Non dimentichiamo che, se il cristianesimo è statisticamente la religione più perseguitata della storia (solo nel XX secolo ha avuto 40 milioni di martiri … e non esiste per loro neppure un “giorno della memoria”!), anche il XXI secolo si è aperto con un attacco violentissimo, che se in molti Paesi dell’Asia e dell’Africa assume i connotati della violenza fisica, uccisione o costrizione all’espatrio, in Occidente, specie in Europa, si traduce in una fortissima pressione culturale (e talora persino giuridica) per emarginare la fede cristiana dalla vita sociale.

In Medio Oriente una percentuale elevatissima di cristiani (in certi casi anche il 75%) è stata di fatto  costretta ad espatriare; e questo paradossalmente anche là dove gli interventi armati dell’Occidente furono ipocritamente giustificati come “esportazione della democrazia”, come nel caso dell’Iraq! Ma ciò avviene anche in Libano (il Paese del Medio Oriente con la più forte percentuale di cristiani) e perfino in Israele, per non parlare della martoriata Siria.

In Africa l’espansione musulmana conosce talora atroci violenze contro i cristiani, come ad esempio i quasi settimanali attacchi mortali contro i cristiani riuniti per la S. Messa domenicale in Nigeria.

L’iniziale ingenuo entusiasmo dell’Occidente nei confronti della cosiddetta “primavera araba” (su cui s’è già riferito, v. 12.09.2012 ma già il 9.10.2011), con tanto di interventi armati dell’Europa (in primis la Francia), attirati anche in questo caso più dal profumo del petrolio che da dichiarati interessi umanitari, oggi è costretto ad aprire gli occhi su una sempre più palese vittoria del fondamentalismo islamico, che rende soprattutto la vita dei cristiani praticamente impossibile, così da indurli all’espatrio.

Ad esempio: in Libia, su una popolazione di 6.125.000 abitanti, sotto Gheddafi (v. News del 1.09.2011) i cristiani erano 40.000, contro il 97% dei musulmani (sunniti), mentre oggi sono circa 5.000; e in Egitto, dove i cristiani sono ancora il 10% della popolazione (dato ufficiale, ma di fatto sono quasi il 20%,), che è di 84 milioni di abitanti residenti nel Paese, subiscono continue minacce e uccisioni, a tal punto da non sentirsi garantiti dalla nuova Carta e da disertare il “tavolo” del presidente Morsi.