Ci soffermiamo su una parola chiave della modernità, nel senso del pensiero illuminista e post-illuminista: è quello di “rivoluzione"

La Rivoluzione


Ora ci soffermiamo un poco su un’altra parola chiave della “modernità”, nel senso del pensiero illuminista e post-illuminista: è quello di “rivoluzione”.

Fino al XVII secolo tale parola veniva usata soprattutto in ambito fisico e astronomico (per indicare il movimento attorno ad un punto, ad esempio quello della Terra attorno al Sole o della Luna attorno alla Terra). Già con Kant la parola “rivoluzione” viene assunta per indicare il movimento tipico del pensiero moderno, che da Cartesio in poi passa dal ruotare attorno all’oggetto (la realtà, l’essere), com’era avvenuto nel pensiero metafisico e gnoseologico greco e medievale, a concentrarsi attorno al soggetto (pensante), peraltro riuscendo sempre meno ad uscirne, fino al successivo crollo totale nel nichilismo (come potremmo fare la “critica” della ragione se non ancora con la ragione, entrando però così in un ‘gioco di specchi’ senza fine? osserva giustamente Nietzsche contro Kant).

In politica il termine “rivoluzione” entra in modo preponderante nel 1776 (Rivoluzione americana) e soprattutto nel 1789 (Rivoluzione francese), come idea del rifiuto totale del “passato” e di ogni “autorità”, che non sia il fantomatico popolo, e come inizio di un “mondo nuovo”.

Una delle logiche dominanti, dall’Illuminismo in poi, è quella del rifiuto del “passato”, della “tradizione” (nel senso proprio del tradere, cioè della multiforme eredità, culturale e religiosa che ci ha preceduto e in certo qual modo comunque plasmato), come pure dell’”autorità” (si è partiti dal rifiuto del re per arrivare perfino al rifiuto di Dio, ma anche al rifiuto del padre come di ogni educatore).
L’idea (peraltro un po’ adolescenziale*) di “rivoluzione” fa infatti intendere il desiderio di un capovolgimento radicale del pensiero e di conseguenza della visione della vita e della società, come una novità assoluta, come se tutto il passato avesse sbagliato, tutto cominciasse col presente e ogni autorità fosse un ostacolo alla vera libertà e all’affermazione del proprio progetto (in genere fatto a tavolino, cioè ideologico)!

* cfr. Antonio Cecchini, Oltre il Nulla. Nietzsche, nichilismo e cristianesimo, Città nuova 2004, pp. 26-29 (vedi).

Non a caso da questo pensiero è nata nel 1789 la Rivoluzione francese (preceduta di poco, nel 1776, da quella americana, che ha avuto però toni più morbidi, v. poi), con il suo odio violento per il passato, per la fede cristiana, per il re e ogni autorità (compresa quella di Dio e ovviamente della Chiesa). Tutto ciò in favore di un’ideologia (come progetto artificiale di felicità, di vita e di società) che si è però assai presto rivelata come “disumana”.

Tale idea, potremmo dire anche “presunzione” folle (se non davvero “tentazione satanica”!) è presente anche nell’emergente ateismo teoretico del XIX secolo, sia nei confronti dell’antropologia (Feuerbach: “non è Dio ad aver creato l’uomo a Sua immagine, ma l’uomo ad aver immaginato Dio come alienante proiezione di sé”), della società (da capovolgere fin dalle basi del suo “sistema”, in ogni sua struttura oppressiva, a cominciare da quella economica: Marx) e metafisico-religiosa (Nietzsche: la “morte di Dio” e l’inizio dell’<oltre-uomo>). E poiché non potevano negare che l’uomo sia stato universalmente e perennemente religioso fin dal suo apparire sulla Terra, tali autori devono ammettere che l’uomo è allora sempre stato malato (lo dirà anche Freud), alienato, nella falsità; così tali autori sarebbero invece i primi uomini “sani”, intelligenti, in grado di aver scoperto per primi la verità, di liberare davvero l’umanità dall’oppressione e dalla menzogna.
Molti, a cominciare da Nietzsche, pensarono allora che gli anni della storia non si dovessero finalmente più contare dalla nascita di Cristo, ma da loro stessi, dal loro pensiero, persino dall’inizio della nuova Era che essi o il nuovo potere avrebbe inaugurato: così auspicò appunto Nietzsche e così fece la rivoluzione francese, Napoleone, ma anche Hitler, Mussolini, il comunismo, ecc. Però quei nuovi conteggi, ironia della storia e soprattutto della Signoria di Dio su di essa, a differenza dei 2021 anni dal Natale di N.S. Gesù Cristo, non è mai andato oltre le poche unità o decine d’anni (cfr. Giovanni Paolo II, Memoria e identità, Rizzoli 2005) 

[sui “Calendari e le nuove ideologie”, vedi Documento].

Infatti, se questo assunto dogmatico e folle ha avuto i suoi padri nell’Illuminismo e nelle “rivoluzioni” che ne sono seguite già nel XVIII secolo (Rivoluzione francese e americana), il pensiero dominante già del XIX secolo ha posto le premesse per le tragedie del secolo successivo (XX), dalla Rivoluzione russa e l’avvento del comunismo (1917-1991) al dominio del nazional-socialismo (Hitler, 1933-1945), dalla tragica e inaudita esperienza di due Guerre Mondiali (la Prima provocò 14 milioni di morti, anche giovani diciottenni; la Seconda provocò 60 milioni di morti, anche tra i civili, con tanto di “bombardamenti a tappeto” e due bombe atomiche sulle città e di “campi di sterminio”, con atrocità che superano persino la logica bellica per sconfinare in quella davvero “satanica” del gusto del male e dell’orrore in quanto tale); il comunismo poi (che ha prodotto inaudite sofferenze, violenze ed un numero di morti che ha superato nel mondo i 50 milioni!), se in Europa centro-orientale è durato 70 anni (1917-1989/1991), s’è espanso (come profetizzò la Madonna a Fatima il 13.07.1917, cioè pochi mesi prima della rivoluzione bolscevica, parlando esplicitamente di “Russia” e dei suoi “errori”, che si sarebbero diffusi nel mondo provocando atroci sofferenze e la più grande persecuzione contro i cristiani) nell’Estremo Oriente, conquistando la Cina, la Corea del nord, il Vietnam, la Cambogia, il Laos (v. News del 12.09.2020); per poi espandersi in alcuni Paesi dell’Africa e dell’America latina, centrale e meridionale)!

A livello culturale e sociale, fortunatamente non bellico, s’è mosso in questo senso pure il grande movimento, partito ancora dalla Francia, del ’68 (1968), che ha scaldato e agitato specie il mondo giovanile ma ha inciso e ancora incide fortemente su tutta la società occidentale, una rivoluzione, contestazione, mutazione radicale, che ha coinvolto persino la musica (beat) ed ha avuto conseguenze enormi a livello di comportamento sessuale (la cosiddetta “rivoluzione sessuale”, tuttora inarrestabile), nel modo di concepire la donna (femminismo) e la famiglia (convivenze, divorzi, amore libero) e che ha fortemente scosso e in genere demolito la fede cristiana dei giovani da oltre 50 anni fa ad oggi.

Tale rifiuto del passato, della tradizione e dell’autorità, che è tipico del pensiero illuminista e moderno, trova però un significativo prodromo già nella Riforma protestante, così che 1500 anni di fede cristiana cattolica e di ininterrotto e coerente Magistero furono considerati da Lutero e dagli altri sedicenti Riformatori come un passato da cancellare (come se lo Spirito Santo fosse stato vacante fino ad allora). La nuova Chiesa, la vera comprensione del cristianesimo, rifiutando la Tradizione e il Magistero di 15 secoli (bastava la “sola Sacra Scrittura”, peraltro pure censurata e interpretata a piacimento), cominciava con loro (non importa se persino in contraddizione e in lotta tra loro stessi – vedi). In questa logica, sono nate poi sempre nuove interpretazioni della Bibbia e della fede, presunti nuovi maestri, gruppi, sétte religiose, persino che negano la divinità di Cristo, come i Testimoni di Geova (nati da C.T. Russel negli USA nel 1870). Si tratta sempre di una visione comunque falsa e contraddittoria della fede cristiana nella sua stessa radice (la vera fede nascerebbe col nuovo maestro e quelli prima di lui avevano tutti sbagliato!). Questa pretesa ritorna spesso nella storia, ad esempio in tutte le eresie; ma purtroppo da alcuni decenni è cresciuta persino all’interno della stessa Chiesa Cattolica (fondata da Cristo, vedi), secondo un influsso che viene appunto dall’Illuminismo e che non a caso si chiama “modernismo” (condannato da S. Pio X come “madre di tutte le eresie”, cfr. Enciclica Pascendi Dominici Gregis)! Così si pensa e si predica una presunta Chiesa “nuova”, del popolo (quando, come tutte le rivoluzioni, è invece progettata e voluta da un’élite!), appunto una “rivoluzione” (si giunge ad auspicare esplicitamente “un 1789 della Chiesa cattolica”, perché la Chiesa Cattolica sarebbe “rimasta indietro di 200 anni!”), una Chiesa che inizierebbe ad esempio col Concilio Ec. Vaticano II (1962/1965, che pure è il 21° Concilio Ec. della storia della Chiesa e come tale non può essere in contraddizione coi precedenti e con la perenne Tradizione e Magistero della Chiesa, e, ovviamente, con ciò che Dio stesso ha definitivamente rivelato in Cristo, il “Verbo fatto carne”; tanto più che tale assise ha scelto di avere una prospettiva solo “pastorale”) o col post-Concilio (in un presunto “spirito del Concilio”) o addirittura col 2013 (si dice ad es. “la Chiesa di Francesco”, mentre la Chiesa è di N.S.Gesù Cristo, cioè di Dio, e come tale non è inventabile o mutabile a piacimento)!

Su molteplici equivoci che stanno al fondo della “modernità”, e di cui paghiamo più che mai oggi delle tragiche conseguenze senza futuro, cfr. nel sito, nella sezione Fede e morale, il Documento sulla “Dottrina sociale della Chiesa”, spec. al n. 6.


Le Rivoluzioni del XVIII secolo

Se appunto l’idea di “rivoluzione” può trovare delle proprie radici persino già nella Riforma protestante del XVI secolo e si viene a strutturare teoreticamente con l’Illuminismo, assumendo ideali cristiani, staccati dal loro contesto e progressivamente capovolti nel loro contrario, con una diabolica “eterogenesi dei fini” (come con le famose idee rivoluzionarie “Liberté, Égalité, Fraternité”), la Massoneria, nata ufficialmente a Londra nel 1717 (pur con radici culturali che si perdono nel tempo, persino nella Cabala ebraica), progetta di passare dal pensiero all’azione (altra parola chiave, fino al ‘nostro’ G. Mazzini! vedi), con vere e proprie rivoluzioni sociali e politiche, di portata epocale!

La Rivoluzione americana

Il primo imponente esperimento di “rivoluzione” moderna (illuministica e massonica), con chiara matrice inglese anche se apparentemente contro le forze del Regno britannico colonizzatore, è stata la “Rivoluzione americana” (normalmente si parla del suo culmine nel 1776).

Non entriamo ovviamente qui nel merito – peraltro tornato recentemente di grande attualità, anche ideologica, negli USA e non solo (v. gli assalti ai monumenti a Cristoforo Colombo ed altri, e persino ai simboli cristiani … fino agli ideologici “inginocchiamenti”, non solo nei Parlamenti ma pure nelle partite di calcio) – di come si sia passati dalla scoperta dell’America (1492, Cristoforo Colombo; il nome stesso America da Amerigo Vespucci) alla sua immediata “colonizzazione” da parte europea. Com’è noto gli inglesi ebbero una parte preponderante nella colonizzazione dell’America settentrionale (oggi USA), così che la loro lingua è diventata non solo quella degli USA ma più che mai quella ufficiale internazionale. Tale colonizzazione inglese (protestante) è stata effettivamente assai meno rispettosa – rispetto quella spagnola e portoghese (cattolica), nel centro-sud America, detta appunto “America latina”, dove infatti ancora oggi, dopo 5 secoli, si riconoscono perfettamente le due razze, anche a livello somatico, pienamente integratesi – anche delle popolazioni indigene (indiani, pellerossa; che sono stati infatti quasi soppressi) e ricorse pure all’apporto forzato degli schiavi negri prelevati dall’Africa.

Anche a riguardo della evangelizzazione dell’America (e anche su questo ci sono distorte e ideologiche visioni e ‘leggende nere’ ancor oggi dominanti, diffuse e credute dai più), ricordiamo che portare la salvezza alle anime di tutto il mondo e della storia è il comando stesso di Gesù (Mt 28,17-20; Mc 16,15-16); ma solo pochi anni dopo la scoperta dell’America (nel dicembre 1531) la Madonna stessa incoraggiò tale opera evangelizzatrice, apparendo a Guadalupe (Messico), con sembianze locali, ad un indios da poco convertito (S. Juan Diego), che tuttora sono le apparizioni più importanti delle Americhe (N. S. de Guadalupe, a Città del Messico, è il Santuario più visitato del mondo, con 20 milioni di pellegrini annui), di cui è Patrona, e che ora, a riguardo della reliquia della tilma di Juan Diego, sono studiate perfino dalla scienza (cfr. dossier Miracoli al n. 8.2 e la News del 12.12.2020). Anche per quel che riguarda l’America settentrionale dovremmo distinguere un’evangelizzazione da parte dei “Cattolici” – le cui tracce si trovano particolarmente presenti nella parte occidentale [si pensi anche solo ai nomi delle città, dedicate alla Madonna o ai Santi (evidentemente secondo la dottrina cattolica e non protestante), talora persino rimasti spagnoli, come Los Angeles (in realtà chiamata per intero El Pueblo de Nuestra Señora la Reina Virgen de los Ángeles del Rio de la Porciúncula de Asís, in riferimento nientemeno che alla basilica francescana della Porziuncola ad Assisi! come sarà in Argentina Buenos Aires, in riferimento al santuario di N. S. di “Bonaria” di Cagliari!) o, in riferimento ai Santi (San Francisco e l’adiacente Santa Monica, San Diego, San Jose … tanto per rimanere in California) per non parlare addirittura dell’Eucaristia (da Sacramento, sempre in California, fino addirittura a Corpus Christi, invece nel Texas) – rispetto a quella protestante, onestamente assai meno rispettosa della cultura e delle popolazioni indigene (basti pensare appunto ai ‘pellerossa’) e ancor oggi riscontrabile persino in una diversa mentalità ad esempio nelle coste atlantiche.

All’occupazione del Nord America da parte delle colonie britanniche (specie nel 1765/1783) fece riscontro la guerra d’indipendenza americana (1775-1783) e la Rivoluzione del 1776, che portò all’indipendenza politica dal Regno Unito e alla nascita degli Stati Uniti d’America, considerato il primo e più importante Paese al mondo con una “democrazia liberale” di stampo costituzionale.

La rivoluzione americana fu assai meno aspra di quelle che si susseguirono poi nella storia (europea e poi asiatica) e portò all’affermazione di principi di vita sociale e politica più rispettosi della libertà e dei diritti dell’uomo, compresa la “libertà religiosa”.

Subito nel 1776 i Costituenti americani firmarono una sorta di “Carta dei diritti dell’uomo” (Bill of Rights, Patente di diritti), fondati sui principi (di stampo comunque massonico) della tolleranza, della democrazia e soprattutto della “libertà”! Essi fecero però un chiaro riferimento a Dio. Non stupisce infatti che gli Statunitensi facciano spesso riferimento a Dio anche nelle espressioni linguistiche (“oh my God!”), pure nella vita politica e persino economica, dal giuramento sulla Bibbia (certo massonica) del Presidente USA all’inizio del suo mandato, ai giuramenti vari, fino al “In God we trust” come motto degli USA e stampato persino sui dollari. Tutte cose che farebbero inorridire la ‘laica’ Europa e persino la cattolica Italia politica! Tale riferimento a Dio sarà invece assente, nonostante se ne sia discusso, nella “Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo” adottata dall’ONU nel 1948.

Tali fondamenti voluti dai Costituenti americani risultano comunque assai migliori e più solidi di quelli proclamati in Francia nel 1789 dall’Assemblea Nazionale.

Quando parliamo di impronta comunque “massonica” anche della Rivoluzione americana e della formazione degli USA, non ci riferiamo a velleità complottiste. Esplicitamente affiliati alle logge massoniche furono i suoi stessi padri fondatori, da Benjamin Franklin a George Washington, così come la maggior parte dei Presidenti della storia degli USA.

Com’è noto, un simbolo degli USA e dei principi cardine che li costituiscono e regolano fin dalle sue fondamenta, è la celebre “Statua della libertà”, che domina l’ingresso del porto di New York e simbolicamente l’ingresso stesso negli USA (e così era per i piroscafi di tutto il mondo che vi approdavano per i loro commerci o per sbarcarvi i sempre numerosi e però regolari immigrati, che provenivano da oltre oceano). È il simbolo stesso degli USA nel mondo! Ebbene, anche la “Statua della libertà” (con la fiaccola appunto della libertà, non certo di Cristo, che illumina il mondo! Il titolo esatto è infatti “Liberty Enlightening the World”, in francese “La Liberté éclairant le monde”) è ricchissima di simboli massonici. Fu infatti donata dai massoni francesi (ufficialmente e ovviamente dal “popolo” francese): realizzata dal francese Frédéric Auguste Bartholdi, con la collaborazione dello stesso Gustave Eiffel (l’ingegnere che, forte della sua esperienza nella celebre torre parigina che porta il suo nome, ne progettò gli interni) e inaugurata nel 1886, non ha ovviamente alcun riferimento cristiano o religioso ma la sua base è in compenso corredata di simboli massonici.

Però la rivoluzione americana, pur ispirata dai principi illuministici e massonici, rimase comunque caratterizzata da un’apertura di fondo non solo alla dimensione religiosa, ma anche alla Bibbia, quindi pure al cristianesimo e, nonostante la forte presenza protestante che caratterizzava e caratterizza gli USA, anche alla Chiesa Cattolica.

Ricordiamo (cfr. News del 2.05.2021) che attualmente negli USA (316.253.000 abitanti), nonostante la forte immigrazione internazionale, i cristiani sono il 75%. I Protestanti sono il 48%, però suddivisi in molte chiese riformate, di cui la prima è quella Battista (7% della popolazione); per cui la Chiesa Cattolica, con il suo 22,7% della popolazione USA, si colloca comunque al 1° posto come comunità più numerosa.

Anche per questo motivo, cioè per questa maggiore ed effettiva ‘tolleranza’ nei confronti della fede cattolica, la Chiesa e il Magistero non si opposero né alla rivoluzione americana, né alla Dichiarazione dei Diritti, né alla costituzione stessa degli Stati Uniti d’America. E tuttora, tranne alcuni scontri di tipo etico che interessano la politica americana e le nuove ideologie laiciste (vedi la questione dell’aborto, degli Lgbt, della libertà delle scuole e degli ospedali Cattolici), che trovano certo negli USA una loro base anche economica di diffusione mondiale, c’è sempre una sostanziale libertà e talora perfino collaborazione con le istituzioni politiche ed amministrative.

Sulle differenze tra la rivoluzione americana, più morbida e rispettosa della religione e della Chiesa, e la rivoluzione francese (più rigida, violenta e apertamente anticattolica), si soffermò persino Benedetto XVI (in questo paradossalmente criticato da alcuni per un’eccessiva apertura alla modernità!), nell’importantissimo discorso alla Curia romana del 22.12.2005. (vedi)


Una nota sulla repressione massonica anticristiana nel Messico (1926-1929)

Se la rivoluzione americana del 1776, pur segnata dalla massoneria, ha avuto dei connotati sufficientemente morbidi, a livello di tolleranza religiosa e nei confronti della stessa Chiesa Cattolica, non così invece è stato l’attacco anticristiano massonico contro il cattolicissimo Messico!
Le politiche laiciste, anticattoliche e anticlericali del governo messicano allora presieduto da Plutarco Elías Calles giunsero ad imporre leggi (come quella detta appunto “Calles”) fortemente restrittive della libertà religiosa, con interventi repressivi che giungevano a terribili violenze, torture, sequestri, incarcerazioni ed esecuzioni capitali di un ingentissimo numero di sacerdoti e fedeli cattolici.
Il popolo messicano, fortemente cattolico, non sopportò questa violenza e molti decisero di scendere in campo per difendere, anche con le armi (cosa moralmente lecita), la propria libertà religiosa e la propria fede cattolica. Si tratta della Cristiada, o Cristera, cioè dei Cristeros che, al grido e sotto le insegne di “Viva Cristo Re!”, impugnarono le armi e organizzarono la rivolta (1926-1929) contro questo regime ateo e massonico, con tutta probabilità sostenuto appunto dalla massoneria statunitense e inglese (cfr. News del 9.04.2021, 16.03.2021 e 16.10.2016).
Sia pur nella distinzione tra l’opera dei sacerdoti (per la salvezza di tutte le anime) e l’intervento armato di alcuni capi della resistenza armata popolare, la Chiesa (persino da Roma) sostenne e promosse sempre questa rivolta a difesa della fede cattolica in Messico e del bene delle anime.

Un esempio particolarmente commovente ed eroico di questa battaglia popolare cristiana contro il potere massonico anticattolico fu offerto dal sentito e desiderato coinvolgimento persino di ragazzini intrepidi e di grande fede, come nel caso di José Sánchez del Río (1913-1928), che nonostante i suoi neppure 15 anni, fu catturato, torturato e ucciso per la sua appassionata partecipazione all’epopea dei Cristeros e che è già stato canonizzato come santo martire il 16.10.2016.

Sulla vicenda dei Cristeros messicani e del giovanissimo martire San José Sánchez del Río, si veda ad esempio il film Cristiada (prodotto nel 2011, in Italia nella sale dal 2016 ma assai boicottato): www.cristiada.itvedi delle sequenze del film; vedi la scena del martirio di José Sánchez (anche se con sottotitoli in francese).


La Rivoluzione francese

Non vogliamo certo qui fare un’analisi della rivoluzione francese, che segnò effettivamente una svolta drammatica nella storia dell’Europa e un deciso passo avanti nella persecuzione moderna del cristianesimo e della Chiesa Cattolica (che troverà il suo apice nella Rivoluzione comunista), come conseguenza dei princìpi già dell’Illuminismo (v. appunto Voltaire, I parte del presente Documento).

Nonostante sia talora decantata come un decisivo passo avanti nel progresso dell’umanità, vediamo invece solo qualche dato perfino “anticristico” … controcorrente e raccapricciante!

​​​​Nonostante si predichi tuttora che fu una rivoluzione popolare e per il popolo, fu in realtà voluta da una ristretta élite, appunti di intellettuali illuministi; il popolo ne fu in gran parte vittima; e se per la nobiltà (ed evidentemente per il glorioso storico Regno di Francia, tra i cui regnanti troviamo persino santi canonizzati, come Luigi IX) fu in effetti la parola fine, i veri avvantaggiati non furono certo i popolani, che ci rimisero spesso la pelle, ma la nuova borghesia.

Una riprova che anche la Rivoluzione francese è in gran parte un mito pensato, voluto, attuato e tuttora predicato da una ristretta oligarchia, è quanto è simbolicamente avvenuto quel 14 luglio 1789, con il mitico assalto alla Bastiglia, cioè alle prigioni pubbliche parigine.
Nonostante che il 14 luglio sia e rimanga la “festa nazionale” della Francia, con tanto di pompose parate militari e festeggiamenti sugli Champes Eliséè, e nonostante ancora che nell’immaginario collettivo quell’assalto alla Bastiglia, che diede inizio alla rivoluzione e al mondo nuovo della modernità, fu per liberare finalmente il popolo dall’oppressione dei sovrani e dell’aristocrazia che aveva regnato in Francia fino ad allora, la realtà (documentata e non raccontata dall’ideologia) è ben diversa: dentro quelle celebri prigioni parigine non c’era il popolo oppresso, ma solo 7 delinquenti comuni (4 falsari di moneta, che se la diedero infatti subito a gambe; 2 pazzi pericolosi sedicenti filosofi, poi rinchiusi infatti in manicomio; un giovane maniaco sessuale allievo del marchese de Sade e rinchiuso per volere stesso della sua famiglia)! Altro che detenuti politici e fautori del libero pensiero! Ma così doveva far credere l’ideologia.

Cominciò però così l’orrore di quell’evento che, al di là del mito ancor oggi osannato e così studiato in tutte le scuole e sempre ancora decantato nella cultura che conta, in Italia come in Europa e nel mondo occidentale, ha prodotto violenze inaudite, migliaia di uccisioni in serie*, persecuzioni senza limiti, così che gli anni che seguirono la Rivoluzione (specie 1793-1794) sono classificati sotto il titolo agghiacciante de Il Terrore.

* Per procedere con più rapidità (ma anche qui il falso spirito ideologico ha trovato una sarcastica motivazione umanitaria: per non far soffrire!) all’esecuzione capitale e pubblica (a Parigi nella centralissima e immensa Place del la Concorde) degli innumerevoli condannati a morte (normalmente senza alcun processo! Il ‘giudizio universale’ era affidato al fantomatico “Comitato di salute pubblica”, nome quanto mai tornato attuale!), si inventò quell’incredibile macchina “tagliateste” che prende il nome dal suo promotore: la “ghigliottina”!

La ghigliottina (dal francese “guillotine”) prende il nome dal medico e politico rivoluzionario francese Joseph-Ignace Guillotin, che non fu l’inventore di questa veloce macchina taglia-teste, ma il deputato che la fece adottare dall’Assemblea nazionale francese e che in Francia (come poi anche in altri Paesi che l’adottarono), come mezzo di esecuzione dei condannati a morte, fu utilizzata addirittura fino al 1977 (anno dell’ultima esecuzione capitale prima dell’abolizione della pena di morte solo nel 1981)!

Si trattava di eliminare così rapidamente ogni avversario che osasse smentire ed opporsi alla nuova ideologia! Nella sola Parigi e nel solo biennio 1793-1794 furono giustiziati 60.000 cittadini francesi, senza alcun processo!

Circa l’uccisione del re Luigi XVI ecco quanto avvenne. Nella notte del 16-17.01.1793 la Convenzione Nazionale si riunì per votare (che democrazia!) la condanna a morte del sovrano. Non c’era alcun motivo, alcuna accusa, non ci fu alcun processo; c’era un unico movente: era il Re! (L’odio per il passato e per i re era talmente violento e irrazionale, che portò i rivoluzionari persino a decapitare tutte le statue dei re dell’Antico Testamento, o presunti altri sovrani, che svettavano sulla magnifica cattedrale gotica parigina di Notre Dame). Comunque, da quel voto palese, emersero i seguenti dati: votanti 721, favorevoli alla condanna (ghigliottina) 361; contrari 360. Così, per un solo voto, è stata decisa l’uccisione del re e la fine della plurisecolare monarchia francese, ma in fondo la fine di un’epoca. Tra i 361 favorevoli alla ghigliottina per il re, c’era ovviamente anche Robespierre, che finirà poi anch’esso sotto quella lama tagliateste*, ma anche 74 personaggi che moriranno in modo violento, quasi sempre anch’essi sotto la ghigliottina, mentre altri morirono prematuramente per altre cause; tra i rimanenti votanti che tanto ‘democraticamente’ votarono per la morte del Re, 121 cercarono e ottennero poi alte cariche pubbliche sotto l’impero di Napoleone (che, com’è noto, restaurò in modo idolatrico per sé i fasti monarchici del Roi Soleil!).

* Il paradosso è che sotto la lama della ghigliottina finirono anche gli stessi rivoluzionari, come capitò perfino ai tre principali membri del “Comitato di salute pubblica”: alla fine vennero infatti decapitati pure Maximilien de Robespierre (questa esecuzione fu invece davvero accompagnata, come ricorda il grande storico Gaxotte, dalla gioia del popolo acclamante, che vedeva finalmente così la fine del grande ‘inquisitore’, che opprimeva il popolo ovviamente per il bene del popolo), Louis Saint-Just e Georges Couthon.

Al di là della retorica sulla Rivoluzione, fatta ovviamente dal popolo e per il popolo, in soli pochi anni la Rivoluzione (e il terrore che ne seguì) produsse il 69% delle sue vittime nel popolo (il 28% tra i contadini e il 41% tra operai e piccoli commercianti); nelle sole prigioni parigine, nonostante la distanza dalla campagna, vennero rinchiusi 2000 contadini, in genere poi ghigliottinati.

Per questo, ad esempio dall’Alsazia (la fertile regione orientale della Francia, sulle sponde del Reno e prossima ai territori tedeschi), nel solo biennio 1793-1794 fuggirono 50.000 contadini, che cercarono rifugio, per non venire uccisi, sotto la protezione dei prìncipi tedeschi!

Tanto per far vedere l’albeggiare dello Stato moderno, laico, si introdusse subito nelle leggi della nuova Francia il divorzio (per disgregare la famiglia e far educare dallo Stato) e, per i giovani maschi, la Coscrizione, cioè la leva militare obbligatoria (diventerà un cardine dello Stato moderno, sottraendo anche per oltre due anni e talora persino di più tutti i giovani nel pieno delle loro forze alla famiglia, anche a quella che avrebbero voluto già formare, al lavoro, alle terre, educandoli alla disciplina e ai nuovi ideali dello Stato, talora persino all’immoralità; tale servizio militare, come sappiamo, fu reso obbligatorio anche in Italia dal Risorgimento ed è rimasto fino al 31.12.2004).

L’odio furioso e satanico dei Rivoluzionari si dirigeva poi particolarmente contro la fede cattolica, i suoi rappresentanti e i suoi seguaci (e siamo nella cattolica Francia, storicamente considerata ‘figlia prediletta della Chiesa’ a tal punto che ancor oggi il Presidente francese ha diritto ad uno stallo nel coro dei Canonici della cattedrale di Roma S. Giovanni in Laterano, e talora, nonostante la tanto proclamata laïcité, ne prendono solennemente possesso all’inizio del loro mandato).

Così la Rivoluzione francese ha prodotto il massacro e l’uccisione di 3000 preti, migliaia e migliaia di suore violentate e torturate fino alla morte, decine e decine di migliaia di contadini fatti a pezzi pur di non rinunciare alla propria fede cattolica! I Parroci dovevano iscriversi alla Costituzione Civile del Clero, subito costituita (12.07.1790) e alle dipendenze degli stessi Rivoluzionari, giurando così la propria abiura e apostasia dall’autentica fede cattolica e l’obbedienza totale allo Stato. Chi si rifiutava veniva condannato; per sfuggire doveva vivere nascosto ed esercitare clandestinamente il proprio ministero. Si faceva catechismo e si celebrava la S. Messa o si amministravano i Sacramenti di nascosto, nelle case, nei fienili, ben mimetizzati e con qualcuno della famiglia di vedetta in caso giungessero gli asfissianti e pericolosissimi controlli dei giacobini rivoluzionari (lo stesso bambino Giovanni Maria Vianney, che viveva in un paesino poco a nord di Lione e che poi si farà sacerdote e diventerà il celebre Santo Curato d’Ars, patrono di tutti i parroci del mondo, dovette fare la Prima Comunione clandestinamente in un fienile prossimo alla sua casa).

Furono migliaia e migliaia i preti francesi che non si sottomisero, nonostante la terribile persecuzione, ai soprusi e ricatti della Rivoluzione: il 70% del Clero e il 98% dell’episcopato. La persecuzione fu tremenda: migliaia e migliaia di preti furono deportati persino in Guaiana e fatti morire, anche in provocati naufragi! Le diocesi francesi furono obbligatoriamente ridotte da 300 a 83. Secondo la Rivoluzione, i Vescovi dovevano essere eletti da un’élite di presunti “rappresentanti” del popolo (persino non cattolici!) e nominati dallo Stato (se dallo Stato graditi). Le chiese furono tutte confiscate dallo Stato (che tuttora in Francia ne è il proprietario ufficiale). Furono confiscate pure tutte le proprietà terriere della Chiesa (il 40% di quelle francesi!). Anche tutte le opere di carità, che pure risultavano necessarie per la società (nella sola Parigi, su una popolazione allora di 150.000 abitanti, S. Vincenzo de Paoli, l’apostolo della carità, aveva fondato un ospedale che ospitava giornalmente 20.000 ammalati) passarono dalla Chiesa allo Stato, acquistate in genere dalla borghesia (con ben altro spirito) per un prezzo che era 1/10 o un 1/20 del loro valore. Una legge del 1792 si spinse a “vietare” gli stessi voti religiosi in tutti i monasteri, soppresse tutti i conventi, chiuse tutte le scuole cattoliche e tutti i Seminari.

L’odio anticattolico si dirigeva satanicamente anche contro i celebri e splendidi edifici sacri (pensiamo alle celebri cattedrali gotiche, che trovano propria in Francia la loro culla e il loro trionfo artistico): molti si sono miracolosamente salvati, ma molti sono andati inesorabilmente danneggiati o distrutte! Impressionante vedere ancor oggi dei ruderi rimanenti: ad esempio, in Borgogna, i resti del monastero di Cluny, che era il più grande monastero della storia, con oltre 1000 monaci e con la più grande chiesa del mondo fino alla costruzione dell’attuale basilica di S. Pietro in Vaticano; l’Assemblea nazionale legislativa nel 1790 la dichiarava “cava di pietra pubblica”, dove ognuno poteva prendere le pietre per costruire le proprie abitazioni; dell’immensa artistica costruzione romanica è rimasto solo il transetto sinistro, visibile ancor oggi; alcune costruzioni attigue, parte del celebre monastero, furono ridotte sacrilegamente a stalla di cavalli (e tuttora è stalla per i cavalli dello Stato)!
Analoga sorte subirono i monasteri di Longchamp, l’abbazia di Lys, i conventi di Saint-Germain-des-Prés, di Montmartre, di Marmoutier, le cattedrali di Macon, di Boulogne-sur-Mer, la Sainte Chapelle di Arras, il castello dei Templari di Montmorency, i chiostri di Conques. La sola città di Troyes ebbe 15 antiche chiese demolite, 12 quelle a Beauvais, 7 a Chalon. Ad Avignone andò distrutta persino la celebre pinacoteca del Palazzo dei Papi. La Francia ha così perso con la Rivoluzione il 70% del proprio patrimonio artistico!

Liberté, Égalité, Fraternité ou la mort” era in effetti il motto originario posto sui cartelli che annunciavano non solo la Rivoluzione ma pure la vendita dei biens nationaux, ovvero di quei possedimenti e domini della Chiesa (edifici, oggetti, terreni e foreste) che erano rimasti indenni ma furono confiscati dopo la Rivoluzione francese (1793).
“O morte”, che seguiva “Libertà, Uguaglianza e Fraternità”, fu poi abbandonata perché troppo fortemente associata con il regime del Terrore.

Ricordiamo che anche il celebre motto di Garibaldi “O Roma o morte!”, inciso anche sotto la statua equestre che domina Roma dal Gianicolo e dà le spalle a S. Pietro, continuava in realtà con un minaccioso e più esplicito “morte ai preti!”! (Ricordiamo che anche Garibaldi fu un grande Massone: nel 1863 fu eletto “Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato di Palermo” e l’anno dopo divenne “Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia”, così come nel 1872 ne fu acclamato onorario a vita – cfr. Dossier e Documento).



Una persecuzione anticattolica di particolare violenza e ferocia si scatenò da parte dei rivoluzionari nella regione nord-occidentale francese della Vandea.
La popolazione di questa regione, particolarmente cattolica (vi svolse il suo ministero, neanche un secolo addietro, il grande sacerdote San Luigi Maria Grignion de Montfort, l’autore del celebre Trattato della vera devozione alla Santa Vergine Maria, ed ivi sepolto, a Saint-Laurent-sur-Sèvre), si oppose con tutte le forze (nel 1792/1793) alle imposizioni anticattoliche e blasfeme che le Rivoluzione cercò di portare anche in questa cattolicissima regione atlantica della Francia.
L’”Armata Cattolica” difendeva la Vandea sotto i vessilli del Sacro Cuore sormontato dalla Croce e il motto “Dieu et le Roy”!
Allora i rivoluzionari giacobini, inviati da Parigi, decisero l’attacco. Fu un vero e proprio sterminio! Alcuni storici parlano addirittura del primo “genocidio” della storia moderna!

Così il generale Carrier, inviato da Parigi per distruggere la Vandea: “Non ci si venga a parlare di umanità verso queste belve vandeane: saranno tutte sterminate. Non bisogna lasciar vivo un solo ribelle”. Insomma, davvero “Liberté, Égalité, Fraternité ou la mort”!

Secondo autorevoli e recenti studi, facenti riferimento anche ai pochi archivi rimasti alla distruzione della Vandea, i rivoluzionari uccisero decine di migliaia di contadini (ecco il popolo tanto celebrato dalla Rivoluzione!), distrussero 10.000 case (in genere di poveri contadini) sulle 50.000 allora esistenti, soppressero quasi tutto il bestiame e la totalità delle coltivazioni (i sopravvissuti dovevano morire di fame)! Con le pelli dei morti si fecero stivali per gli ufficiali della rivoluzione, con quelle delle donne, più morbide, i guanti. I cadaveri furono bolliti a centinaia per estrarne grasso e sapone. Si sperimentò persino la prima guerra chimica, con avvelenamento delle acque e l’uso di gas asfissianti. Battelli colmi di contadini coi loro preti furono portati in mezzo al fiume e affondati. In 18 mesi, in un territorio di soli 10.000 kmq, sparirono 120.000 persone. [cfr. Reynald Secher, Le génocide franco-français: la Vendée vengée (trad. it. : Il genocidio vandeano, Ediz. Effedieffe MI, 1989]

Ecco la relazione del generale Westermann, comandante della spedizione contro la Vandea, fatta davanti alla Convenzione di Parigi al termine dell’impresa: “La Vandea non esiste più! È morta sotto le nostre libere sciabole, con le sue donne e i suoi bambini. Ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei miei cavalli, massacrato tutte le donne, che non genereranno così più dei banditi. Non ho da rimproverarmi di aver fatto prigionieri. Ho sterminato tutti … le strade sono disseminate di cadaveri. Ce ne sono tanti che in parecchi luoghi formano delle piramidi”! (
Sempre Westermann al “Comitato di Salute Pubblica” (!) di Parigi, dove sedevano gli adoratori della dea Ragione, della Libertà e della nuova Umanità: “Cittadini Repubblicani, non c’è più la Vandea! È morta sotto la nostra libera spada, con le sue donne e i suoi bambini. Ho appena sepolto tutto un popolo nelle paludi e nei boschi di Savenay. Ho sterminato tutti!”.

Tutto ciò fa pensare a ciò che l’Europa avrebbe poi sperimentato con l’avvento del nazismo e del comunismo. Ecco dove porta il rifiuto di Cristo, l’odio anticristiano, l’apostasia dal cristianesimo, la tanto proclamata laïcité! Ecco dove sono rapidamente finite la “tolleranza” di Voltaire e la Liberté, Égalité, Fraternité della Rivoluzione!
 

Ecco il nuovo mondo, “illuminato”, finalmente sorto dopo l’oscurantismo cattolico, contro i “secoli bui” del Medioevo dominato dalla fede in Cristo!
 

Un odio che nasce dalle ideologie della modernità, ma che porta inequivocabilmente un’impronta satanica.
 

Che poi sia ancora la cultura laicista, erede di questi misfatti di cui non ha mai fatto ammenda anzi continua a predicarli e celebrarli come vero progresso dell’umanità, anche attraverso le scuole, ad accusare la storia della Chiesa e le sue quasi sempre false e presunte iniquità, lascia esterrefatti.