Come abbiamo evidenziato in altre News, anche più sotto, il recente segreto e provvisorio accordo tra il Vaticano e la Repubblica Popolare Cinese, non pare aver condotto il Partito Comunista Cinese (che tutto vuole sotto il suo totalitario potere) ad un maggior rispetto della libertà religiosa, ma di fatto ad aver forse sottomesso la stessa Chiesa Cattolica ai voleri del potere comunista.

Si giunge persino alla distruzione fisica delle chiese che non accettano di essere “allineate” col Partito (cioè di non voler appartenere alla cosiddetta “Chiesa patriottica”, sottomessa al Partito Comunista). È il recente caso della chiesa cattolica di Qianyang nella diocesi di Fengxiang.

Secondo quanto riferisce don Shanren Shenfu, del posto, “i fedeli locali hanno tentato in tutti i modi di proteggere la chiesa dalla demolizione. Si sono sentite grida di dolore e lamenti; si sono visti sacerdoti piangere; ma tutto è stato vano”. La chiesa è stata demolita. Finisce così la speranza di questi fedeli di veder conservato il loro luogo di culto, costruito a prezzo di donazioni da parte dei fedeli stessi e comunque sotto gli occhi delle autorità, tanto che uno di loro fu presente alla inaugurazione.
Don Shanren ha dato una testimonianza che ha il tono del martirio: “Noi che viviamo all’interno della Chiesa cinese non osiamo più avere grandi aspettative, poiché ci è stato annunciato di dover ancora fare un lunghissimo cammino; e su richiesta della Santa Sede, siamo noi che dobbiamo saper essere pazienti e fare dei sacrifici concreti”.

La Santa Sede ha ad esempio ora riconosciuto sette vescovi riconosciuti dal governo e precedentemente scomunicati in quanto non nominati dal Papa e ha chiesto ai due vescovi precedentemente nominati dal Papa di cedere ad essi la propria nomina.
“Nonostante ciò, alla luce di quanto accaduto finora, non abbiamo mai visto le autorità ufficiali rallentare la morsa sulla Chiesa cinese”, continua la testimonianza del sacerdote locale.

Persino il santuario di Mujiaping, nella stessa diocesi di Fengxiang (distretto di Taibai), una zona montagnosa molto povera, è a rischio distruzione. Le autorità comuniste vogliono che tutta la diocesi si iscriva all’Associazione patriottica. Il 10.04.2019 si sono presentati 600 poliziotti, che hanno trovato ad attenderli 200 fedeli, appostati sulla scalinata che porta alla chiesa per difendere il santuario, dove è custodita anche una venerata effigie della Madonna, meta di pellegrinaggi. “Siamo disposti a dare la nostra vita”, hanno detto. Ma la polizia ha annunciato di voler distruggere altre tre chiese nella zona.

La violenza che sta travolgendo le chiese di Fengxiang ha una precisa ragione, confermata dai fedeli: le autorità vogliono che i luoghi, le persone, i sacerdoti e il vescovo appartengano alla Chiesa patriottica, sotto il controllo del Partito comunista. “Se non vi iscrivete all’Associazione patriottica, distruggiamo tutto”, avrebbe detto un funzionario.
Nel panorama ecclesiale cinese, la diocesi di Fengxiang, guidata fino al 2017 da mons. Luca Li Jingfeng, ha un carattere speciale: è l’unica diocesi dove né i fedeli, né il vescovo sono iscritti all’Associazione patriottica, sebbene dal 2001 vi sia un Ufficio per gli affari religiosi. Dal 2017, il vescovo è mons. Pietro Li Huiyuan, 54 anni. [Asia News, 11.04.2019, direttore Bernardo Cervellera]

Così il vescovo della diocesi di Mindong ha ceduto la propria carica per l’unificazione della diocesi, ma i sacerdoti sotterranei non sono stati ancora riconosciuti. Addirittura, il governo cinese è arrivato ad offrire a coloro che si iscrivono all’Associazione Patriottica ben 200.000 yuan (= € 27.000), affinché l’annessione della diocesi di Mindong possa avvenire con successo.

Poi c’è il caso di mons. Vincenzo Guo Xijin, che rischia di non poter celebrare perché non riconosciuto dall’Ufficio affari religiosi e dal Fronte unito (organi di governo, cioè del Partito comunista). Fino a pochi mesi fa, mons. Guo era vescovo ordinario di Mindong (Fujian), riconosciuto dalla Santa Sede, ma non dal governo. In seguito all’accordo fra Cina e Vaticano e all’eliminazione della scomunica al vescovo ufficiale (patriottico) Vincenzo Zhan Silu, su richiesta del Papa egli ha accettato di essere retrocesso a vescovo ausiliare per lasciare la sede di ordinario a mons. Zhan. Le autorità cinesi continuano però a non riconoscerlo come vescovo e bollano il suo ministero come “illegale”. [Il Timone – NEWS 11 aprile 2019]