La Congregazione della Dottrina della fede, con la Lettera Samaritanus bonus (del 14.07.2020, approvata dal Papa il 25.06.2020), ha autorevolmente precisato che “mai” l’eutanasia possa essere moralmente approvata, tanto meno dai Cattolici!
La morale naturale, che la ragione umana può già riconoscere, e il comandamento evangelico dell’amore, non possono mai permettere che si possa porre fine alla vita di un uomo innocente, in nessuna condizione si trovi, neppure se lo stesso lo richiedesse.
Il che vale quindi anche per quelle leggi pseudo-eutanasiche sul “fine vita”, in vigore purtroppo anche in Italia (cfr. News del 14.12.2017, giorno dell’approvazione parlamentare, e 27.02.2018).
È da escludere, per gli stessi principi, anche l’accanimento terapeutico (sproporzionato e inutile proseguo di procedure mediche per mantenere artificialmente in vita una persona di fatto clinicamente morta; in questo caso cioè “non si vuole procurare la morte, ma si accetta di non poterla impedire”, cfr. Catechismo C.C. n. 2278).
Il documento giunge giustamente a vietare l’assoluzione sacramentale (Confessione) per chi si ostinasse in questo pensiero o pratica eutanasica, anche nei confronti del prossimo, o ne promuovesse leggi corrispondenti!

Interessante la precisazione dell’esclusione di possibili eccezioni. Il che sottolinea la permanenza, come da sempre nella dottrina della Chiesa, di atti che debbano essere considerati “intrinsecamente male” e come tali non possano conoscere eccezioni o condizioni che li rendano moralmente leciti. Si tratta di un’importante precisazione, in quanto l’Esortazione apostolica Amoris letizia (nel cap. VIII) sembrava aver illecitamente sorpassato questo principio (da cui i famosi Dubia di 4 cardinali, che doverosamente chiesero in proposito chiarimenti, visto che il principio di atti che sono “intrinsecamente male” e non possano conoscere eccezioni era stato pure di recente richiamato – dal Magistero perenne della Chiesa – nell’Enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II [n. 80], come poi fu sottolineato anche negli Appunti che nel 2019 il Papa emerito Benedetto XVI ha voluto rendere pubblici, dopo averli indirizzati a Vescovi di tutto il mondo riuniti in Vaticano).

L’autorevole documento ecclesiale, dopo aver richiamato i principi metafisici e teologici di fondo, passa, in modo deduttivo, ad analizzare e giudicare moralmente diversi temi in merito: le leggi, l’obiezione di coscienza, il ruolo dei medici, il dolore e quindi le cure palliative e gli hospice, la nutrizione e l’idratazione assistita, l’eutanasia in ambito neonatale, le pratiche sedative, etc.
Altro pregio del documento è la chiarezza espositiva, anche nel linguaggio, mai ambiguo o passibile di interpretazioni fuorvianti!
La chiarezza raggiunge, senza timore di opporsi al “politicamente corretto” o al pensiero dominante promosso dai “poteri forti”, questioni precise, quali: la condanna delle leggi che permettono l’eutanasia e forme analoghe, i discorsi ambigui e disumani sulla cosiddetta “qualità della vita”, con l’utilitarismo, il pietismo e l’individualismo che li sottendono; il divieto per i medici di cagionare volutamente la morte di un innocente o di prendere parte ad essa in modo formale o materiale immediato; il doppio divieto per il sacerdote di assolvere l’aspirante suicida che non ha dato segni di pentimento e, addirittura, di rimanere nella stanza ove si pratica l’eutanasia per evitare lo scandalo; l’obbligo di carattere generale di alimentare e idratare il moribondo.
Circa i nascituri e i neonati, il Documento richiama fortemente che tra aborto e infanticidio non c’è differenza; ed entra nel merito di “omicidi” di bambini che purtroppo sono già stati legalmente compiuti (v. i casi dei piccoli Charlie Gard, Alfie Evans, Isaiah Haastrup, con chiara condanna dei giudici inglesi che hanno permesso la loro uccisione, sottraendo loro alimentazione e idratazione).

Forse il grande circo mediatico, coi poteri forti che attraverso di esso promuove il pensiero unico e la nuova ideologizzazione di massa, non se l’aspettava. Forse pensava, e purtroppo non sempre senza ragione, che ora anche la Chiesa cattolica si fosse finalmente omologata, tra gli applausi del mondo.
Come ha reagito? Come prima, come sempre!
O con un’indignata reazione …

Marco Cappato, il grande condottiero della battaglia per poter scegliere finalmente di suicidarsi, ha attaccato allarmato e incredulo il Documento vaticano in questi termini (cfr. “Il Riformista”, 24.09.2020): “fornisce, con l’approvazione del Papa, un contributo alla violazione delle leggi dello Stato italiano e alla negazione del diritto all’autodeterminazione dei malati”, “arrivando perfino a spaventare i malati terminali sostenendo che <una persona che sia registrata in un’associazione per ricevere l’eutanasia deve mostrare il proposito di annullare tale iscrizione prima di poter ricevere i sacramenti>”. Lo stesso giornale il giorno dopo bollava il Documento come “senza misericordia” (il che indica a quale livello di confusione sia giunta ora la diffusione e la percezione della parola “misericordia”!).

… o con un silenzio che ha tutto il sapore della “censura”!

Ma non era finalmente cambiata la Chiesa? E il suo “dialogo” col mondo?
Quando la Chiesa dice la verità di sempre … il laicismo dichiara ancora guerra. Come sempre!