Sappiamo come nella terza parte del “segreto” di Fatima (quella resa pubblica il 13.05.2000) si presentava una montagna di cadaveri cristiani, di sangue versato per la propria fedeltà a Cristo, cioè il grande “martirio” dei cristiani, cui faceva seguito persino l’uccisione del Papa.

Se il secolo scorso ha contato l’immensa cifra di 40 milioni di martiri cristiani, l’inizio dell’attuale secolo e III millennio cristiano ce ne presenta un crescendo ancora più feroce: decine di migliaia di uomini, donne, ragazzi e bambini uccisi “in odio alla fede” (quindi veri e propri “martiri”) oppure torturati, discriminati in ogni modo nella vita sociale e senza alcun rispetto dei loro fondamentali diritti umani, oppure ancora costretti all’esilio, ad una fuga che spesso fa loro incontrare la morte.

L’incandescente situazione creatasi in Medio Oriente, specie dopo il ritiro degli USA e la creazione dello Stato Islamico (IS), è quella più esplosiva. Già nel 2014, di fronte all’avanzata dello Stato Islamico, i cui miliziani volevano tagliare loro la gola, sono fuggiti solo dalla piana di Ninive 120.000 cristiani. È però sempre più pericolosa, specie per i cristiani, anche la situazione creatasi in Libia dopo i bombardamenti occidentali e l’uccisione di Gheddafi, così da permettere pure lì il sorgere dello Stato Islamico e causando inoltre un esodo di profughi senza precedenti.

Il terrorismo e fondamentalismo islamico fa centinaia di vittime, specie cristiane, anche nell’Africa sub-sahariana (con la situazione più violenta nel nord della Nigeria). In Asia non mancano inoltre violenti attacchi contro i cristiani, non solo da parte di islamici, ma anche da parte di induisti e persino di buddhisti.

In Occidente, specie nell’Europa occidentale, la persecuzione anticristiana avviene non in forme fisicamente violente (tranne in qualche caso), ma psicologicamente e legalmente discriminanti (un “martirio con gli spilli”, come lo ha chiamato Papa Francesco), nel senso non solo della derisione e dell’emarginazione (questo avviene sempre più anche da noi, non solo nella società, ma tra giovani e ora persino tra bambini), ma con l’obbligo civile e persino penale di relegare la fede cristiana, laddove ancora c’è, nel ristretto ambito della sola coscienza e vita privata, senza alcuna possibilità neppure di dissentire da un “laicismo” (cioè relativismo, nichilismo), che si impone come pensiero unico dominante (la dittatura del relativismo).