Sia pur con minori episodi eclatanti, la persecuzione anticristiana nel mondo durante il 2020 è aumentata, specie in Africa (soprattutto in Nigeria). È quanto emerge, non solo dai missionari presenti sul posto (cfr. il PIME e l’autorevole agenzia Asia News), ma anche dai Rapporti annuali di Open Doors e di ACN (Aiuto alla Chiesa che Soffre).

Anche se in testa alla classifica della persecuzione anticristiana rimane da quasi 20 anni la Corea del Nord (dittatura comunista; qui tra l’altro decine di migliaia di cristiani sono internati nei “campi di lavoro”, in condizioni di vita spaventose, anche solo per aver pregato in casa o posseduto cose o libri religiosi), in genere si tratta di Paesi islamici (33 sui 50 Paesi dove il cristianesimo è perseguitato, 8 su 11 dove la persecuzione è particolarmente violenta) o comunque ad opera di musulmani.

Non affrontiamo qua la penosa situazione della Chiesa in Cina, dove quella Chiesa che non si sottomette ai comandi “religiosi” del governo (Partito comunista) continua ad essere fortemente perseguitata, nonostante gli accordi “segreti” e provvisori col Vaticano (firmati il 22.09.2018 e rinnovati per altri 2 anni il 22.10.2020).

Per rimanere in Asia, particolarmente critica è la situazione in Pakistan (v. anche News del 10.09.2020), dove la terribile “legge sulla blasfemia” (che permette di condannare a morte chiunque sia stato accusato da qualcuno di aver parlato male di Maometto o dell’islam) diventa spesso il pretesto per condannare a morte chi non è musulmano (oltre talora per personali motivi di odio o vendetta).
Particolarmente delicata, come del resto in quasi tutti i Paesi musulmani, è la situazione della donna, che se già nell’Islam è considerata “inferiore” rispetto all’uomo, nel caso osi essere cristiana diventa particolarmente oggetto di violenze (rapimenti, stupri, matrimoni forzati con musulmani e quindi obbligata a farsi musulmana). Solo in Pakistan si registrano almeno 1.000 casi all’anno. Di queste, molte sono semplici preadolescenti. (Ciò avviene anche in Egitto con le ragazze cristiane copte).

È ad esempio il caso di Neha (14 anni, data in sposa ad un uomo di 45 anni con altre mogli e figli e costretta a farsi musulmana). Così Komal Patras, minorenne e disabile, rapita 2 mesi fa a Lahore per essere data in sposa (schiava) a un musulmano.

Nel 2019 Associated Press ha potuto persino registrare un elenco di 629 ragazze e donne cristiane rapite in Pakistan e vendute come mogli in Cina!

Il 30.11.2020, a Rawalpindi, Sonia Bibi, una domestica di 24 anni, è stata uccisa dal giovane musulmano Shahzad perché si era rifiutata di sposarlo per non essere costretta ad abiurare da Gesù e farsi musulmana.

Ancora a Lahore, nel Natale scorso, subito dopo la liturgia (evangelica), giovani musulmani hanno cominciato ad offendere le ragazze cristiane con appellativi offensivi e proposte oscene. Alcuni ragazzi cristiani hanno cercato allora di farli smettere e difendere le ragazze. Ne è nata una zuffa. A quel punto più di 30 uomini musulmani sono intervenuti lanciando pietre, picchiando i cristiani e andando persino a danneggiare le loro case. Sette cristiani sono rimasti feriti, colpiti dalle pietre, e uno è stato ferito da un coltello. Alcuni musulmani hanno anche cercato di entrare nel luogo di culto ma sono stati fermati. Due sono stati consegnati alla polizia, che però li ha lasciati in libertà. [fonte: AsiaNews, 29.12.2020]

In Indonesia, nel remoto villaggio di Lemban Tongoa (isola di Sulawesi) c’è stato di recente un ennesimo attentato islamico contro i cristiani: abitazioni date alle fiamme e 4 uomini brutalmente uccisi (uno decapitato e un altro bruciato vivo); 700 cristiani hanno dovuto rifugiarsi negli uffici amministrativi del villaggio, protetti dalla polizia locale.

In Armenia, con la ripresa della guerra del Nagorno Karabakh e le chiese passate sotto il controllo azero, la persecuzione anticristiana ha avuto una brusca impennata. È circolato recentemente in rete il video di un soldato che entra trionfante in una cappella al grido di “Allah Akbar!” e spezza la croce. L’8.10.2020, le forze azere hanno bombardato e distrutto il Santo Salvatore, cattedrale armena a Shusha.
Sulle proteste degli armeni in Francia v. sotto News del 2.01.2021; una manifestazione di protesta armena c’è stata anche a Milano.

In Turchia i sacerdoti cristiani, assai spesso minacciati dai musulmani, sono costretti ad essere scortati delle forze dell’ordine, è loro interdetto qualsiasi dialogo con la stampa, specie internazionale, ed è loro altamente sconsigliato indossare pubblicamente l’abito sacro.
 

Passando all’Africa, dove appunto nel corso del 2020 c’è stato il maggior incremento di persecuzione anticristiana, specie ad opera dei musulmani radicali…
Nella Repubblica Democratica del Congo, pur essendo un Paese a maggioranza cristiana, il 28 ottobre scorso militanti islamici hanno fatto irruzione in un villaggio, massacrando in modo atroce 18 fedeli e dato alle fiamme la loro chiesa. L’attentato è stato rivendicato dall’ADF (Allied Democratic Forces), gruppo militante islamista che da oltre 20 anni compie attacchi violenti.

Nel corso del 2019, in Burkina Faso, gruppi jihadisti hanno ucciso 1.300 persone. Ma anche solo pochi giorni fa, un gruppo armato ha fatto irruzione a Pansi, un piccolo villaggio di contadini nei pressi di Sebba, uccidendo 24 persone, tra cui il catechista Philippe Yarga, tra i primi inviati dal vescovo in missione stabile nella zona. Ha poi dato alle fiamme la piccola chiesa. Ha pure ucciso una ventina di musulmani.
[Di tale attacco ha parlato L’Osservatore Romano del 31.12.2020 e persino il Segretario generale dell’ONU António Guterres]

Il caso forse più doloroso della persecuzione anticristiana in Africa è dato dalla Nigeria, Paese di 200 milioni di abitanti (il più popoloso dell’Africa), di cui il 46% cristiani e il 53% musulmani.
[Ce ne siamo occupati anche nelle News dell’8.09.2020, 16.01.2020 e del 25.12.2019]
I cristiani in Nigeria subiscono attentati con una frequenza impressionante (dicono che sia un miracolo che si possa celebrare tranquillamente una S. Messa) e anche molti sacerdoti vengono rapiti, perseguitati, minacciati.
In 20 anni in Nigeria sono stati uccisi circa 100.000 cristiani, in 21.000 attacchi, specie dei musulmani di Boko Haram e di al Qaida (43.242 uccisi), di pastori fulani (18.834) e di altri gruppi estremisti (34.233). Un vero “genocidio”, di cui quasi nessuno parla. 

Il gruppo islamico Boko Haram in 10 anni ha ucciso 36.000 persone e causato l’esodo di 2 milioni di persone (una parte delle quali vive tuttora in campi profughi protetti dall’esercito). Però nel 2016 i suoi attacchi si sono notevolmente ridotti, anche per interventi dell’esercito nigeriano (e di una forza militare cui partecipano anche Benin, Niger, Camerun e Ciad). In compenso è cresciuto il gruppo armato jihadista ISWAP (Islamic State West Africa Province), separatosi da Boko Haram e ormai ad esso antagonista, affiliato allo Stato Islamico, che opera soprattutto nella regione del lago Chad e che si estende anche in Niger, Ciad e Camerun.
Pare che recentemente Boko Haram abbia però allacciato rapporti con le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di droga e armi e che si finanzino coi sequestri di persona nel nord ovest della Nigeria. Così pare abbia stretto pure alleanze con i pastori (in genere musulmani) contro gli agricoltori (in genere cristiani).

Nel gennaio 2020 un seminarista di soli 18 anni, Michael Nnadi, rapito con altri 2 seminaristi, è stato ucciso a motivo della sua opera evangelizzatrice (quindi “in odium fidei”)!
Nei primi 6 mesi del 2020, nel solo stato di Kaduna (Nigeria centro-settentrionale), erano già stati uccisi 178 cristiani.
Nel luglio scorso abbiamo avuto questa tragica sequenza: il 10 sono stati uccisi 22 cristiani a Gora; il giorno dopo è stato assalito un villaggio e sono stati bruciati vivi 10 donne, un bambino e un anziano; il 19 sono stati uccisi 32 cristiani che partecipavano a una cerimonia nuziale; il 29 dei pastori Fulani hanno ammazzato 14 cristiani (13 dei quali della stessa famiglia).
Nel mese scorso (dicembre 2020) abbiamo avuto questa sequenza. Il 18 a Konduga (stato nigeriano del Borno) una ragazza di soli 17 anni si è fatta esplodere in mezzo a un gruppo di uomini, uccidendo 3 persone e ferendone gravemente altre 3 (il bilancio avrebbe potuto essere molto più grave se la ragazza fosse riuscita a raggiungere un punto più affollato della via, dov’era diretta); l’attentato è stato rivendicato da Boko Haram (questi attentati suicidi, un tempo frequenti, erano diventati più rari). La vigilia di Natale c’è stato un raid di Boko Haram nel villaggio di Pemi, a maggioranza cristiana: i jihadisti, arrivati a bordo di autocarri e moto, hanno incominciato a sparare ed hanno ucciso 7 persone (ma ne mancano all’appello altri), rapito un sacerdote, incendiato la chiesa e 10 abitazioni; hanno persino rubato quei generi alimentari che erano stati preparati per i poveri del villaggio in occasione del Natale e distrutto i medicinali del centro medico. C’è stato poi, sempre a dicembre, nello stato nigeriano del Borno, un brutale attacco in cui sono stati sgozzati decine di braccianti delle piantagioni di riso.
Non sono poi mancati i rapimenti (anche se pare solo ad opera di comuni criminali, per ottenerne un riscatto, talora anche solo di poche migliaia di $). Il 15 dicembre è stato sequestrato padre Valentine Oluchukwu Ezeagu, della Congregazione dei Figli di Madre Maria della Misericordia, liberato la sera del 16.
Particolarmente impressionante, il giorno 11, l’assalto armato (rivendicato falsamente da Boko Haram, in realtà forse attuato da comuni criminali) all’enorme collegio maschile cattolico (con 800 studenti di scuola secondaria) di Kankara, nello stato nigeriano di Katsina, col rapimento di 344 studenti! Dopo giorni di trattative con i rapitori, avviate dal governo locale e federale, sono stati quasi tutti liberati la sera del 17 dicembre, nel vicino stato di Zamfara dove erano stati trasferiti.
Il felice esito della vicenda non nasconde però la possibilità che possano avvenire in Nigeria tali clamorosi atti criminali. Anche se in questi casi pare appunto che si tratti non specificamente di atti d’odio contro i cristiani; tanto è vero che il giorno 19, sempre nel Katsina, sono stati rapiti (e liberati quasi subito) 84 studenti della scuola islamica Hizburrahim Islamiyya, mentre stavano tornando a casa dopo aver partecipato ad un momento di preghiera.