Strani confini e possibili pericoli

Strani confini e possibili pericoli


[News, 22.10.2022]

Molte volte sono stati proprio degli strani confini creati tra le Nazioni a determinare forti tensioni internazionali e persino pretesti per ingaggiare delle guerre, anche di proporzioni catastrofiche!

Ad esempio: dopo la Prima Guerra Mondiale si lasciò alla Polonia uno sbocco sul Mar Baltico (il cosiddetto “corridoio di Danzica”); ma ciò spaccava la Germania dal resto della Prussia Orientale. Fu il pretesto per Hitler per invadere la Polonia da occidente nel settembre 1939, seguita qualche giorno dopo dalla Russia da oriente. Iniziò così la Seconda Guerra Mondiale!

Russia

Come abbiamo riportato in queste News (vedi 2.10.2022), nel corso dei tragici eventi che vedono coinvolta l’Ucraina (in realtà per uno scontro tra NATO/USA/UE e Russia), alcuni territori orientali di questo Paese (le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk e le regioni di Zaporozhye e Kherson), storicamente di tradizione culturale, linguistica e religiosa russa, sono state riannessi alla Russia il 30 settembre scorso mediante un Referendum (ma tale annessione non è stata riconosciuta dall’Occidente e per questo l’Italia ha convocato immediatamente l’Ambasciatore russo al  Ministero degli Esteri).

Analoga tensione si era già creata tra Russia ed Ucraina nel 2014 anche a proposito della Crimea, anch’essa di tradizione russa e strategica penisola sul Mar Nero, dunque decisiva per la Russia che dal Mar Nero può inviare le proprie flotte mercantili e militari nel Mediterraneo, attraverso gli stretti del Bosforo (Istanbul) e dei Dardanelli, entrambi in territorio turco. 

Non a caso la Russia mantiene buoni rapporti con la Turchia (Paese che pure è nella NATO, come l’antistante Grecia, e che qualcuno vorrebbe persino nella UE); lo si è visto anche sulla questione della Siria (nel 2015 la Russia ha di fatto persino tollerato l’abbattimento turco di un proprio aereo militare).

A proposito di Turchia …

qualcuno ricorda la sua ancor recente invasione di Cipro?

La Turchia è un Paese di enorme importanza strategica, geo-politica, economica e persino religiosa. Fa infatti da ponte, nel Mar Nero e nel Mediterraneo, tra l’Europa e l’Asia.
Evangelizzata già da S. Paolo (cfr. Lettere ai GalatiEfesini e Colossesi, che sono nel N. T. e quindi Parola di Dio), di famiglia ebrea (e fariseo convinto) ma nato in Turchia (a Tarso), la Turchia è stata abitata anche dall’apostolo Giovanni e quindi persino da Maria SS.ma (a Efeso).
Costantinopoli (oggi Istanbul) fu la capitale dell’Impero Romano d’Oriente e divenne presto il Patriarcato cattolico più importante dopo Roma (e prima di Mosca), divenuto poi ortodosso con lo scisma del 1054. Già nella seconda metà dell’XI sec. fu però invasa dai Musulmani e divenne dal 1299 al 1922 cuore dell’Impero Ottomano (musulmano). Dopo un breve periodo, nel XX sec., di relativa laicità (con Atatürk), specie con l’attuale Presidente Erdoğan la Turchia, a stragrande maggioranza musulmana, sta tornando sempre più una sorta di Califfato musulmano sunnita. Non solo con fatica tollera altre religioni (nel 2006 è stato ucciso addirittura un prete di Roma: Andrea Santoro), ma promuove e sostiene economicamente l’invasione musulmana dell’Europa, attraverso una forte immigrazione e la costruzione di numerosissime moschee e scuole islamiche (cfr. News,2.10.2018, 5.12.2019 e 5.03.2019) ma pure con l’immigrazione clandestina (anche dal Medio Oriente), attraverso la Grecia o le rotte balcaniche, che usa anche come minaccia per la UE (a tal punto che la UE ha già dovuto donare alla Turchia miliardi di € per convincerla a tenersi questi immigrati e profughi).

L’importanza strategica, geografica, politica, militare e commerciale della Turchia (abbiamo parlato pure delle vie della droga, v. News, 2.2.2022), è tale che, pur essendo di fatto un Paese già asiatico, fa parte della NATO (per volontà degli USA) e da anni c’è insistenza perché entri nientemeno che nell’Europa Unita (UE)!
 

Ebbene, nel 1974 la Turchia ha invaso Cipro, strategica isola del Mediterraneo orientale, che fu già sotto Venezia (ne conserva le tracce artistiche), come poi sotto l’Impero britannico.
Cipro è culturalmente legata alla Grecia e di fede principalmente greco-ortodossa. Ma dopo l’invasione turca l’isola è spaccata in due, in tutti i sensi! La parte settentrionale è di fatto sotto il dominio della Turchia (anche se ufficialmente è Stato indipendente, peraltro riconosciuto solo dalla Turchia), dove vige (imposta) la fede islamica (sunnita); mentre il resto dell’isola, rimasta di fede cristiana ortodossa greca, ha un’impronta ancora inglese (persino la circolazione stradale è a sinistra); si tratta di uno Stato indipendente, che nel 2004 è addirittura entrato a far parte della UE!

Dunque, nel Mediterraneo orientale, proprio di fronte ad un sempre incandescente Medio Oriente, abbiamo un Paese (Cipro) della UE occupato dalla Turchia (che molti vorrebbero addirittura nella UE!) e due nazioni della NATO (Grecia e Turchia) praticamente in lotta tra loro!

Paradossi enormi… ma basta non parlarne!!

Invece altre invasioni, o persino annessioni, sotto la martellante e manichea (il bene siamo noi, il male sono gli altri) informazione di massa, scatena indignazioni, orrore, sanzioni e persino guerre!

A proposito ancora del Mar Nero …

Nella dissoluzione del blocco sovietico, la povera nazione della Moldavia è rimasta senza accesso al Mar Nero, se non attraverso il Danubio, nonostante i pochissimi km. che la separano da esso, perché circondata dall’Ucraina e dalla Romania.

La Russia all’interno della UE

Pochi sanno, ed è un silenzio mediatico che insospettisce, che esiste pure un pezzo di Russia in pieno territorio UE e NATO!

Come possiamo constatare tragicamente anche in questo tempo, l’Europa – che, come ricordava con enfasi profetica Giovanni Paolo II, non a caso unico Papa slavo della storia, si estende “dall’Atlantico agli Urali”! – risente invece ancora delle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, con quella spaccatura e spartizione in due blocchi che ne conseguì (Conferenza di Jalta). Quando dopo 70 anni, nel 1989 il comunismo e il ferreo potere di Mosca repentinamente crollarono su se stessi, tutto il blocco sovietico andò in frantumi e nel 1991 si disintegrò la stessa URSS. Per 10 anni la Russia (ufficialmente: Federazione Russa), pur essendo il Paese più esteso del mondo*, divenne economicamente, politicamente e militarmente insignificante (qualcuno si domanda ancora dove andarono a finire le ingenti armi atomiche che la Russia possedeva; ma è una domanda proibita…). I Paesi che obbligatoriamente facevano parte del blocco sovietico e quelli facenti parti della stessa URSS approfittarono per proclamarsi Stati indipendenti; la Germania si riunificò e la Repubblica Ceca e la Slovacchia si ridivisero. Nacquero anche le tre Repubbliche baltiche di Lituania, Lettonia ed Estonia.

* La Russia (Federazione Russa) è il Paese più esteso del mondo: quasi 18 milioni di kmq, oltre km. 10.000 di larghezza, per 11 fusi orari! La popolazione è invece di neppure 150 milioni di abitanti. Giunge a circa km. 100 dall’Alaska (USA) (Stretto di Bering: in realtà, nello stretto, esistono le isole Diomede, di cui una è russa ed una statunitense, e distano solo km. 4, che quindi incredibilmente è la distanza che separa la Russia dagli USA!) e a circa km. 50 dal Giappone (tra l’isola giapponese di Hokkaido e quella russa di Sachalin); confina poi per km. 4.250 con la Cina e perfino km. 20 con la Corea del Nord.

Sulla dissoluzione della Jugoslavia (Paese comunista “non allineato”), nel 2003, e la nascita dei nuovi Stati, preceduta da nuove guerre e con tensioni persino tuttora non completamente risolte (v. Kosovo), torneremo più avanti.

Il crollo del comunismo e del blocco sovietico nell’est-Europa, che per sé avrebbe dovuto veder dissolversi anche il compito specifico della NATO (!), e la iniziale povertà delle risorse economiche e militari della Russia, hanno offerto agli USA l’illusione di poter finalmente attuare il loro storico progetto di divenire “padroni del mondo” (cfr. News, 2.10.2022), come alla NATO, complice la UE, di estendere il proprio potere, al fine ovviamente di garantire soprattutto gli interessi americani, in tutto il centro ed est-Europa!

Gli ultimi due decenni hanno invece visto dei radicali cambiamenti geo-politici ed economici mondiali.

Gli USA, già dopo la simbolica ma tragica ferita subita con gli attentati dell’11.09.2001, con le conseguenti guerre contro l’Afghanistan e di nuovo contro l’Iraq (quando la maggior parte dei terroristi di quel tragico attentato contro New York e Washington erano invece provenienti dall’Arabia Saudita, Paese storicamente alleato degli USA … che peraltro in queste settimane pare stia attaccando lo Yemen, nel silenzio internazionale), hanno pensato bene, insieme all’ONU e anche all’Italia (che vi ha lasciato anche non pochi gloriosi “Caduti”!) di ritirarsi da quei Paesi, permettendo immediatamente addirittura ai Talebani di riprendere il potere e di costituire nientemeno che l’Emirato Islamico dell’Afghanistan (cfr. News, 19.08.2021 e 2.02.2022).
Se il potere del petrolio è in leggero calo (i Paesi Arabi ed altri ugualmente musulmani – potremmo dire per noi fortunatamente divisi tra loro tra Paesi sunniti e sciiti – hanno infatti pensato di investire le loro ingenti risorse economiche, in genere in mano a pochi sceicchi, in altro), qualcosa di sorprendentemente nuovo è invece successo nel panorama economico mondiale.

Se pure l’India (coi suoi 1,4 miliardi di abitanti) è diventata una grande potenza mondiale, è soprattutto la Cina ad impressionare e mutare tutto il panorama e gli equilibri geopolitici, economici, finanziari e commerciali globali, condizionando probabilmente (mediante un’incredibile e spietata unione tra “comunismo” e “capitalismo di Stato”) il futuro del pianeta!
Nel frattempo, in questi ultimi 20 anni, anche la Russia ha ritrovato non solo l’orgoglio della propria tradizione culturale, che non vuole certo sottomettersi ai ‘diktat’ e ideologie del New World Order americano, ma anche la propria competitività economica e soprattutto militare (cfr. News, 2.10.2022).

Gli USA, nonostante tutto questo (eppure già in Medio Oriente, specie in Siria, avrebbero dovuto accorgersi che senza la Russia non si giunge a conclusione alcuna), non si sono ancora resi conto di questi cambiamenti?

Si può vedere in tal senso anche la promozione USA delle cosiddette “primavere arabe” (in realtà invenzioni o sponsorizzazioni americane), nel nord-Africa e in Medio Oriente, con attacchi rovinosi e senza alcun mandato ONU, come quello in Libia (per interessi americani e francesi, peraltro a scapito di quelli italiani, per il petrolio-metano di cui avremmo urgente bisogno e per l’immigrazione clandestina totalmente fuori controllo e che colpisce particolarmente il nostro Paese).

C’è chi sottolinea come la destabilizzazione della Libia, seguita all’uccisione di Gheddafi (avvenuta il 20.10.2011 con l’apporto della NATO, Francia e Gran Bretagna, per sostenere le presunte “primavere arabe” ma soprattutto i propri interessi petroliferi), abbia influito negativamente sull’intera area centro africana, con gravi conseguenze per i cristiani (così ad esempio l’arcivescovo nigeriano di Kaduna, mons. Man-Oso Ndagoso leggi). 
Se poi qualcuno parlasse della doverosa “liberazione” della Libia dalla dittatura di Gheddafi (ma dovremmo allora fare la guerra a tutti i Paesi non democratici?! a cominciare allora dalla Cina?), peraltro l’unico leader libico che è riuscito a unificare e governare tutte le tribù di quel complesso Paese nord-africano, potremmo ricordare che l’Italia, solo due anni prima (11.06.2009) accolse a Roma con tutti gli onori il leader libico, facendogli addirittura tenere un’applaudita lectio magistralis sull’Islam all’Università La Sapienza (la stessa Università romana che solo poco prima, il 17.01.2008, rifiutò invece la visita di Benedetto XVI leggi; cfr. News, 24.10.2021).

Potremmo poi parlare di altre guerre (anche promosse o sostenute dalle forze USA o ONU) e lasciate nel dimenticatoio, anche se tuttora in corso … come in Somalia.

Eppure dovrebbe essere ormai abbastanza palese che se gli USA continuano a presentarsi come “padroni del mondo”, come le “forze del bene” in lotta contro quelle del “male”, contro “regimi autoritari e totalitari” a loro scelta, contro “Paesi canaglia” perché avversi ai loro interessi (cfr. video sull’intervento ONU della Clinton a proposito della Siria), addirittura ingaggiando guerre (come già quelle “del Golfo”) per esportare la “democrazia”, non riconoscendo il mutato panorama geopolitico ed economico mondiale, potrebbero essi stessi portare ad un nuovo conflitto mondiale e persino andare incontro alla loro stessa sconfitta (dietro le nuove ritirate e la politica del “first America” c’è anche questo fiuto)!

[cfr. ancora News/documento del 1.03.2022 (parte finale)]

[cfr. pure il documento sugli Inglesi (vedi) o News del 14.09.2022 (vedi)]

Ma torniamo a parlare di quella particolare situazione che si è venuta a creare tra Polonia e Lituania, dopo il crollo del blocco sovietico e dell’URSS …
La Polonia confina attualmente (ad oriente, per km. 85) anche con la Lituania, tornata appunto Repubblica indipendente dopo il crollo dell’URSS e facente parte, come la Lettonia e l’Estonia, non solo della UE (ricordiamo che, nonostante ci venga sempre presentato come un dogma, non sono nella UE neppure la Svizzera o la Norvegia e, com’è noto, il Regno Unito ne è uscito!) ma addirittura nella NATO!
Però, tra Lituania e Polonia, quindi appunto all’interno della UE e dei Paesi NATO, c’è appunto un territorio (un “corridoio”?! ricorda niente? vedi sopra) che a tutti gli effetti è rimasto Russia, con la storica città di Kaliningrad (di circa 500.000 abitanti, fino al 1946 chiamata Königsberg, di appartenenza prussiana, dove nacque persino Kant), che ha pure uno dei più importanti porti sul Baltico! (cfr. News, 2.04.2022)
Dunque, la Russia ha un suo territorio all’interno della UE e della NATO!

A proposito del Baltico …

Com’è noto, il Mar Baltico è quasi un mare interno, a nord del 54° parallelo (che per questo d’inverno ghiaccia quasi totalmente, specie nel settentrionale Golfo di Botnia, a differenza del Mare di Norvegia, che, pur essendo molto più a nord, risente dei benefici della “Corrente del Golfo” e per questo non ghiaccia invece mai, permettendo la navigazione tutto l’anno!), su cui si affacciano Svezia, Finlandia, Russia (pensiamo alla gloriosa città di San Pietroburgo!), Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Germania e Danimarca. L’accesso dal Baltico al Mare del Nord e quindi all’Oceano Atlantico (e ovviamente viceversa) è possibile però attraverso le strettoie danesi dell’Øresund e del Bælts, oggi attraversati da arditissimi ponti (che potrebbero però diventare delle porte che si chiudono, anche in caso di bombardamento bellico o attacco terroristico!)

Hitler, comprendendo questo possibile blocco del Baltico, fece costruire, ed è tuttora attivo e totalmente in territorio tedesco, un incredibile canale che va da Kiel (e quindi dal Baltico) alla foce dell’Elba (e quindi al Mare del Nord e all’Oceano Atlantico).

Circa questi limiti di navigazione sul Mar Baltico, c’è pure un’altra importante osservazione geopolitica da compiere …
La Finlandia e la Svezia, che pur giungono quasi a toccare il Mare del Nord, non vi hanno accesso, bloccate per così dire dall’abbraccio settentrionale tra Norvegia Russia (confinanti per circa km. 200). La Finlandia arriva infatti a soli km. 22 dal Mare del Nord e a km. 30 dal Mare di Barents; e la Svezia arriva a soli km. 26 dal Mare del Nord. Il Mare del Nord, oltre alla navigabilità perpetua (a differenza appunto dal Baltico, specie settentrionale, che invece ghiaccia d’inverno), è anche di enorme importanza strategica geopolitica (sono infatti molte le basi USA e NATO nella Norvegia settentrionale!), oltre che energetica (giacimenti di petrolio).
Non a caso la Norvegia, che pur ha stretti accordi commerciali e dogane libere con gli altri Paesi scandinavi (Svezia, Finlandia e Danimarca, tutti nella UE; la Finlandia addirittura nell’€), non fa invece parte della UE…


Un’altra incandescente questione di confini, separazioni e annessioni …

Cina

Come sappiamo, la Cina (Repubblica Popolare Cinese, in realtà ferrea dittatura comunista) continua a riconoscere l’isola di Taiwan, a circa km. 180 dalle sue coste, come una propria “provincia”. Da decenni l’isola si è invece proclamata come Stato indipendente (Repubblica di Cina). In realtà tale Stato non è riconosciuto, oltre che dalla Cina, neppure dal Consiglio di sicurezza dell’ONU (USA, Russia, UK e Francia), dal Canada e neppure dalla UE. Di fatto attualmente solo 14 Paesi riconoscono questo Stato. Tra questi la Città del Vaticano (S. Sede); e ciò crea ulteriori problemi (oltre a quelli ben più gravi della negata libertà religiosa e della persecuzione anticristiana) nei rapporti tra Cina e Vaticano.

Hong Kong (ex base inglese) è invece tornata alla Cina solo nel 1997 (e ciò viene considerato appunto la fine del glorioso Impero britannico, vedi documento)! Tale importante città, di 7,5 milioni di abitanti e di enorme valore strategico, commerciale e militare, per tutto l’Estremo Oriente, ufficialmente gode fino al 2047 di uno Statuto speciale, ma di fatto è annessa a tutti gli effetti alla Cina (da cui gli ampi anche se repressi moti di contestazione popolare a tale sudditanza, cfr. News, 4.07.2022).


Qualche osservazione (storica e) geografica … anche sull’Italia

Da bambini, per chi ha una certa età, ci facevano studiare che il male assoluto erano gli Austriaci (per non dire l’impero Asburgico, peraltro ultimo impero cattolico della storia!) e che Trento e Trieste bramavano di essere liberate e tornare italiane!
Sì, gli Austriaci! In realtà, dopo oltre 150 anni, ancor oggi possiamo osservare come proprio il Lombardo-Veneto (che è stato sotto il dominio asburgico ed è stato “liberato” dai Piemontesi e dalle cosiddette “guerre d’indipendenza”) sia non a caso una delle zone più ricche e persino più cattoliche d’Italia! (cfr. dossier e documento sul Risorgimento)
La Prima Guerra Mondiale (l’<inutile strage!> l’aveva definita Benedetto XV), chiamata non a caso “la Grande Guerra!”, fu voluta (come accade quasi sempre!) da una ristretta oligarchia, soprattutto per annientare gli Asburgo. Milioni di giovani (persino adolescenti!), anche dai paesini più sperduti d’Europa, furono inviati al fronte e uccisi; ne sono tuttora riprova i “Monumenti ai Caduti” (in genere uniti a quelli ancor più numerosi della II Guerra Mondiale) nelle piazze centrali di ogni paese, dove si può vedere che quasi un’intera nuova generazione, cioè le forze più vive della società, è stata mandata al macello e decimata, per “liberare” territori che quei poveri ragazzi neppure sapevano dov’erano e con una lingua a loro incomprensibile!
Persino dopo decenni anche nelle scuole si insegnava ancora ai bambini che quei territori italiani dovevano essere liberati dai diabolici Austriaci, si raccontava delle terribili trincee, anche nei territori alpini più impervi, si cantavano le gloriose e malinconiche canzoni degli Alpini, o quella del “Piave”, si parlava delle terribile “disfatta” di Caporetto (oggi Slovenia, che causò centinaia di migliaia di morti, prigionieri, esuli e tuttora persino sinonimo e paradigma di ogni tragico tracollo), si celebrava il 24 maggio e il 4 novembre (fine della Grande Guerra, da poco chiamato “Giorno della Unità Nazionale”).
Oggi, pur facendo doverosa memoria di quei valorosi e giovanissimi soldati italiani, caduti loro malgrado in quella tragica epopea, si rimane poi giustamente stupiti nell’aver visto crollare le frontiere austro-italiche (1990), nel vedere giustamente uniti nell’Unione Europea Italia e Austria, nell’andare ad esempio al Museo storico di Salisburgo, pagare con la stessa moneta (€) e vedervi citata la solenne “vittoria” di Caporetto!

A proposito …

La Regione italiana più settentrionale si chiama “Trentino-Alto Adige”, ma la Provincia di Bolzano (e non osate chiamare “trentino” uno di loro) è “autonoma” (persino con un proprio partito politico in Parlamento); dopo tanta enfasi storica studiata a scuola sull’italianità di quelle valli alpine, tale provincia si chiama Alto-Adige ma anche Südtirol (per distinguerla dalla regione austriaca del Tirolo, cioè quella di Innsbruck), territorio italiano dove anche il tedesco è lingua ufficiale e fino a 50 anni fa c’erano persino attentati contro gli Italiani e facevano finta di non capire la nostra lingua.

Pezzi di Italia … passati alla Francia

Se la Corsica è “passata” alla Francia già dal 1768 (ma tra gli anziani Corsi non è difficile che si comprenda ancora il “genovese”!), Nizza e Savoia andarono alla Francia nel 1860.
Chambery (Savoia) era addirittura la sede dei futuri sovrani non solo di Torino (poi nuova capitale) ma d’Italia (mantenendo addirittura spudoratamente l’ordine numerico, v. Vittorio Emanuele II ecc. – cfr. dossier e documento sul Risorgimento), molti dei quali sepolti nella vicina e gloriosa Abbazia di Hautecombe.
Nizza (oggi Nice) è di grande importanza non solo turistica (Costa Azzurra) ma commerciale e di comunicazione. La linea di comunicazione stradale e ferroviaria che la collegherebbe naturalmente a Torino (Colle di Tenda), è stata di fatto lasciata nell’abbandono; così che si è praticamente tuttora costretti, se si vuole raggiungere dal Piemonte il sud della Francia, a passare da Savona o dal traforo del Frejus. Persino l’aeroporto di Nizza fino a poco tempo fa serviva pure tutto il ponente ligure (tuttora utilizzato dai turisti o artisti per raggiungere ad esempio Sanremo).
E’ poi evidente che la Corsica è geograficamente Italia (appena a nord della Sardegna ma visibile talora dalla Toscana e persino da Genova, che vi regnò per secoli), ma anche la sua cultura, arte, per non parlare della toponomastica (è ridicolo sentire l’accento finale francese su Ajaccio, Bastia, Bonifacio …).

L’Adriatico

Se poi passiamo dal Mar Ligure e Tirreno all’Adriatico, difficile non parlare dell’Istria e della costa dalmata come storicamente e artisticamente legate all’Italia (già dai tempi dell’Impero Romano, come a quelli della potente Repubblica marinara di Venezia, fino al fascismo).
Dopo tanta enfasi sulla riconquista di Trieste (Prima Guerra Mondiale), col secondo dopoguerra in quelle terre si è caduti sotto la persecuzione anticristiana e anti-italiana del comunismo di Tito (Jugoslavia, esistita dal 1918 al 2003) ed impressionante era la censura durata fino a poco fa anche in Italia sulla terribile tragedia delle cosiddette “foibe” (presenti persino in Friuli), dove sono stati sepolti vivi dai 15.000 ai 30.000 italiani, spesso a motivo dell’odio anticristiano (cfr. News, 23.02.2021).

A seguito della dissoluzione della ex-Jugoslavia si sono formati molti Stati indipendenti, non senza dolorosi conflitti (durati dal 1991 al 1995 e che tuttora lasciano delle tensioni, come sulla questione del Kosovo):

Slovenia: per mille anni sotto l’Austria, fu la prima Nazione dell’ex-Jugoslavia a rendersi indipendente (1991); tra quei paesi è l’unica a confinare con l’Italia; infatti per andare dall’Italia alla Croazia, percorso assai frequentato turisticamente, occorre passare attraverso la Slovenia; però, per raggiungere Rijeka/Fiume e recarsi nella bellissima costa dalmata, poiché si ostinano a non fare un’autostrada in quella direzione (mentre le autostrade in Slovenia e Croazia sono cresciute rapidissimamente), si è ancora obbligati a percorrere km. 42 di intasata strada normale. La Slovenia è entrata nella UE (e nella NATO) nel 2004 e nell’€ nel 2007 (su Gorizia/Nova Gorica v. poi).

Croazia: pur con una guerra durata dal 1991 al 1995, già dal 1991 si è costituita come Stato indipendente, entrato nella UE nel 2013 e prima ancora nella NATO nel 2009. Ha una forma singolare: oltre a confinare con l’Ungheria e la Serbia, circonda a nord, ovest e sud la Bosnia ed Erzegovina, occupa quasi tutta l’Istria e l’intera costa dalmata, spingendosi fin oltre Dubrovnik/Ragusa (da poco raggiungibile anche mediante un ardito ponte marittimo che evita il piccolo sbocco marittimo di Neum, lasciato alla Bosnia-Erzegovina).

Bosnia ed Erzegovina: molto ampia e quasi totalmente interna (tranne appunto lo sbocco di Neum sull’Adriatico). Già nel suo territorio, come in Serbia, si nota pure la presenza musulmana, residuo della dominazione turca (Impero ottomano), oltre alla Chiesa Ortodossa e ancora quella Cattolica. Dopo il crollo del comunismo e la dissoluzione della Jugoslavia ha sofferto una dura guerra, dal 1992 al 1995. Com’è ormai noto in tutto il mondo, nella zona meridionale (di Mostar) si trova Medjugorje, dove dal 24.06.1981 sono in corso apparizioni mariane, però non riconosciute ancora dalla Chiesa.

Serbia: allora centro della Jugoslavia (con la capitale Belgrado) e del potere comunista, ha conosciuto una dolorosissima guerra (1992/1995), che vide coinvolto nientemeno che l’intervento armato della NATO e della stessa Italia! e che tuttora risente di pericolose tensioni, come ad esempio sulla questione del Kosovo. Tra l’altro, se si esclude appunto il Kosovo, è l’unico Stato della ex-Jugoslavia che non ha accesso al mare (oltre ovviamente alla Macedonia del nord).

Kosovo: riconosciuto come Stato indipendente da molti Paesi del mondo, per la Serbia è invece ancora una sua regione meridionale; la contesa è ancora aspra e problematica.

Montenegro: s’è reso indipendente dalla Serbia nel 2006 ed entrato nella NATO nel 2017.

Anche la Macedonia del nord (come dal 2019 è stata denominata, per distinguerla dall’omonima regione della Grecia settentrionale, che aveva seriamente protestato per il semplice nome Macedonia, precedentemente adottato) faceva parte della Jugoslavia. Dichiaratasi indipendente nel 1991, è entrata nella NATO nel 2020 e chiede di entrare nella UE.
Non ha alcun accesso ai mari (Adriatico ed Egeo).
 

Il turismo italiano è fiorente sulle coste croate (anche se è la Germania ad avere i maggiori interessi). Sono poi diventati milioni i pellegrini cattolici che affluiscono da tutto il mondo a Medjugorje (Bosnia-Erzegovina). Il gas e il petrolio dell’Adriatico lo estrae la Croazia (invece noi ci rifiutiamo di estrarre anche quello, perché guai a traforare quel fondo del mare; mentre lo fanno tranquillamente sull’altra sponda).

Sull’Adriatico, fino a soli km. 50 dalla Puglia, si affaccia ovviamente anche l’Albania, forse il Paese del blocco sovietico che ebbe (fino al 1990) la peggiore dittatura comunista e relativa persecuzione anticristiana (l’unico ad avere addirittura l’ateismo come “religione di Stato”!); ridotta praticamente alla fame, appena crollato il comunismo negli anni ’90 vide un doloroso esodo di massa verso la Puglia … ed ancor oggi non si è adeguatamente ripresa da quel terribile passato ideologico! Divenuta Repubblica parlamentare nel 1998, è già entrata nella NATO ed ha chiesto di entrare nella UE.

N.B.: come si può anche in questo caso facilmente osservare, il ruolo della NATO non si è affatto concluso, come previsto, col crollo del “blocco sovietico” (a difesa del “blocco atlantico”), ma anzi, nonostante le dichiarazioni e promesse contrarie, ha conosciuto senza sosta, fino al presente, un progressivo inglobamento dei Paesi che facevano parte del “blocco sovietico”, per aumentare e difendere gli interessi occidentali (USA), fino ad accerchiare la Russia stessa.
Si è giunti così all’attuale e pericolosissima crisi circa l’Ucraina (che era già destinata anch’essa ad entrarvi)!


Un’osservazione particolare sulla Svizzera

Com’è noto, la Svizzera (Confederazione Elvetica, CH), è uno Stato geograficamente appartenente all’Europa centrale, di modeste proporzioni [kmq 41.285 (praticamente meno della somma di Lombardia e Veneto), con 8.6 milioni di abitanti (meno della Lombardia)], ma economicamente (banche e finanza) potentissimo a livello mondiale (v.  il World Economic Forum di Davos, cfr. News 29.01.2021).

Pur essendo un Paese tradizionalmente e ufficialmente neutrale (e ciò fa comodo alla grandi potenze e al potere finanziario mondiale), è in realtà fortemente militarizzato, con tanto di rifugi antiatomici e con un servizio militare, per i cittadini elvetici maschi, obbligatorio e assai impegnativo, persino con richiami periodici (alcuni, selezionati, possono svolgerlo, per tradizione storica al servizio del Papa, anche come “Guardie Svizzere” nella Città del Vaticano).

Pur essendo appunto al centro strategico dell’Europa, la Svizzera non fa però parte della UE (ma non è un dogma moderno far parte dell’Europa Unita e guai a porlo in discussione o a non volersi piegare ai ‘diktat’ persino ideologici delle sue oligarchie?), ha la sua ben protetta moneta (Franco svizzero, CHF) e non è neppure servita telefonicamente dal roaming internazionale (cioè, mentre una telefonata dall’Italia, persino per/dalla Norvegia, che non è nella UE, si paga come in Italia, non così per/dalla Svizzera)!
La Svizzera occupa pure quello che orograficamente è territorio italiano (cioè al di qua dello spartiacque alpino*) per tutto il Canton Ticino, fino al Lago Maggiore (Locarno) o Chiasso (km. 4 da Como), per kmq. 2812, e con un pezzo del Cantone dei Grigioni.

* Dallo spartiacque di quella zona alpina sorgono il Ticino (in direzione sud, fino a formare il Lago Maggiore e sfociare nel Po poco oltre Pavia), il Rodano [verso ovest, per attraversare la valle di Sion, formare il lago di Ginevra, toccare Lione (dove vi confluisce la Saona e dove è già navigabile), per poi dirigersi verso sud e sfociare nel Golfo del Leone, cioè nel Mediterraneo, poco ad ovest di Marsiglia] e il Reno (in direzione settentrionale), che è già navigabile da Basilea e va addirittura a sfociare nel Mare del Nord, nella zona di Rotterdam, cioè in Olanda.

La capitale del Canton Ticino è Bellinzona. La lingua ufficiale è l’italiano; si tratta dell’unica zona estera ad avere l’italiano come lingua ufficiale [la Svizzera ha infatti 3 lingue ufficiali: tedesco, francese e italiano (vi si aggiunge il “Romancio”, parlato in una parte del Cantone dei Grigioni)].
Anche il Cantone dei Grigioni deborda per km. 40 a sud dello spartiacque alpino del Passo di S. Bernardino, fin quasi a Bellinzona, in una valle dove la lingua usata è ancora l’italiano, anche a livello toponomastico.
Dunque la Svizzera – che, ricordiamolo ancora, non fa parte dell’Europa Unita! – “invade” geograficamente l’Italia, giungendo fino alle porte di Como (km. 4) e di Varese (km. 9), quindi della Val Padana (a soli km. 50 da Milano)!
Occupa così anche la parte settentrionale del Lago Maggiore (Locarno) e di quello di Lugano. Quindi in teoria si potrebbe entrare/uscire dalla UE con una barchetta o a nuoto!
In compenso, sul lago di Lugano, c’è rimasta, circondata dalla Svizzera, una città italiana, Campione d’Italia, le cui particolarità doganali e fiscali sono tuttora in discussione (riaperto quest’anno, 2022, anche il famoso Casinò, il più grande d’Europa).

Ultimamente, per collegare il Canton Ticino (e l’Italia) al resto della Confederazione Elvetica (e dell’Europa centrale), oltre ai trafori stradali del S. Gottardo e di S. Bernardino e il già esistente traforo ferroviario del S. Gottardo, la Svizzera ha costruito in tempi rapidissimi (addirittura inaugurato con un anno di anticipo sul previsto, il 1.06.2016, alla presenza dei più importanti capi di governo europei ma con un impressionante rito di stampo esoterico-satanico!) il traforo ferroviario “di base” del S. Gottardo, che attualmente è il più lungo e profondo traforo ferroviario del mondo (km. 57; quello della Manica è di circa km. 50)!

E noi continuiamo coi riti NO-TAV per escluderci dai collegamenti europei!

Esistono altri confini italo/elvetici che non corrispondono allo spartiacque alpino naturale, ma che fanno debordare la Svizzera in Italia:

– Sulla strada dello storico Passo del Sempione [che collega Domodossola (e quindi il Lago Maggiore e Milano) con Briga (e quindi con Sion e Losanna)] la Svizzera deborda per km. 19 in Italia, rispetto al Passo e allo spartiacque.

– Sulla strada del Passo del Maloja [che collega Chiavenna (e Lago di Como) con la lussuosa Sankt Moritz (Valle dell’Inn e quindi spartiacque verso il Danubio e il Mar Nero!)] la Svizzera deborda per km. 21 in Italia, rispetto al Passo e allo spartiacque.

– Sulla strada del celebre Passo del Bernina, che collega la Valtellina (SO) ancora con St-Moritz, la Svizzera deborda per km. 32 in Italia (fin quasi a Tirano), sempre rispetto al Passo e allo spartiacque.

– Anche sulla strada che va dalla Van Venosta (e quindi Merano e Bolzano) alla Valle dell’Inn, risalendo quella che da loro vien chiamata Val Müstair (dal nome della cittadina e del celebre monastero benedettino, di età carolingia e “Patrimonio culturale dell’umanità”), in pieno territorio orograficamente italiano, la Svizzera deborda per km. 20 in Italia, rispetto al Passo e allo spartiacque, comprendendo lo stesso monastero di Müstair (a soli m. 1000 dall’Italia)!


In compenso, in Val Pusteria (BZ) il confine italo-austriaco è spostato di km. 7 verso l’Austria rispetto allo spartiacque (ma quello di S. Candido non è un vero e proprio passo alpino); il che significa che per questo breve tratto le sorgenti della Drava, affluente del Danubio (dopo km. 700), sono in Italia: c’è dunque un po’ d’acqua italiana che teoricamente va in Romania e nel Mar Nero (sfociandovi a km. 1800 dall’Italia)!


C’è infine un’altra singolarità, che fino a pochi decenni fa rappresentava una questione assai complessa e pericolosa, anche se silenziata: si tratta della città di Gorizia (capoluogo di provincia, nel Friuli-Venezia Giulia).
La città è tuttora divisa in due, con una parte italiana (appunto Gorizia) ed una parte slovena (Nova Gorica) (vedi due esempi vedi). Ora è solo una città divisa tra due nazioni della UE, il che comunque non è proprio irrilevante; ma quando la Slovenia faceva parte della Jugoslavia (vedi sopra) era comunque nel blocco comunista sotto l’influenza sovietica (anche se la Jugoslavia di Tito era definito “Paese non allineato”). Il che significa che Gorizia, anche se non proprio come Berlino, era terribilmente attraversata dalla cosiddetta “cortina di ferro”, che dalla fine della II Guerra Mondiale divideva in due l’Europa, tra blocco occidentale e quello sovietico. Non a caso il Friuli-Venezia Giulia – che tra l’altro è a soli km. 300 dall’Ungheria (ricordiamo che nel 1956, ai primi segni di richiesta di democrazia e indipendenza, i carri armati sovietici hanno invaso Budapest!) – era la regione più fortemente militarizzata contro il blocco sovietico (basti pensare all’aeroporto militare di Aviano, presso Pordenone, tuttora utilizzato dall’aviazione militare USA vedi).


Insomma: basta non parlarne … e certi confini non costituiscono mai un problema. Basta invece incendiare gli animi con la propaganda (anche mediatica) … e scoppiano le guerre!