Tuttora il cristianesimo rimane la religione più perseguitata nel mondo; e inoltre con la silenziosa complicità (più volte segnalata anche dal Papa) dei grandi organismi internazionali. Solo nel Medio Oriente, dove peraltro il cristianesimo è nato (Palestina), tra cristiani uccisi, violentati, scacciati o costretti di fatto a fuggire, in 12 anni (2003/2015) i cristiani sono di conseguenza passati da 5 milioni a 275.000! E, tra espansione violenta dello Stato islamico (IS), guerra in Siria, lotta tra Palestinesi e Israeliani, la situazione anche in questo senso sta progressivamente peggiorando; per cui si prospetta persino che nel 2025 i cristiani potrebbero essere spariti dal Medio Oriente. E ciò costituisce non solo una sorta di “pulizia etnica” (se non addirittura di genocidio), ma un irreversibile impoverimento culturale e sociale dell’intera area mediorientale.

Il padre Jacques Murad, il religioso siro-cattolico rapito a maggio dai miliziani musulmani nella zona della Siria caduta sotto lo Stato islamico (IS) e che ieri è riuscito a sfuggire in modo rocambolesco dalle mani dei suoi rapitori, ha detto che “ogni giorno c’era qualcuno (dei suoi rapitori) che mi domandava: chi sei? Io rispondevo: sono nazareno, cioè cristiano. Allora urlavano: convertiti all’islam o ti sgozziamo. Ma ho sempre resistito, non ho mai firmato l’atto di abiura dalla fede in Cristo”.

Anche in Iran il numero dei cristiani arrestati e imprigionati a motivo della loro fede è raddoppiato nel corso dell’ultimo anno. Attacchi contro le chiese, arresti e uccisioni di cristiani continuano pure in Egitto, come del resto nel caos della Libia. E il nuovo sovrano dell’Arabia Saudita, Paese sunnita tradizionalmente alleato con gli USA (e paradossalmente anche con lo Stato Islamico appunto sunnita) ha ulteriormente irrigidito le norme contro la libertà religiosa. In Nigeria i cristiani sono continuamente sotto attacco da parte degli estremisti islamici di Boko Haram; e anche il presidente sudanese Bashir ha irrigidito la sua linea islamica fondamentalista, costringendo alla fuga numerosi cristiani. Dopo numerosissime uccisioni a motivo della loro fede, i cristiani stanno fuggendo in massa anche dall’Eritrea (andando peraltro in pasto a quella nuova terribile “tratta di schiavi” operante in Egitto, Libia e dagli scafisti nel Mediterraneo). Oltre che dai fondamentalisti islamici (non solo in Medio Oriente o in Africa ma anche in Indonesia), i cristiani stanno subendo molte violenze anche da parte degli estremisti indù (in India) e buddisti (nello Sri Lanka); per non parlare della persecuzione comunista, che continua ad essere aspra in Cina (dove nel 2014 si sono registrate le persecuzioni antireligiose più dure dell’ultimo decennio), nella Corea del Nord (oltre 200.000 cristiani sono in prigione o nei “campi di lavoro” a motivo della loro fede) e nel Vietnam.

Dati forniti dall’autorevole associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS) nel suo documentato rapporto annuale presentato a Roma (quest’anno intitolato significativamente “Perseguitati e dimenticati?”).