• Categoria dell'articolo:Gender & Lgbt

Non bastava la rampante strisciante dittatura da “emergenza sanitaria”… (cfr. ad esempio l’ultimo libro del noto giornalista Aldo Maria Valli, ex-vaticanista TG1, “Virus e leviatano” – ascolta – vedi suo blog Duc in altum).
Ora anche quella Lgbt avanza sempre più speditamente.
E per entrambe è vietato dissentire!

Il progetto di legge “Zan”, che vorrebbe contrastare la presunta “omo-transfobia”, sta per arrivare alla Camera. Ce ne siamo già occupati (cfr. News del 16.11.2020 e del 27.02.2020; ma se ne parlò anche quando il Parlamento respinse il primo progetto di legge in tal senso, v. 31.07.2011).

Il Ddl “Zan” (cosi chiamato dal nome del Deputato PD che lo ha riproposto, dopo lo stallo subito dalla precedente proposta Scalfarotto, anch’egli deputato PD, e dalla deputata Boldrini) è già stato discusso e approvato in Commissione Giustizia della Camera nella notte 28/29 luglio scorso; il 18.02.2020 erano già iniziate le audizioni informali in Commissione Giustizia del Senato di 5 disegni di legge (C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi), in parte differenti tra loro, ma che hanno alla base il tema comune dell’omotransfobia.

Di cosa si tratta?
In pieno ossequio al nuovo pensiero unico dominante globale (almeno in Occidente), si vorrebbero estendere le discriminazioni, in riferimento alla legge Mancino del 25.06.1993 (che considera reati, per i quali il Codice penale prevede anche la pena del carcere, le discriminazioni «razziali, etniche e religiose»), anche quelle «sul genere e sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere», in particolare quelle definite come “omofobia” e “transfobia”.
Si tratta di una legge liberticida, che creerebbe anzitutto una specie di cittadini di “categoria superiore” (omosessuali, transessuali) e come tali particolarmente tutelati e persino avvantaggiati socialmente (una violenza nei loro confronti – tra l’altro assai rara in Italia, ma che con questo privilegio potrebbe invece crescere – avrebbe un’aggravante rispetto ad ogni cittadino, peraltro ovviamente già tutelato in tal senso) e soprattutto instaurerebbe un “reato di opinione”, in quanto, dietro la non precisata ampiezza giuridica del termine “fobia” (peraltro desunto illecitamente dalla psichiatria ed esteso a chiunque dissenta da tali comportamenti sessuali), vieterebbe come “reato” non solo ovviamente qualsiasi violenza contro tali persone (questo è appunto già tutelato per qualsiasi cittadino, ci mancherebbe!) ma addirittura qualsiasi giudizio morale negativo contro tali pratiche sessuali, anche in astratto, cioè appunto come pensiero! In altri termini: sarebbe obbligatorio essere d’accordo con l’ideologia Lgbt e perseguibile penalmente non esserlo.
Insomma, si tratterebbe di una gravissima restrizione della libertà di pensiero, di coscienza, di religione e di educazione, che sono principi cardine del Diritto universale e valori “non negoziabili” che stanno a fondamento di qualsiasi società, democrazia (v. art. 21 della Costituzione; c’è infatti chi – persino l’onorevole del PD Stefano Ceccanti, professore universitario di Diritto parlamentare e Diritto costituzionale – ha sottolineato l’incostituzionalità della legge e come tale da respingere anche da parte del Capo dello Stato!), oltre che della stessa Dottrina sociale della Chiesa (vedi).
Come possiamo notare si tratta della perenne contraddizione del relativismo (“dittatura del relativismo”), che si assolutizza e vieta qualsiasi dissenso da esso, anche se espresso su basi razionali. Ma in fondo la contraddizione è con la stessa legge Mancino, sopra citata e che la presente legge estenderebbe a tali comportamenti sessuali, perché creerebbe una nuova “discriminazione”, proprio in riferimento ad esempio all’appartenenza religiosa cristiana (gli unici non protetti ma condannati sarebbero i cristiani, una “cristianofobia” non solo non vietata ma promossa per legge!; sarebbe addirittura reato leggere ad esempio anche in chiesa il 1° capitolo della Lettera di S. Paolo ai Romani, vedi versetti 27-32! infatti è già accaduto in Svezia che un pastore sia stato arrestato per questo in base ad una legge simile).
In base poi a questo concetto labile di “fobia” e di “discriminazione”, che un magistrato potrebbe interpretare a piacimento o ideologicamente, potrebbero essere vietati i termini “padre” e “madre” (anche negli atti ufficiali, come quelli scolastici), persino “maschio” e “femmina”; non solo un sindaco non potrebbe rifiutarsi di celebrare nozze omosessuali, ma sarebbe condannato qualsiasi servizio non assolto in tal senso (fotografo, fiorista, pasticcere, locatore di un appartamento) e persino qualsiasi giudizio morale (ad esempio dire che si tratta di atti peccaminosi, come lo sono gravemente agli occhi di Dio!) o pensiero dissenziante (anche un articolo di giornale o il contenuto di una conferenza). Forse non potrebbe neppure essere più impedito che un omosessuale entri in Seminario e sia ordinato sacerdote.
Diventerebbe reato affermare che la famiglia è quella naturale (purtroppo bisogna oggi aggiungere “tradizionale” per indicare una realtà evidente), addirittura riconosciuta dall’articolo 29 della Costituzione; che un bambino ha diritto ad un padre e una madre, che i sessi sono due e non oltre 50 (come indicato dalle teorie gender, peraltro prive di qualsiasi fondamento scientifico); sarebbe pure impossibile condannare la pratica dell’utero in affitto (di fatto infatti ancora vietata in Italia) atta a creare una genitorialità omosessuale che la natura stessa rende impossibile.
Dove può portare questo delirio relativista e nichilista?
In alcuni Paesi d’Europa, per l’identificazione sessuale, s’è già proposta una sorta di “autocertificazione” per dichiarare la scelta del proprio sesso, che la teoria gender non vuole infatti far più coincidere con quello fisico (altrimenti la verifica sarebbe facile, no?!).
Inoltre, visto che da anni si fa un gran parlare di “quote rosa” (altro esempio di come, per respingere un’eventuale discriminazione, si crea una categoria addirittura particolarmente protetta e avvantaggiata sulle altre; infatti molte donne intelligenti non sono affatto contente ma si sentono perfino umiliate da questa “promozione a priori e comunque”!), cosa fare con quei maschi che si sentono donne (o quelle donne che si sentono maschi)? Basta dire che “mi sento donna” per avere dei vantaggi ed essere inseriti in graduatorie speciali, anche per il lavoro? Non è una battuta: è già accaduto in alcuni Paesi.

Ad esempio in Scozia, dove una legge sulle “quote rosa” (Public Boards Act), approvata nel 2018, nel giugno scorso (2020) ha dovuto essere meglio precisata con nuove Linee guida, specificando “chi sia una donna”, indicando che per essere tale non è sufficiente «vestirsi, sembrare o comportarsi da donna, ma occorre che la persona viva continuamente come donna, che risulti con un nome femminile sui documenti ufficiali, e usi sempre pronomi femminili a proprio riguardo».

Che non si tratti di pure possibilità o discussioni teoretiche è testimoniato dal fatto che tali nuovi “reati”, individuati dalla legge Zan, comportano pene che prevedono il carcere da 18 mesi a 6 anni!

Intanto il Governo, in piena catastrofe economica, acuita dalla pandemia e senza pensare a sostenere le famiglie, la maternità e la natalità a picco, ha già stanziato € 4 milioni per l’assistenza alle vittime dell’omotransfobia, in realtà a sostegno dei movimenti LGBT per un’azione di prevenzione, che prevede l’insegnamento della teoria “gender” nelle scuole.
Ricordiamo in proposito che i genitori, nonostante la Costituzione li riconosca come primi educatori della prole, in base a questa legge non potrebbero più opporsi a tale perverso indottrinamento sessuale dei loro figli attraverso la scuola stessa, sin dalle più tenere età!


A proposito di calendari e ideologie (vedi nostro Documento), il 17 maggio scorso abbiamo già celebrato la “Giornata Mondiale contro l’omofobia”, a testimonianza che la promozione dell’omosessualità sarebbe segno di civiltà e progresso.


Le posizioni politiche
La proposta di legge Zan è difesa dai dem Verini e Boldrini, così come da Sportiello e Bilotti (M5S). A favore della legge si sono dichiarati anche Annibali (Italia Viva) e Ceccanti (costituzionalista già presidente della FUCI ed eletto nel PD, che ha citato Amoris laetitia a supporto della legge!). Sono nettamente contrari la Lega (Pagano, Potenti e Paolini) e Fratelli d’Italia (Maschio). Forza Italia, dopo un primo tempo di incertezza, ha condannato tale proposta di legge (Calabria e Orsini, col presidente Berlusconi, v. comunicato del 24.07.2020).

Le manifestazioni pubbliche contrarie
In questi giorni ci sono state in proposito anche numerose manifestazioni popolari per denunciare e contrastare questo progetto di legge ingiusto e liberticida, con tanto di appello al Capo dello Stato perché lo blocchi, in quanto addirittura anticostituzionale.

Particolarmente partecipata, nonostante i limiti e il distanziamento sociale imposto dal governo per l’emergenza sanitaria, la manifestazione (#Restiamoliberi) tenuta sabato 17 ottobre in piazza del Popolo a Roma.

Sono convenute migliaia di persone, in rappresentanza di circa 60 associazioni pro family presenti su tutto il territorio nazionale; ad esempio Alleanza Cattolica, Difendiamo la Vita con Maria, Pro Vita & Famiglia, Articolo 26, Non si Tocca la Famiglia, Steadfast onlus, Centro Studi “Rosario Livatino”, CitizenGo; Family Day, coordinamento Polis pro persona (Movimento per la Vita, Associazione famiglie numerose, Movimento Cristiano dei lavoratori).

È stata sottolineato con fermezza (anche da parte di illustri giuristi presenti), riguardo alla proposta di legge in oggetto, che nel nostro ordinamento non esiste alcun vuoto normativo (dispone infatti già di tutti gli strumenti giuridici necessari per perseguire e condannare chi si rende colpevole di questi atti, come dimostrano severe sentenze già passate in giudicato). Inoltre la vaghezza del concetto di “atti di discriminazione” fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere” di fatto conferisce poteri sconfinati alla Magistratura; “trasforma le opinioni in fobie e quindi in reati”; moltiplica i “diritti immaginari” e conduce al paradosso di un “relativismo assoluto che non ammette opposizioni”. La legge, oltre a negare l’evidenza della differenziazione e complementarietà sessuale, è condita pure da una sorta di “demonizzazione del maschio” (che in quanto tale sarebbe violento).

Molte famiglie, anche presenti alla manifestazione, hanno voluto riaffermare il diritto inalienabile, oltre alla libera espressione del pensiero, al primato educativo sui lori figli.

La CEI (Conferenza Episcopale Italiana) aveva già espresso, il 10 giugno scorso (con un Comunicato dal titolo “Non serve una legge”) “forte preoccupazione” per questo progetto di legge, considerandolo inutile (“non si riscontra alcun vuoto normativo” che “giustifichi l’urgenza di nuove disposizioni”) e dannoso, visto che porta a “derive liberticide” che finirebbero “col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni che hanno già introdotto norme simili”. I Vescovi paventano anche i possibili esiti nefasti del provvedimento: “Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma, e non la duplicazione della stessa figura; significherebbe introdurre un reato di opinione”).

Indice dei libri (scolastici) proibiti 
(perché non obbedienti all’ideologia Lgbt)

Come se non bastasse, mentre è in dirittura d’arrivo alla Camera il progetto di legge sopra esposto, già è stata presentata (in conseguenza, senza perdere tempo!), una nuova proposta di legge (da parte di PD, M5S, LEU e +Europa; se ne fa paladina ancora la Boldrini), che riguarda i libri di testo scolastici, che devono essere favorevoli all’ideologia gender, teoria che dovrà essere insegnata nelle scuole.
Si tratta a questo punto di porre in atto un rigido controllo (ma siamo in un regime?!), mediante un Osservatorio nazionale “pro-gender” sui libri di testo scolastici, per giudicare (approvare o disapprovare) se siano sufficientemente “inclusivi”, “diversi”, cioè aperti nei confronti degli omosessuali e transessuali e scevri da vecchi “stereotipi” su maschio femmina o sulla famiglia tradizionale.

Il progetto di legge, che dal 28 settembre scorso è già all’esame della Commissione Cultura della Camera, si chiama infatti «Disposizioni per la promozione della diversità e dell’inclusione nei libri scolastici nonché istituzione di un osservatorio nazionale».

Così recita l’Introduzione: «La presente proposta di legge ha come obiettivo quello di adeguare l’ordinamento italiano ai principali standard internazionali in materia di diversità e di inclusione nel settore dei libri di testo scolastici, attraverso un’efficace azione di prevenzione e di contrasto dei pregiudizi e degli stereotipi di genere, nonché di quelli relativi alla cultura, all’etnia e all’abilità, valorizzando la diversità. […] La presente proposta di legge vuole promuovere una maggiore attenzione ai temi della diversità e dell’inclusione all’interno dei percorsi scolastici, rendendo più rappresentativi e inclusivi i curricula delle varie discipline, in particolar modo con una prospettiva attenta al genere».

Ed ecco alcuni accenni alla proposta di legge. All’art. 1 si istituisce un «Osservatorio nazionale sulla diversità e sull’inclusione nei libri di testo scolastici». Quali i compiti di tale osservatorio? «L’osservatorio effettua una ricognizione dei libri di testo scolastici utilizzati nelle scuole di ogni ordine e grado. […] L’osservatorio esprime un parere articolato sui libri di testo scolastici che ha esaminato. […] Qualora il parere […] sia favorevole, al libro di testo scolastico è assegnato un riconoscimento positivo [una sorta di bollino] che l’editore può apporre sul libro di testo» (art. 2). Quando invece il parere è negativo l’editore può chiedere all’osservatorio quali modifiche apportare. Tale giudizio dell’osservatorio (sia positivo che negativo) «è inserito tempestivamente in appositi elenchi pubblici telematici».

L’art. 4 prevede in tal senso corsi di “formazione sull’inclusione” (cioè l’indottrinamento obbligatorio) per gli editori e persino per i docenti; l’art. 6 specifica poi che il governo sarà impegnato nell’elaborazione di programmi scolastici attenti al tema della diversità e dell’inclusione.

Qualsiasi testo scolastico non si adeguerà alla nuova dittatura “gender”, anche solo dando giudizi morali su certi modi di vivere la sessualità o si ostini a parlare di famiglia tradizionale (padre-madre-figli) sarà cioè privato del “bollino” dei testi virtuosi, andando così all’Indice dei libri proibiti e come tali sia messi alla gogna oltre che discriminati a livello economico (chi oserà ancora adottarli?). Anche gli insegnanti devono adeguarsi. [fonte: NBQ, 15.10.2020]

Viene così ulteriormente meno non solo la libertà di pensiero, di coscienza, di religione, ma anche la libertà di educazione: insomma i cardini stessi del diritto, i diritti umani fondamentali, i principi “non negoziabili” della società, del vivere civile e della democrazia!
In pratica, si tratta più o meno di un regime, una dittatura … fondata peraltro sulla menzogna. Un altro passo verso l’imminente (apparente e provvisorio) trionfo dell’Anticristo?