La Francia ricevette la fede cristiana fin dai primi tempi del cristianesimo ed è sempre stata considerata una figlia prediletta della Chiesa

Francia, deserto ed oasi


[News del 1/9/2022]

Francia: bellissime oasi … nel grande deserto spirituale

La fede nella storia della Francia

La Francia ricevette la fede cristiana fin dai primissimi tempi del cristianesimo. Basterebbe pensare a Sant’Ireneo (130-202; discepolo di S. Policarpo, a sua volta discepolo dell’apostolo Giovanni), vescovo di Lione dal 177. Tra i primi vescovi troviamo poi S. Dionigi (Saint-Denis, che nel 250 convertì e divenne primo vescovo di Lutezia, la futura Parigi, di cui è tuttora patrono, martirizzato con altri cristiani nel 285 sul quel colle parigino che ancor oggi è chiamato per questo Montmartre); S. Martino, il celebre e veneratissimo vescovo di Tours (316-397; Patrono di Francia); S. Onorato (370-430), il vescovo di Arles, che tra l’altro fondò nel 400 il monastero di Lerino, nell’isola davanti a Cannes (le celebri isole di Lérins) che porta tuttora il suo nome (Saint-Honorat) e in cui c’è tuttora una viva comunità monastica (vedi).
Giungiamo quindi alla conversione del re dei Franchi Clodoveo, solennemente battezzato a Reims dal vescovo San Remigio nel 496.

Anche per questo quella francese è sempre stata considerata una “figlia prediletta” della Chiesa Cattolica.

Tuttora il Presidente della Repubblica, nonostante la conclamata laïcité, ha persino diritto ad uno stallo (e in genere ne prende solennemente possesso all’inizio del suo mandato) tra i Canonici della cattedrale di Roma (S. Giovanni in Laterano).

Il Medioevo (vedi) vide in Francia il trionfo non solo della fede cattolica ma dello stesso monachesimo: dalla più grande abbazia della storia (Cluny), distrutta dalla rivoluzione francese, alla “Grande Chartreuse” (da cui il nome di tutte le altre “Certose” del mondo), fondata da S. Bruno; dai numerosi monasteri “cistercensi” (da Cistercium/Cîteaux), fondati o riformati da S. Bernardo di Clairvaux (Chiaravalle, vedi), ad altri fondatori di molti rami dell’albero monastico benedettino, fino ai più recenti “Trappisti” (“Cistercensi di stretta osservanza”, da La Trappe).
Sulle opere dei monaci medievali, così come sulla nascita delle università (a cominciare dalla Sorbona, sorta nel cortile della cattedrale parigina di Notre Dame) e degli ospedali (Hôtel-Dieu, “casa di Dio”, a cominciare da quello parigino ancora di fronte a Notre Dame), si veda appunto il dossier sul Medioevo.
Certo, già nel Medioevo, si crearono pure non pochi attriti tra monarchia e papato; si giunse anche per questo pure alla presenza (detta “cattività”) del Papa ad Avignone, dal 1309 al 1377.

La storia di Francia è illuminata poi dalla vita di grandi Santi: oltre ai primi vescovi già citati, dal vescovo Francesco di Sales (vedi) a Giovanna Francesca da Chantal; da Giovanna d’Arco (vedi; sulla questione della sua condanna vedi l’apposito capitolo 6.2 nel dossier sulla Inquisizione) a Teresa di Lisieux (vedi), entrambe compatrone di Francia; dal grande apostolo delle scuole Giovanni Battista de la Salle ai campioni della carità quali Vincenzo de’ Paoli, Maria Luisa de Marillac, Giovanna Antida Thouret; dai santi sacerdoti quali Luigi Maria Grignion de Montfort (l’autore del celebre “Trattato della vera devozione a Maria”) a Giovanni Maria Vianney (il santo Curato d’Ars, patrono di tutti i Parroci del mondo, vedi); così le destinatarie delle grandi apparizioni, o di Gesù stesso (a Margherita Maria Alacoque, il Sacro Cuore! vedi), o della Madonna, come a Caterina Labouré (Rue du Bac, Parigi; la celebre “Medaglia miracolosa”) ed a Bernadette Soubiroux (Lourdes); fino ai grandi missionari, come Pietro Chanel (evangelizzatore, martire e patrono dell’Oceania).
Solo per citare alcuni Santi francesi.

Tra le più celebri apparizioni della Madonna, con un più forte messaggio per l’umanità intera, oltre appunto quella a S. Caterina Labouré (Rue du Bac, Parigi, 1830) ed a S. Bernadette (Lourdes, 1858), non possiamo non ricordare almeno ancora quella del 1846 alla Salette (ai piccoli Mélanie e Maximin). Tutte apparizioni riconosciute ufficialmente dalla Chiesa e di enorme importanza per il mondo, potremmo dire persino per il particolare momento storico che stiamo vivendo (vedi dossier Miracoli, punto 8.2).


L’odio anticattolico, dall’Illuminismo a Napoleone

Come abbiamo altrove documentato (vedi), l’Illuminismo, la “modernità”, la “Rivoluzione”, hanno seminato invece un violento odio per la fede cattolica, che ha raggiunto non solo i livelli del cosiddetto “Terrore”, con il clero obbligato a giurare per una Costituzione anticattolica (pena morire o vivere e agire nella clandestinità), ma a veri e propri genocidi di cristiani (si pensi alla Vandea, vedi).

Napoleone concluse quest’opera anticattolica, sia pur talora abilmente mascherata, fino a giungere addirittura al rapimento del Papa Pio VII nel 1809, tenuto prigioniero in Francia fino al 1814, cioè fino alla fine del potere stesso napoleonico.


L’apostasia del ‘900

Nel proseguo di questa drammatica e satanica “apostasia”, nella seconda metà del XX sec., tra la rivoluzione culturale del <’68> parigino (con il radicale cambiamento della mentalità specie giovanile, vedi) e quella operatasi nella Chiesa Cattolica dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), la società francese è andata incontro ad una gravissima e progressiva “desertificazione spirituale”. La Chiesa cattolica è stata segnata non solo da impressionanti abbandoni – delle nuove generazioni, delle vocazioni sacerdotali e religiose, della cultura cattolica (nonostante un certo fervore filosofico e teologico della prima parte del ‘900) – ma da una sorta di fallimentare “inseguimento” del mondo, inizialmente condizionato anche dal marxismo (ad es. il fenomeno dei cosiddetti “preti operai”) e della nichilistica cultura dominante, (cfr. la “contestazione” all’autentico magistero, anche sulle principali questioni morali, specie quelle legate alla sessualità), con un appiattimento sul sociale (senza più riferimento al “soprannaturale” e quindi all’essenza stessa della fede) dell’annuncio cristiano e della catechesi, con un’impressionante de-sacralizzazione della stessa liturgia, sempre più appiattita sull’orizzontale, sul sociale, sull’assemblea, con una forte impronta di tipo persino protestante.

 

L’Arcivescovo Marcel Lefebvre

Proprio in quegli anni, e non solo in contrasto con queste tendenze ecclesiali, sempre più fallimentari, ma per una fedeltà stessa a Cristo Signore e alla perenne Tradizione della Chiesa da Lui fondata, sorse in Francia, e da lì in molte parti del mondo, una sorta di “resistenza”, che diede immediatamente copiosi frutti spirituali (anche numerosissime vocazioni sacerdotali), nonostante l’incomprensione e l’ostracismo patito in genere da parte delle stesse autorità della Chiesa.
Punta di diamante di tale processo di fedeltà alla perenne Tradizione della Chiesa (non solo liturgica ma dottrinale), che portò da sola ad esempio ad un numero di seminaristi maggiore di tutto il resto delle diocesi francesi, fu l’arcivescovo mons. Marcel Lefebvre (1905-1991).
Non si trattò semplicemente, come viene invece in genere ricordato, di un vescovo tradizionalista, nostalgico dei vecchi riti cattolici (semplicemente perché “in latino”, che di fatto rimane comunque ancor oggi la lingua ufficiale e di riferimento della Chiesa e della stessa liturgia) e ribelle contro i cambiamenti operati dal 21° Concilio della Chiesa Cattolica (Vaticano II; un Concilio peraltro solo “pastorale”, come espressamente lo volle Giovanni XXIII). Mons. Lefebvre fu infatti un vescovo francese (missionario) che ebbe, a nome del Papa, importantissimi incarichi, anche nella chiesa africana (fu addirittura rappresentante del Papa, cioè Delegato Apostolico, per tutta la Chiesa africana francofona, dal 1948 al 1959; fu pure arcivescovo di Dakar dal 1959 al 1962).
La sua fama di sapiente teologo e pastore santo fu tale che Giovanni XXIII lo chiamò addirittura a Roma nella ristretta Commissione incaricata di preparare proprio il Concilio Vaticano II. Di fronte a quanto avvenne subito nelle prime settimane del Concilio (ottobre 1962), quando tutta la corretta fase preparatoria (sotto la guida del card. Ottaviani, Prefetto del S. Uffizio) fu praticamente cestinata e l’andamento dei lavori fu subito fortemente condizionato dall’episcopato tedesco, belga, olandese, e dai teologi che lo supportavano (precedentemente considerati eretici, come Karl Rahner ed altri, ad es. della cosiddetta “Nouvelle Théologie”), mons. Lefebvre iniziò la sua battaglia di fede contro certe idee “moderniste” (il “modernismo”, madre di tutte le eresie, nelle sue molteplici ramificazioni, penetrato sempre più fortemente nella Chiesa, è stato fermamente condannato nel 1907 da San Pio X, con l’enciclica Pascendi Dominici Grecis), specie in riferimento al cosiddetto “ecumenismo” (mentre la Chiesa Cattolica è quella fondata da Cristo per la salvezza delle anime), della “libertà religiosa” (confusa col relativismo e sincretismo religioso), del concetto stesso di Chiesa (intesa in modo sempre più unilaterale come “popolo di Dio”, “tutta ministeriale”, a scapito del senso autentico del sacerdozio) e soprattutto riguardo alla nuova liturgia (il nuovo rito della S. Messa verrà promulgato e reso obbligatorio nel 1969), fortemente condizionata da una visione tendenzialmente “protestante” (ad esempio l’abbandono del concetto di “sacrificio” di Cristo in favore di quello di “banchetto” a proposito della S. Messa o della visione stessa del sacerdote, ridotto spesso a ruolo di “presidenza” se non addirittura di impegno sociale).
La sofferta fermezza di mons. Lefebvre lo portò a fondare (in Francia e poi in tutto il mondo) non solo comunità che continuassero nell’autentica dottrina e liturgia, ma un proprio Seminario (a Ecône, in Svizzera, il 7.10.1970) e la Fraternità sacerdotale “San Pio X” (regolarmente accolta dal vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo). L’avversione, specie da parte dell’episcopato francese, a tale feconda iniziativa, che prendeva sempre più campo nel mondo, portò all’improvvisa (senza alcun processo) intimazione (di Paolo VI, nel 1975) di chiusura del Seminario di Ecône e della sospensione “a divinis” (cioè dal sacerdozio) di mons. Lefebvre nel 1976.
Per non vedere smarrita questa feconda esperienza ecclesiale di fedeltà alla dottrina e liturgia cattolica “di sempre”, mons. Lefebvre, avvicinandosi il momento della sua morte, prese la grave decisione di ordinare (il 30.06.1988) 4 vescovi, come garanzia dell’autentica “successione apostolica” (anche se mons. Lefebvre non giunse mai a misconoscere i Pontefici regnanti come legittimi successori di S. Pietro e quindi Capi della Chiesa Cattolica); con tale atto, non permesso dal Papa, è incorso quindi automaticamente nella scomunica (“latae sententiae”); le Ordinazioni episcopali sono valide, in quanto nella “successione apostolica”, ma non lecite ed hanno formalmente creato uno “scisma”.

Tale “scomunica” (non lo scisma, evidentemente) fu revocata da Benedetto XVI il 24.01.2009. Ne seguì immediatamente una furibonda reazione internazionale, specie sollevata dal mondo ebraico (per un’espressione apparentemente “negazionista” di uno di questi 4 vescovi, in un’intervista rilasciata peraltro in precedenza ad una televisione privata svedese e dunque di scarsa importanza); ma non era in realtà questa la vera questione sollevata contro Benedetto XVI, quanto questa “apertura” verso il mondo cosiddetto “tradizionalista”; anzi, contro il suo stesso pontificato! Un’opposizione crescente e insopportabile, che ha portato alla grave decisione, come egli stesso ammise, della Rinuncia al “ministero” petrino (11.02.2013) (vedi l’accorata Lettera che il Papa scrisse il 12.03.2009 ai tutti i Vescovi “riguardo alla remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati dall’arcivescovo Lefebvre”).
Sulla possibilità invece di seguire la liturgia preconciliare (Vetus Ordo), teologicamente non abolita e neppure cestinabile in quanto plurisecolare patrimonio divino, il 7.07.2007 Benedetto XVI emanò il noto Motu proprio Summorum Pontificum, che ha avuto ed ha un inaspettato ed entusiasta seguito. Questa possibilità è stata invece pesantemente di nuovo da poco negata (cfr. documenti del 16.07.2021 e 29.06.2022).

Forse però molti non sanno che quando J. M. Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires incluse ufficialmente i sacerdoti della Fraternità S. Pio X tra il clero cattolico della sua diocesi (!); così come ora permette loro in tutta la Chiesa di poter celebrare anche lecitamente i Sacramenti (Confessioni, Eucaristia, Matrimoni) per tutti i fedeli cattolici del mondo, e di farlo nel Vetus Ordo, (che risulta ora così vietato ai più ma permesso ad alcuni)!

Su tutto ciò si veda qui la relativa documentazione.

Si ascoltino dalla sua viva voce (in italiano) due autorevoli interventi di S. E. mons. Marcel Lefebvre tenuti pubblicamente in Italia, a Venezia nel 1980 (ascolta) e a Torino nel 1984 (ascolta; questo intervento può anche essere ascoltato mentre scorrono le immagini della sua vita, vedi).

Al termine di questo articolo si potrà assaporare, attraverso alcuni video, qualcosa della feconda eredità spirituale e pastorale di S. E. mons. Lefebvre, che permane anche in certe realtà ecclesiali (Seminari, comunità sacerdotali, monasteri, scuole, famiglie) francesi (ma sono ormai nel mondo intero), a lui in fondo legate, anche quando non lo seguirono nello scisma del 1988.


Mons. Lefebvre aveva scelto come programma pastorale e suo stesso motto episcopale la celebre espressione di S. Paolo (1 Cor 15,3) “Tradidi quod et accepi” (“Vi ho trasmesso ciò che ho ricevuto”); così ha voluto che fosse riportato anche sulla sua tomba ad Ecône.

“Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!” (Eb 13,8) è invece la citazione della Lettera agli Ebrei (N.T.) che Giovanni Paolo II volle come motto del grande Giubileo del 2000, cioè nel 2000° anniversario dell’Incarnazione del Verbo e inizio del III Millennio cristiano.

La Tradizione vivente della Chiesa, che permane nella storia [anche se può svilupparsi per essere sempre meglio compreso quello che Dio stesso ci ha insegnato (cfr. Gv 16,12-14), come un corpo o un albero che cresce e si sviluppo ma non diventa mai un’altra cosa] nella Chiesa Cattolica, sotto la guida dell’autentico Magistero, ci testimonia come lo Spirito Santo non si contraddica, mai! Neppure lo potrebbe, essendo Dio; che, come la Verità, non cambia.

Intanto, al di là delle apparenze, anche il cuore dell’uomo è sempre lo stesso (non esiste un fatidico “uomo di oggi” da rincorrere!). “Ci hai fatto per te – ci ricorda com’è noto S. Agostino all’inizio delle sue intramontabili Confessioni (1,1.5) – e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in Te”!

Non è la novità che attira, né l’adeguarsi alla mentalità del mondo. È Cristo Signore, “via, verità e vita” (Gv 14,6).

Vedremo e ascolteremo quindi alcune testimonianze di questo vivo rifiorire di vita cristiana in Francia, proveniente in genere dal cosiddetto mondo della Tradizione. Si tratta di Cattolici definiti con un certo disprezzo “tradizionalisti” o “preconciliari”, vecchi “nostalgici”, quando sarebbe sufficiente riconoscerli semplicemente come “rimasti cattolici” (come diceva non senza ragione mons. Lefebvre). Tra l’altro, come pure vedremo, si tratta di realtà ecclesiali assai vive e nient’affatto “da museo”, e seguite con particolare fervore proprio dai giovani, che appunto prima del Concilio neppure esistevano e che non possono quindi essere facilmente catalogabili come “nostalgici” di un mondo che non hanno neppure conosciuto!


Nel desolante attuale panorama sociale e religioso francese

Compiamo però prima ancora un rapido panorama sull’attuale situazione religiosa francese, in genere di vero e proprio “deserto spirituale”, con un cristianesimo apparentemente residuale (ma invece anche germoglio di nuova vitalità cristiana), che è attanagliato tra un laicismo asfissiante (contrario ad ogni espressione di fede, specie se pubblica) ed una sempre più forte presenza islamica, che assume assai spesso il tono di una violenta intolleranza verso chi musulmano non è.
 

Ne abbiamo parlato spesso; solo nel 2021 ad esempio nelle News del 26.12.2021, 4.12.2021, 6.07.2021, 2.05.2021, 9.04.2021, 2.01.2021.
Ricordiamo ad esempio questi dati:
il 28% della popolazione francese si dichiara oggi ufficialmente atea, ma il 51% della popolazione vive come se Dio non ci fosse (cioè nell’ateismo pratico).
Ancora nel 1965 l’81% dei Francesi si dichiarava cattolico, anche se già solo il 25% andava alla S. Messa.
Oggi solo in alcune zone la percentuale dei “praticanti” è ancora al 10%, ma la media è inferiore al 5% (addirittura a Parigi la partecipazione alla S. Messa domenicale è solo dello 0,1% degli abitanti)!
La maggior parte dei cattolici praticanti ha poi più di 65 anni.
Ogni anno si “chiudono” almeno 50 chiese (sono vendute e trasformate in cinema, alberghi, centro commerciali, discoteche e soprattutto in moschee). 
Ecco ad esempio la foto, scattata a La Rochelle (sulla costa atlantica), di una chiesa trasformata in uno degli hotels della catena IBIS (della multinazionale Accor)!

Cresce invece enormemente la presenza musulmana
La Francia risente ancora di una immigrazione dalle ex-colonie (ci sono quindi musulmani francesi già di terza generazione), ma anche dell’attuale immigrazione (non certo selvaggia come in Italia); non mancano però persino delle conversioni dal cattolicesimo o dall’ateismo all’islam. 
Le moschee in Francia sono già 2.400 (ne nasce in media una ogni 2 settimane)! E nel 2019 il 21,5% dei neonati ha ricevuto un nome arabo. (leggi)
Nonostante il presunto relativismo e sincretismo della cultura dominante (si dice laica ma discrimina e culturalmente esclude e combatte la Chiesa), che si proclama illuministicamente “tollerante” (vedi cosa ciò significava già in Voltaire!) ed “inclusiva”, ma, senza voler certo generalizzare o generare forme di odio e di razzismo, nessuno, neppure le forze dell’ordine o la politica, può più nascondersi che la presenza islamica genera assai spesso forma acute di violenza, di volontà esplicita di non volersi integrare, persino creando enclavi (interi quartieri e persino paesi) dove vige la shari’a e dove non solo chi non è musulmano non può entrare, ma anche le stesse forze dell’ordine sono ormai di fatto interdette!
Secondo lo stesso Ministero dell’Interno ormai ci sono in Francia 150 zone (enclavi) a predominio islamico, dove non solo lo Stato è assente, ma è addirittura interdetto! Si tratta di intere aree fuori controllo, dove regna la shari’a! Persino l’azienda di trasporti pubblici di Parigi (Ratp), ad esempio, per poter raggiungere coi mezzi pubblici certe zone della periferia, ha dovuto assumere autisti musulmani, perché gli altri si rifiutavano ormai di guidare in quelle zone, nel terrore di essere colpiti.
Non si tratta più solo di certi sobborghi delle grandi città come Parigi, Lione e Marsiglia, ma anche di diverse città di più modeste proporzioni [ad esempio Maubeuge (dove persino un Partito musulmano ha ottenuto il 40% dei voti), Denain, Roubaix, Annemasse, Bourg-en-Bresse, Oyonnax, Bourgoin-Jallieu].

Tra forme violente di presenza islamica come pure di laicismo esasperato (talora dai tratti persino satanici!) la Francia è diventata il Paese europeo col più forte tasso di violenta intolleranza contro i cristiani; negli ultimi 10 anni gli attacchi di violenza fisica contro i cristiani (persone, luoghi, simboli) sono cresciuti del 285%!
Nel 2019 il Ministero dell’Interno ha registrato ufficialmente 1.052 atti “anti-cristiani” violenti (cioè una media di 3 al giorno!), tra cui l’incendio di 21 chiese cattoliche!
Nel 2020 lo stesso Ministero ha rilevato 8000 radicalizzati islamici ed ha ordinato di indagare su 76 moschee o scuole coraniche (16 solo a Parigi), dove è risultato che gli imam predicassero l’odio contro l’Occidente e gli infedeli (controllando anche i loro finanziamenti esteri).

Tutto ciò si somma ai terribili attacchi terroristici islamici che il Paese ha già dovuto subire! Solo negli ultimi anni ricordiamo:
7.01.2015 (Parigi): attacco islamico contro la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, in risposta alle vignette su Maometto stampate dalla rivista (12 morti e 11 feriti; uccisi anche i 2 terroristi); due giorni dopo, un complice degli attentatori, barricato in un supermercato, uccide 4 persone prese in ostaggio e una poliziotta (ucciso anche l’attentatore).
13.11.2015 (Parigi): attentato al teatro Bataclan, allo Stade de France e in 3 ristoranti, con 130 morti!
14.07.2016 (Nizza): un camion si lancia contro la folla sulla celebre passeggiata a mare Promenade des Anglais (87 morti e 302 feriti).
26.07.2016 (Saint-Étienne-du-Rouvray, Rouen): due islamici irrompono in una chiesa durante la S. Messa e uccidono (sgozzano) l’anziano sacerdote celebrante.
22.10.2020 (Conflans, Parigi), il prof. Samuel Paty, di 47 anni, è trovato decapitato, dopo che aveva mostrato alla sua scolaresca, in una lezione sulla libertà di espressione, una vignetta su Maometto.
29.10.2020 (Nizza): il tunisino Brahim Aouissaoui, sbarcato a Lampedusa solo 9 giorni prima!, entra nella Cattedrale e al grido di «Allah Akbar!» sgozza il sacrestano e due donne.


Un promettente “piccolo resto”

Dentro questo panorama desolante e allarmante, la presenza cristiana e della Chiesa Cattolica sembrerebbe ormai definitivamente sulla via del tramonto! Se qualcuno, già dagli anni ’60 del secolo scorso, si fosse illuso che il “dialogo” col mondo, inteso come assumerne pian piano i criteri, potesse frenare questo esodo dalla Chiesa e riavvicinare il mondo alla Chiesa e a Dio (ma oggi si bolla persino per principio ed esplicitamente questo impeto missionario come deprecabile “proselitismo”!), i risultati catastrofici, gli esiti di questo suicidio, di questa grave apostasia, sono ormai innegabili. E non se ne accorge solo chi è troppo impegnato in discorsi, programmi, incontri e farneticanti iniziative “pastorali”, dove proprio Cristo Signore sembra il Grande Assente!

Ad aggravare questo desolante e drammatico quadro contribuiscono non poco anche i reali o presunti scandali morali del già scarso clero (proprio sull’unica questione morale che scandalizza ancora l’opinione pubblica, cioè la pedofilia), portati ovviamente alla ribalta dal circo mediatico, in genere a priori, cioè prima di qualsiasi conclusione di regolari processi, magari affidandosi (persino da parte della Chiesa stessa) ad indagini sociologiche e statistiche poco affidabili, unilaterali e persino portatrici di numeri anche razionalmente inverosimili (cfr. ad es. la questione dello scandalo dell’inchiesta Preynat della diocesi di Lione).


Invece Cristo Signore, la forza dello Spirito Santo e l’intercessione potente dell’Immacolata (che non a caso proprio in Francia nel XIX secolo ha dato segni straordinari della Sua presenza, appunto da Rue du Bac a La Salette, fino a Lourdes! vedi dossier Miracoli, n. 8.2) stanno facendo germogliare, nonostante tutto, un “piccolo resto”, in cui proprio il ruolo di coloro che rimangono fedeli alla bimillenaria Tradizione della Chiesa è innegabilmente fondamentale (nonostante tutti i pregiudizi contrari)!

Questa espressione (“piccolo resto”), che oggi sta tornando alla ribalta, specie nelle anime più sensibili, è assai significativa anche nella Bibbia. 
Già nell’Antico Testamento, di fronte ad una maggioranza del popolo di Dio che era rimasta sorda al richiamo severo dei Profeti (cioè alla parola di Dio!) e si trovò poi disperso, costretto all’esilio e persino distrutto, Dio mantiene nell’esistenza e nella fedeltà a Lui appunto un “piccolo resto”, attraverso il quale però rinasce un popolo di Dio ancora più fervoroso ed obbediente a Lui, e quindi in grado di assicurare un futuro e la salvezza di molti.

Sono numerose le profezie (dei mistici e dalla stessa Vergine Maria!) che indicano questa sorta di “purificazione”, di catarsi, di separazione, anche e specialmente per questo nostro tempo, dai tratti persino apocalittici [basterebbe del resto meditare con attenzione, i capitoli 14181920 dell’Apocalisse, per discernere meglio i “segni dei tempi” (cfr. Lc 12)].

È tra l’altro assai significativo che già nel 1969 l’allora teologo Joseph Ratzinger avvertisse come per la Chiesa dovesse arrivare questa catarsi, questa purificazione, questo restringimento doloroso ma alla fine provvidenziale, al fine di una salutare rinascita, dello stesso annunciato (vedi Fatima) trionfo del Cuore Immacolato di Maria, se non addirittura della fine totale e del ritorno di Cristo, Signore del cosmo e della storia e Giudice universale (vedi e vedi; cfr. J. Ratzinger, Faith and the Future, Ignatius Press, 2009). 

Del resto, il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992), redatto sotto la supervisione del Card. Ratzinger (che, come il Papa, conosceva pure integralmente la terza parte del segreto di Fatima), al n. 675 (vedi), in modo inaudito (tema infatti assente negli altri Catechismi della storia della Chiesa) parla di questa terribile prova finale della Chiesa!


Si potrebbe intanto osservare, analizzando alcune ultime statistiche, che sempre in Francia, nonostante tutto quanto abbiamo sopra ricordato, si riscontra un non marginale ritorno alla fede cristiana cattolica proprio nella fascia d’età 18-34 anni! Si tratta in genere di giovani e di famiglie giovani di forte convinzione e spiritualità, decisamente cattolici e appartenenti soprattutto al mondo cosiddetto “tradizionalista” (che poi significa sostanzialmente rimasto o tornato “cattolico”)!



Ecco allora infine alcune video-testimonianze, da vedere con calma!
Ci faranno bene. Alcune sono molto brevi, altre più lunghe e articolate. Si assaporano ugualmente, anche per chi non conosce il francese
.
 

Già nel dossier sul “Medioevo” (parte 2) abbiamo sottolineato come sia incredibile che proprio nei monasteri di clausura, anche maschili, e specialmente quelli che sono rimasti più legati o hanno riscoperto l’autentica plurisecolare tradizione cattolica (anche nella liturgia), ci sia una miracolosa fecondità di vocazioni, cioè di giovani: avevamo già ricordato, ad esempio (ma ce ne sono molti altri), i monasteri (maschili) di Le Barroux (vedi: 3’11), presso Avignone, e di Fontgombault (vedi: 4’55), nella zona di Poitiers (entrambi legati liturgicamente al Vetus Ordo).

Come avveniva nel Medioevo (vedi appunto nel dossier), è significativo che attorno e dentro questi monasteri stiano pure sorgendo anche delle scuole, persino per i giovanissimi: ad esempio proprio quella di Saint Louis du Barroux (vedi: 2’27).

A proposito di scuole cattoliche, nonostante il clima fortemente laicista che domina ancora in Francia e attanaglia il mondo dei ragazzi e dei giovani in un desolante vuoto spirituale (su cui peraltro cresce anche ogni tipo di devianza e persino di problemi psichici), ecco un’altra gloriosa e feconda esperienza di collegio cattolico: la Croix-des-Vents (vedi: 3,19’).

Nel campo sacerdotale, si veda ad esempio l’esperienza particolarmente significativa e feconda della comunità di Saint-Martin (vedi: 52’17), nata inizialmente sulla scia di mons. Lefebvre, poi ospitata in un primo tempo anche dal Card. Siri a Genova, quindi sviluppatasi in Francia ed altrove.

Si possono anche vedere ad esempio le belle testimonianze del Seminario di Flavigny (vedi), come di quello diocesano di Bayonne (vedi).

 

Agimus tibi gratias, omnipotens Deus!