È da oltre un anno che, dopo aver visto, anche in Italia, le SS. Messe addirittura vietate per oltre due mesi (!), talora con gravi abusi di potere delle forze dell’ordine e governi che, ben al di sopra dei loro poteri, comandano persino alla vita interna e liturgica della Chiesa, ora constatiamo liturgie e ambienti liturgici trasformati dall’ossessione salutista, con indicazioni, limitazioni e virus-fobie non viste così in altri ambiti e assemblee (cfr. News del 20.08.2020); infine, è inutile nasconderselo, la partecipazione dei fedeli si è notevolmente ridotta! Avevamo infatti già osservato che, alla ripresa delle celebrazioni, solo un 30% vi aveva fatto ritorno (cfr. stessa News). A ciò hanno contribuito diversi fattori, non tutti riconducibili direttamente solo alla cosiddetta ‘pandemia’. Se le assemblee liturgiche vedono da tempo una presenza predominante di anziani (quanti responsabili della cosiddetta “pastorale” si accorgono che i giovani e ora pure i ragazzi sono pressoché spariti?!), ora sono proprio loro, gli anziani, particolarmente coinvolti dalla ‘fobia’ del contagio (quantomai indotta in modo ossessivo dalla TV, da loro ascoltata magari per intere giornate), a temere di andare in chiesa.
Anche i mesi di presunta partecipazione ‘virtuale’ alle celebrazioni (in TV o, per i più moderni, su internet) hanno creato un’abitudine, peraltro comoda quanto pericolosa per la vita di fede. Infatti, dopo anni e decenni in cui le SS. Messe sono state assai spesso ridotte ad “assemblee” parrocchiali (per non dire una sorta di rappresentazioni teatrali), con estenuanti innumerevoli didascalie e pseudo-omelie del celebrante (che fa da protagonista, se non addirittura da show-man, parlando magari in modo logorroico di tutto tranne che di Gesù e dell’autentica fede), di fronte a chiese trasformate in aule poli-funzionali (per concerti, spettacoli, incontri di ogni tipo e persino come mense per i poveri, se non rifugio per gli immigrati); in altre parole, mancando la consapevolezza e la percezione del sacro, del soprannaturale, del divino e della stessa presenza reale di N. S. Gesù Cristo nell’Eucaristia, ebbene con tutto ciò il passo a considerare poi la partecipazione alla S. Messa qualcosa di equivalente a quelle “virtuali”, magari più belle, che si possono vedere su uno schermo, comodamente in poltrona e ben protetti da contagi e persino da intemperie, è davvero facile. Ma, appunto, nello schermo la presenza ‘reale’ di Gesù non c’è, né tanto meno si può così adorare o ricevere sacramentalmente!

Pochi giorni fa abbiamo osservato (v. News del 10.03.2021) quale dolorosa impressione desta il contrasto tra la paura, superficialità, per non dire tiepidezza, di certi cattolici “nostrani” … e l’eroicità di chi persevera con audacia nella fede e nella partecipazione alla S. Messa, anche con il pericolo (questo sì reale e non presunto!) di venire uccisi, colpiti da bombe, da attentati e con persecuzioni di ogni tipo, come è per milioni e milioni di nostri fratelli nella fede! (v. anche News del’8.01.2021).

Non è infine da persone colpite da mania complottista o da patologico vittimismo riconoscere che, con il pretesto della cosiddetta pandemia, certi poteri non si siano lasciati scappare l’occasione per sferrare un subdolo attacco alla libertà religiosa e nello specifico alla fede cristiana. Non a caso proprio le più grandi solennità cristiane, Pasqua e Natale, sembrano essere particolarmente nel mirino di questo sottile attacco alla fede cristiana. E non si venga a dire che le restrizioni particolarmente acute in occasione di queste due solennità cristiane sarebbero determinate dal timore di possibili esodi turistici, visto che gli ostacoli sono stati invece pressoché superati in occasione dell’estate (a parte il fatto che abolire il turismo per un Paese come l’Italia significa provocare danni peggiori di una guerra!). Oppure si potrebbe ironicamente ipotizzare che il “virus” non sia affatto cieco, ma molto preciso, nel presentare le sue “ondate” non in occasione di feste civili o ricorrenze musulmane (Ramadan, ecc.), ma proprio in occasione delle due più grandi solennità cristiane, sollecitando duri interventi governativi addirittura con forte anticipo, come per questa Pasqua, quando invece la politica sembra in genere navigare ‘a vista’ nella gestione di questo tragico momento storico!
 

Ed eccoci alla Settimana Santa!

Il governo italiano ha infatti previsto con settimane di anticipo, contrariamente allo stillicidio quotidiano delle ossessive statistiche e agli improvvisi e sconcertanti DPCM, persino nel cuore della notte, cui ci si era quasi abituati, che proprio per Pasqua (3-4-5 aprile) il virus sarà particolarmente esplosivo (nonostante i vaccini?!) e quindi l’Italia diventerà tutta obbligatoriamente “rossa” (praticamente un nuovo lock-down). Però, grazie a Dio, le liturgie non sono state quest’anno proibite (a limitarne le forme provvede già la Chiesa, quasi con una corsa a chi è più restrittivo e igienizzante!). Però attenzione: nella Domenica delle Palme le palme e gli eventuali rami d’olivo si devono portare da casa e non si passano da persona a persona! Il Giovedì Santo guai a fare la lavanda dei piedi! E la Veglia pasquale (che deve essere liturgicamente di notte, fin dall’inizio, con la benedizione esterna del fuoco e la liturgia della luce) deve invece rispettare il “coprifuoco”, quindi deve finire ad un’ora che permetta ai fedeli di essere già rintanati in casa per le 22 (trattandosi di una liturgia di almeno 2 ore ed essendo già in ‘ora legale’, di fatto dovrà iniziare invece di giorno e sarà un eufemismo chiamarla ancora “veglia”).

Medesime e persino ancor più stringenti restrizioni anche in Vaticano (dove peraltro il vaccino è incredibilmente d’obbligo per tutti i dipendenti, pena il licenziamento!), con forti limitazioni dei partecipanti alle liturgie pontificie. Persino la S. Messa del Crisma il Giovedì Santo  mattina (che normalmente prevede la concelebrazione col Papa di tutti i sacerdoti presenti a Roma – come fa ogni diocesi col proprio vescovo, essendo celebrazione non solo della Benedizione degli Olii Santi, ma con solenne rinnovo della promesse sacerdotali, nel giorno stesso dell’istituzione del sacerdozio da parte di N.S.G.C. nell’Ultima Cena) vedrà nella Basilica di S. Pietro la presenza solo dei pochissimi membri del Consiglio Presbiterale della diocesi di Roma. Anche la Via Crucis del Venerdì Santo (trasmessa in mondovisione) per il 2° anno consecutivo non sarà al Colosseo ma sul sagrato della Basilica di S. Pietro, con un ristretto numero di persone. Infine, anche in Vaticano la Veglia Pasquale inizierà, contrariamente a quanto prevedono le norme liturgiche, alle 19:30, cioè ancora con la luce del giorno.

In Germania, Angela Merkel ha compiuto uno scivolone (non del tipo rischiato dal vecchio J. Biden sulla scaletta dell’Air Force One), ma s’è subito rialzata, con un umile e pubblico “mea culpa”. La Cancelliera infatti, il 22 marzo, aveva preso la drastica decisione di uno stretto lock-down per l’intero Paese proprio dal 1° al 5 aprile (appunto per Pasqua, guarda caso), con tanto di divieto di partecipare alle liturgie pasquali! Rimaneva invece per i tedeschi la possibilità di andare nei supermercati, anche il Sabato Santo, e persino in vacanza all’estero (ad esempio alle Baleari, è stato detto). Il Governo s’è però trovato di fronte alla dura protesta dell’episcopato tedesco (con una ferma presa di posizione dello stesso Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, mons. Bätzing), un episcopato normalmente più attento agli “introiti” (v. la questione delle tasse per la Chiesa e la scomunica per chi non le paga) che all’ortodossia della fede! Ma la Cancelliera Merkel ha ricevuto le critiche addirittura dal suo stesso Ministro degli Interni (Seehofer, del CSU). Così, subito 2 giorni dopo (il 24), intervenendo sulla ‘question time’ sollevata al Bundestag, ha riconosciuto l’errore compiuto ed ha immediatamente ritirato le misure precedentemente annunciate.

In Belgio le celebrazioni continueranno invece ad essere permesse nel limite tassativo di 15 persone (50 per i funerali), indipendentemente dalla grandezza della chiesa (piccola cappella o immensa cattedrale che sia)!

Particolarmente forte è il divieto (e relative pene per chi contravviene) in vigore in Irlanda. È dal 5 dicembre, e almeno fino al 5 aprile, che nel Paese c’è il divieto di partecipare alla S. Messa (solo ai funerali, per un massimo di 10 persone)! E per far capire che non si scherza, non più tardi del 19 marzo scorso (solennità di S. Giuseppe) un sacerdote (p. Hughes, della diocesi di Ardagh & Clonmacnoise) che celebrava la S. Messa con le porte della chiesa aperte e un piccolo gruppo di fedeli, s’è visto arrivare in chiesa la polizia, che gli ha inflitto una multa di € 500 e l’ha minacciato di essere sbattuto in carcere se avesse continuato o ripetuto il gesto! (del resto qualcosa di analogo a quanto è avvenuto l’anno scorso anche in Italia, ad esempio a Cerveteri il 15.03.2020, v. News del 10.04.2020). Il sacerdote ha detto che non pagherà la multa, a costo del carcere! Nei confronti di tali decisioni governative si sono sollevate però obiezioni anche da parte di giudici, di note personalità pubbliche e della stessa Commissione irlandese per i diritti umani e l’uguaglianza, dichiarando illegali tali divieti del Governo.
 

Di fronte a queste e altre incomprensibili (se non in una logica di laicismo esasperato e di dittatura sanitaria!) restrizioni della “libertà religiosa” e “di culto”, sia pur motivate pretestuosamente dall’emergenza sanitaria (che non valgono però allo stesso modo per altri assembramenti e per certe attività commerciali), c’è stata addirittura una presa di posizione e protesta ufficiale della Commissione delle Conferenze Episcopali della Unione Europea (COMECE), che ha coinvolto la stessa Commissione Europea (nella persona del vice-presidente Schinas), in cui si sottolinea esplicitamente che “con la scusa del Covid-19, nei Paesi europei è limitata e minacciata la libertà religiosa e di culto”!