppo di cui egli stesso faceva parte, insieme ad importantissimi Cardinali, anche italiani), organizzata con questo scopo, fino al punto di preparare il proprio candidato al soglio di Pietro già per il Conclave del 2005! Evidentemente tutta questa parte della Chiesa, che pur rimanendo assai operativa al suo interno, rasentava spesso il pericolo dello scisma o costituiva comunque una sorta di “scisma sommerso”, non riuscì mai a digerire il lungo pontificato di Giovanni Paolo II (bollato come troppo polacco e conservatore, mentre dall’opposta sponda c’era e c’è chi lo definì invece “modernista”) e, al di là della facciata, non ne seguì mai il magistero (basti pensare ad esempio quanto e quanti hanno di fatto censurato in tutti questi anni il pur fondamentale Catechismo della Chiesa cattolica del 1992). Quando si giunse poi al Conclave del 2005, tali forze progressiste erano ormai quasi sicure della vittoria ed avevano appunto già pronto “in pectore” il candidato che avrebbe promosso tale rivoluzione. Le cose andarono invece diversamente e da quel Conclave emerse incredibilmente a guida della Chiesa proprio il pluridecennale garante della “dottrina della fede”, voluto da Giovanni Paolo II al suo fianco senza più permettergli di partire. Così il card. J. Ratzinger, già alacremente e perfino ferocemente combattuto e disobbedito quando fu appunto per lungo tempo alla guida alla Congregazione per la Dottrina della fede, se non poteva più essere platealmente combattuto, pena dichiararsi apertamente scismatici, fu però di fatto messo nell’impossibilità di governare la Chiesa e il suo altissimo magistero poteva tranquillamente essere ignorato, disatteso e disobbedito, col plauso del grande potere mediatico (e non solo). Il seguito è noto e non dovrebbe essere necessario precisarlo (vedi). A quel punto, persino non attenendosi alle leggi della Chiesa al riguardo, il sogno mancato nel 2005 poté apparentemente avverarsi nel 2013.

Improvvisamente il “mondo” non andava più evangelizzato, convertito, ma accolto, possibilmente in silenzio o applaudendolo. Il “dialogo”, che poi altro non era che monologo del mondo, già parola mantra dai tempi del Concilio, veniva sempre più a sostituirsi alla “missione”, ora diventata addirittura parola proibita, anche se chiamata “proselitismo” per non dare troppo nell’occhio. Il relativismo diventava ormai prassi, cioè “pastorale”; non importa se in opposizione alla dottrina, in genere ipocritamente non esplicitamente negata. La valorizzazione del bene che si poteva trovare in chiunque, anche in tutte le religioni e persino nell’ateismo, diventava assordante silenzio sull’annuncio della verità totale, del Bene sommo, pienamente rivelato e donato in Cristo Signore. Del resto si era in tal senso già contestata, e poi silenziata, come anacronistica e anti-ecumenica, la Dichiarazione Dominus Iesus del 2000 (vedi; si veda anche l’incredibile aneddoto poi raccontato in proposito da Benedetto XVI quando era già “relegato” nei Giardini Vaticani)!
E se prima chi sognava la rivoluzione continuava a parlare di una Chiesa che sarebbe quasi sorta ex-novo negli anni ’60 col Vaticano II, poi improvvisamente essa si è invece “miracolosamente” avverata nel 2013, che veniva così ad assurgere sempre più come nuovo anno “0” della vita della Chiesa, secondo quella radicale rinuncia del passato che è tipica appunto della modernità e dell’idea stessa di rivoluzione, quasi si dimenticasse che la Chiesa è di fondazione “divina”, che non è nostra ma di Cristo, e per questo non si è mai contraddetta nel suo insegnamento e nel magistero di 265 Papi!
Così il relativismo, se non fatto “dottrina”, perché altrimenti dovrebbe togliere la maschera e sarebbe più facile chiamarlo eresia e perfino apostasia, s’è fatto almeno prassi, cioè “pastorale”; e non solo come pratica eretica già abbondantemente in atto, ma persino tradotta in autorevoli documenti ufficiali.
Però come sempre alla fine il relativismo deve contraddire se stesso; e non solo non può fornire le proprie ragioni, poiché è senza fondamento (in questo caso senza continuità col bimillenario Magistero della Chiesa, che infatti ora non è più citato), ma non può ammettere neppure dissensi, nonostante l’ostentata sinodalità! Alla fine deve giungere perfino a contraddire continuamente se stesso, anche in tempi brevi, in una sorta di dialettica hegeliana, di circolo vizioso, di sempre nuovi “processi” da innescare e di rivoluzioni da auspicare. Abbiamo ultimamente persino visto come, di fronte allo stesso quesito (di grave valenza morale e pastorale), la stessa massima autorità abbia in neppure 3 anni dato due risposte diametralmente opposte: vedi quella negativa data il 22.02.2021 e vedi quella positiva data invece il 18.12.2023!
In questo modo i “peccatori” passano dal diritto di essere accolti e accompagnati con discernimento pastorale a quello di essere addirittura “benedetti”, non solo nelle loro coscienze, che peraltro solo Dio può davvero conoscere, ma nelle loro stesse situazioni di peccato, cioè in fondo benedicendo i loro stessi atti peccaminosi e senza alcuna volontà di non più commetterli!
Poiché appunto non vi è alcun cenno e richiamo alla conversione – cioè al pentimento e al proposito di seguire la legge di Dio, con l’aiuto della sua grazia (che rende possibile il combattimento e la vittoria contro il peccato; peccato che non è ineluttabile come diceva Lutero e come ora sembra credere anche la Chiesa Cattolica) e l’impegno della propria volontà, evitando pure le “occasioni prossime di peccato” – ciò significa che non si accoglie solo il peccatore, come cristianamente doveroso e Dio stesso fa (a quelle condizioni), ma proprio il peccato. In altri termini, si pretende la Benedizione di Dio su ciò che Dio stesso non vuole!
E se è vero, come s’è sentito recentemente affermare (ma con finalità opposte) che questo riguarda qualsiasi stato permanente e in genere persino pubblico di peccato (non solo per i divorziati riaccompagnati, per chi pratica stabilmente rapporti fisici omosessuali, come per i conviventi anche se giovani fidanzati, ma certo, s’è detto, anche per chi causa stabilmente e pubblicamente ingiustizie sociali ed economiche), ciò semmai non giustifica assolutamente uno “sconto generale” sulla morale, magari col pretesto della misericordia divina e della carità pastorale, ma anzi proprio un richiamo ancora più netto alla conversione del peccatore, non alla conferma del suo peccato. E ciò per il suo stesso bene e per la salvezza eterna della sua anima!

La fatidica “Chiesa in uscita” ormai pare persino non saper più indicare al povero “figliuol prodigo” la via del ritorno alla casa del Padre (nemmeno con discernimento, accompagnamento e pazienza), anzi è essa stessa smarrita e perfino teorizza che non c’è più alcuna necessità di tornare a casa, anzi forse non c’è nemmeno più quella Casa e il Padre che aspetta (vedi la News “Dio è morto!”), visto che è stato autorevolmente detto che la Casa del Padre può avere molti indirizzi o che persino ci possono essere molti Padri [“Il pluralismo e le diversità di religione … sono una sapiente volontà divina”! (vedi)].
Nel frattempo il grande potere mondiale (economico, politico e mediatico), che non smise mai di far guerra alla Chiesa e ai Papi fino al 2013, improvvisamente non passa giorno che non incensi l’attuale nuovo corso … della Chiesa? No, solo dell’attuale leader. Mentre per la Chiesa, la fede e soprattutto la morale cristiana (fondata sulla Rivelazione divina e confermata da due millenni di Tradizione e Magistero della Chiesa) permane l’attacco di sempre, senza pentimenti e cambiamenti di sorta.

Ed ecco il moltiplicarsi di dispendiosissime (per tempo e denaro) Assise, dove si deve dare l’impressione che tutto venga discusso comunitariamente e per anni, mentre tutto è già ampiamente deciso (così come avviene peraltro nelle moderne democrazie – vedi ad es. la News del 22.12.2022), tant’è vero che ormai escono persino documenti ufficiali con le risposte già pronte prima ancora che sia terminato quel sedicente cammino sinodale che ne sta discutendo. Soprattutto si deve discutere per anni, o dare l’impressione di farlo, proprio su quei temi-chiave che sono nell’Agenda dei “poteri forti” (specie occidentali), fatti credere come indispensabili ed urgenti (vedi la News “Idola theatri”); senza peraltro che si possa andare alla radice delle questioni, proprio là dove la Parola di Dio indica con certezza la via e la voce della Chiesa avrebbe la luce e la capacità, per dono divino, di farlo.
Così, ad esempio, anche la “pastorale”, soprattutto quella fatta a tavolino, si concentra da anni sulla questione delle famiglie distrutte e di come accogliere e benedire e dare la Comunione ai “divorziati risposati”, senza mai chiedersi davvero come e perché si sia giunti a tale contemporanea catastrofe della famiglia (una distruzione da anni perfino voluta e incoraggiata proprio dai poteri forti mondiali)! Si deve discutere e discutere, aprire processi e invocare cambiamenti, ma la vera parola proibita è e rimane appunto: paenitemini, conversione!
Allo stesso modo, si devono tenere infinite discussioni, in realtà appunto con risposte preconfezionate già pronte nel cassetto, su come accogliere e persino benedire (e presto confermare con tutti i sacramenti) tutti i tipo di pratiche sessuali, ma si finge di dimenticare che stiamo comunque “raccogliendo i cocci” di una sessualità progressivamente impazzita dagli anni ’60 (proprio come conseguenza della modernità e dell’opposizione al Vangelo! vedi documento sulla “rivoluzione sessuale”) e ormai quasi totalmente devastata e distruttiva.

E comunque, se anche non si riesce sempre a censurare il dissenso (e i Dubia), anche ad altissimo livello e nientemeno che sulla base del perenne Magistero e Tradizione della Chiesa e perfino della Sacra Scrittura (Parola di Dio!), si cerca allora di incanalarlo e renderlo innocuo, magari appunto impedendo che si vada alla radice del problema (della “magna quaestio”!), così che pure le critiche rientrino nel gioco delle parti. E infatti lasciano il tempo che trovano!

La parola proibita è ancora “conversione” (paenitemini!). E questo, oltre alla decisiva questione della salvezza eterna delle anime (appunto “suprema lex” della Chiesa), paradossalmente proprio quando la stessa storia della “modernità” e in particolare degli ultimi decenni ha già ampiamente dimostrato (per assurdo) che quello del demonio e del peccato è un “inganno”; e che invece Dio non si sbaglia (anche in questo!), che la Sua legge è verità e autentico bene! Qualcuno può infatti davvero continuare a credere che oggi l’uomo senza Dio si sia davvero “liberato” e sia davvero diventato più felice e nella pace? E che l’amore sia davvero cresciuto, quando invece è diventata una delle parole più ambigue, così da intendersi con essa qualsiasi cosa e qualsiasi forma possibile immaginabile?
Invece assistiamo, tranne rare eccezioni, al triste spettacolo di ascoltare coloro che dovrebbero richiamare la volontà divina – e certo accompagnare con pazienza nel cammino di conversione (come in fondo Dio stesso fa con noi) – inseguire e persino benedire l’inganno di Satana e la distruzione dell’uomo. Una distruzione interiore che diventa anche sociale, storica, del mondo stesso. Perché questo è il pericolo che incombe sul futuro del mondo, non quello dei “cambiamenti climatici”!
Invece ormai la direzione, pur fallimentare come un’aporia e come una “strada senza uscita”, è diventata anche per la Chiesa quella dell’uomo, persino dei suoi capricci e peccati diventati “diritti”; e non la via del ritorno a Dio, cioè appunto della conversione.

Però, non parlare più di Cristo Signore (se non come pretesto, peraltro persino sempre più raro e vago, per parlare d’altro e fare altro, persino contro la Sua stessa Parola!), della fede vera, della morale autentica, e appunto della necessità e urgenza della nostra conversione, come della conversione del mondo, è tagliare alla radice la fede cristiana, addirittura tutta la “storia della salvezza” (Bibbia), è vanificare tutto il mistero dell’Incarnazione (venuta di Gesù) e della Redenzione (la Sua Croce!), tutta la missione dello Spirito Santo e della Chiesa Cattolica (per la nostra salvezza e santificazione, cioè per la salvezza eterna delle anime), la consapevolezza del nostro destino eterno (del “giudizio particolare” e del “Giudizio universale” di Cristo Signore, di cui infatti non più si parla, vedi la News “Novissimi… sepolti”)! Si svuota di senso l’intera vita cristiana, con la sua bellezza ma anche con le sue prove e i suoi dolori, il senso stesso del combattimento spirituale contro il peccato (contro Satana), la decisione ferma e costante di camminare col Signore, gustando fin d’ora la gioia della Sua compagnia e della vita di grazia! Questo però, al di là delle apparenze, è in fondo annichilire il senso stesso della vita dell’uomo (quell’uomo che si dice tanto di rincorrere e benedire), fino a farlo sprofondare nel baratro, non solo di un “vuoto” che a stento si tenta di coprire e nascondere, con le crescenti depressioni e certe città sempre più invivibili, ma proprio nell’abisso dell’inferno stesso.

Un inganno satanico!


Per concludere, ascoltiamo allora queste impressionanti e persino attualissime espressioni di S. Paolo (Gal 1,6-12):

“Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema (scomunicato)! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo! Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo”.

Paenitemini