[News del 25/7/2021]

Eterogenesi dei fini

Il sorgere e lo svilupparsi del pensiero “moderno”, dal suo sorgere con Cartesio al suo epilogo con Nietzsche e le molteplici forme del nichilismo contemporaneo, così come le “ideologie” che si sono costituite di conseguenza per rendere socialmente operativi i principi di tal pensiero, hanno prodotto assai spesso un’eterogenesi dei fini, cioè esiti tragicamente opposti a quelli auspicati o comunque dichiarati.

In fondo, come abbiamo già osservato nella II parte, è ancora la volontà menzognera e omicida di Satana (cfr. Gv 8,44), che fin dal “peccato originale”, capovolge le sue promesse di vita in un destino di distruzione e di morte; ma che ora pare avvicinarsi ad un apocalittico epilogo, per cui l’umanità è più che mai di fronte a questo bivio tra la vita e la morte (così Giovanni Paolo II nell’Enciclica Evangelium vitae).
 

La parabola del “figlio prodigo” come storia di questi ultimi 500 anni

Potremmo anche osservare che l’Occidente negli ultimi 500 anni stia progressivamente sperimentando fin quasi all’epilogo, l’esito della pretesa autonomia e assoluta libertà del figlio più giovane della celebre parabola del “figlio prodigo” (o del Padre misericordioso), donataci da Gesù (v. Lc 15,11-32), una parabola che indica non solo l’esito del percorso di chiunque col peccato abbandona Dio (peraltro con i doni di Dio e con la necessità di tornare a Lui per non “morire” ed essere rigenerati e salvati dalla Sua misericordia), ma la storia stessa dell’umanità, appunto dal “peccato originale” in poi e bisognosa della Redenzione operata da Cristo; ma possiamo pure riconoscere che tale parabola indica benissimo la storia dell’Occidente in questi ultimi 500 anni, in cui ha voluto in gran parte rendersi autonomo da Dio, fino addirittura a volgersi contro Dio (sempre con i doni di Dio, quali la stessa libertà) per poi, dopo aver sprecato tutti i suoi doni (che si capovolgono così appunto nel loro contrario), si ritrova in uno spaventoso vuoto, nel terribile deserto del nichilismo e della possibile autodistruzione (e speriamo anche con la possibilità di decidersi per il ritorno nella casa del Padre, per sperimentare l’abbraccio purificatore e rigenerante della Sua misericordia). Del resto, dice Gesù che è anche il destino di ogni ramo che pretenda dar frutto staccandosi dall’albero: è destinato a seccare e ad essere bruciato (cfr. Gv 15,1-11).


Così, la centralità dell’uomo nel cosmo (secondo la concezione biblica), strappata dall’obbedienza al Creatore e nel tradimento della Redenzione operata da Cristo Signore, s’è trasformata in un Umanesimo sempre più vuoto, autoreferenziale, dove alla fine l’uomo si trova sì apparentemente al centro, ma smarrito e solo, oggi persino ridotto ad animale e a semplice elemento della natura se non del Destino cieco e fatale.

La “ragione”, esaltata dall’Illuminismo ma sempre più sganciata dalla certezza di poter conoscere la verità, oggettiva e indipendente, dopo l’enfasi del razionalismo, s’è spenta in un vuoto e suicida ripiegarsi in quel tremendo “gioco di specchi”, dove la mente contempla solo se stessa, il proprio vuoto (nichilismo) e i propri capricci (scambiati per diritti)! Fino alla totale sfiducia nella ragione stessa di poter conoscere, neppure parzialmente, la verità (così che deve intervenire un Papa per difenderla, cfr. Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio).

Il sentimento, sganciato dalla volontà e orfano della verità (come nel Romanticismo), rimane un vuoto richiamo appunto sentimentale, sempre fluttuante e ondivago, che alla fine rende sempre più fragili e più schiavi dello stato d’animo se non delle passioni del momento; una “leggerezza” ed una volubilità, che ha investito infatti anche la parola “amore” (sempre più ambigua, cfr. Introduzione dell’Enciclica di Benedetto XVI Deus Caritas est) e oggi in grado di distruggere anche gli affetti e gli amori più cari, come vediamo ampiamente.
La libertà, sganciata dalla verità (rivelata ma anche scopribile in parte con la ragione), è diventata un girare a vuoto, come un camminare senza strada, quindi smarrita e impazzita, scambiata per sequela della proprie passioni e dei propri capricci, per poi cadere sotto il dominio della cultura dominante e di sempre nuovi poteri.

Del resto, al di là della tanto proclamata libertà, certa scienza e certa filosofia vengono a dissolverla in molteplici “determinismi” esterni o interni (da quelli dell’inconscio in S. Freud, a quelli neurologici di molte neuroscienze contemporanee, da quelli socio-economici di K. Marx, a quelli totalizzanti dell’eterno ritorno dello stesso in F. Nietzsche). Dentro questi determinismi, ovviamente la libertà e la responsabilità personale è sparita, senza però lasciare possibilità di comprendere dove allora abbia origine il male!

Anche il liberalismo, che sembra tanto rispettoso degli altri e in grado di costruire una società davvero tollerante (“la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”, espressione tanto palese quanto vuota: chi o cosa stabilisce il confine?), ha finito per produrre persino un capitalismo selvaggio, una ‘giungla’ dove regna la legge del più forte, economicamente o ideologicamente (si pensi ad esempio a certe disumane degenerazioni della prima “rivoluzione industriale”, nel XIX secolo).

La libertà (frutto soprattutto della Bibbia, che ha liberato dal determinismo di un destino e Fato cieco e ineluttabile e che ritorna appunto con l’ateismo di Nietzsche), come obbedienza alla verità e soprattutto a Dio, è diventata con l’Illuminismo (e la rivoluzione francese) una liberté vuota, dove anche socialmente è sempre più impossibile comprenderne i limiti e stabilirne i confini (perché la libertà, fatta per il bene, deve finire dove comincia il “male”, non semplicemente dove comincia “quella degli altri”, senza appunto più sapere dove sia questo limite), cosicché, oggi lo vediamo ampiamente, da un lato si inventano sempre nuovi “diritti”, dall’altro il potere statale è sempre più invasivo nello stabilire dogmaticamente per tutti e in modo sempre mutevole dove debba finire la libertà [nell’attuale frangente mondiale, col pretesto di un’emergenza sanitaria peraltro non pienamente sondabile dal punto di vista scientifico e dilatabile a piacimento da parte della politica, lo vediamo in modo plateale e con limitazioni alla libertà individuale impensabili fino a pochi mesi orsono (vedi)].
Così la fraternità cristiana (nata dal riconoscimento del Padre e attuata mediante l’essere fatti col Battesimo ‘figli nel Figlio’), è diventata una generica e ambigua fraternité, fatta propria dalla Massoneria (i “fratelli massoni”, anche nell’incipit dell’Inno d’Italia!), come alibi per creare un’omologazione planetaria, possibilmente con un unico governo mondiale sotto un unico pensiero dominante, dove pare che ciascuno sia libero di dire come la pensa ma dove invece viene censurato o emarginato se non pensa come vuole l’élite culturale e di potere.

Addirittura l’uguaglianza cristiana (concetto estraneo infatti a tutte le altre culture e persino religioni, basti pensare all’Induismo e le sue caste), che è uguaglianza di dignità in quanto creature o addirittura figli di Dio, ma che non è assolutamente uguaglianza di capacità, di doni, di meriti e di colpe, è diventata un’egalité, che appiattisce tutto, dove tutti possono e devono fare tutto (senza più distinzione di capacità, di meriti, di carismi, di responsabilità, di autorità; addirittura senza neppure più distinzione di sessi!); e, con la rivoluzione bolscevica, è diventata l’imposizione terribilmente violenta e dittatoriale dell’utopia del socialismo e del comunismo, dove la proprietà e iniziativa privata è abolita e lo Stato (Partito) comanda su tutto e su tutti!


Oggi, come aveva capito, suo malgrado, un secolo e mezzo fa la tragica acutezza dell’analisi di F. Nietzsche, tutto questo – questi rami dell’albero della civiltà cristiana, inevitabilmente seccati perché recisi da esso – è giunto all’epilogo, al ‘capolinea’: il nichilismo. Seppur magari nascosto sotto mille forme (anche di droga) e mode (anche di pensiero), di fatto c’è un vuoto esistenziale, una sottile (talora anche manifesta e persino psichica) disperazione, che ha davvero tutto il sapore del frutto satanico (come appunto dal peccato originale, ma portato all’epilogo della storia), dove il gusto iniziale del ‘frutto proibito’ (che non a caso è una libertà assolutizzata e che inventa a piacimento “il bene e il male” – ecco il vero “albero” e “frutto proibito” indicato dal testo biblico di Gn 2,16-17; 3,1-5) – si rivela alla fine un terribile veleno. Senza Dio, annuncia Nietzsche, siamo “al di là del bene e del male”; ma con ciò, cioè nel nichilismo della pura assenza di “verità”, sparisce insieme a Dio anche l’uomo (verrà forse un oltre-uomo? auspica Nietzsche)!


Potrebbe restare solo un “piccolo resto” … come si evince già nell’A.T. nella storia del popolo ebraico, quando si rende vittima della propria disobbedienza a Dio che lo porta all’annientamento o all’esilio, lasciando però un piccolo resto, da cui Dio riparte per portare avanti la “storia della salvezza”. Come si vide anche al crollo dell’Impero romano e della civiltà antica, quando S. Benedetto e il monachesimo occidentale da lui nato ha permesso di costruire davvero dalle ceneri dell’impero romano e delle invasioni barbariche la vera e nuova civiltà europea cristiana (di cui non a caso S. Benedetto è il primo Patrono). In questo senso alcuni, persino qualche autore negli USA, si richiamano all’”opzione Benedetto” per uscire personalmente e socialmente dalla crisi della civiltà contemporanea.

Con questo ‘piccolo resto’, anche dal punto di vista culturale e della civiltà mondiale, si attuerà però il trionfo di Cristo Re, attraverso quello del Cuore Immacolato di Maria Santissima (come Lei stessa disse a Fatima nel 1917, parlando del secolo che era davanti e che riguarda in particolare il nostro tempo di grande battaglia contro il regno di Satana).

Oppure il nichilismo (il nulla!) si tradurrà sempre più nella storia finale del mondo, oltre a quella personale. Questo è il bivio a cui si trova di fronte l’umanità (come ricordava appunto Giovanni Paolo II nella Evangelium vitae sopra citata, vedi).

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Altre conseguenze della “modernità”

Dopo aver osservato, nella II parte e nel rapido ‘excursus’ sopra descritto, come quanto avvenuto in questi ultimi 500 anni abbia persino un accento per così dire “adolescenziale”, con la progressiva pretesa del rifiuto del Padre (allontanandosi da Lui pur con i Suoi doni), dell’autorità, della tradizione (“tradere”), per inseguire una presunta libertà senza limiti, senza più alcun riferimento alla verità (parola sempre più sconosciuta e persino proibita!). Ma l’esito non poteva che essere un vuoto ed una solitudine di fondo, persino una paura inconfessata, dove poi si è quasi inevitabilmente spinti od obbligati ad obbedire ad altro o ad “altri” (per un adolescente sono spesso gli amici, le mode, i nuovi idoli). Ed ecco allora i nuovi idoli, i nuovi “miti”, le nuove ideologie e persino i nuovi sovrani (talora palesi e talora invece mascherati sotto forma di consenso e di democrazia), con l’incondizionata obbedienza che richiedono, come nuovi assoluti; con la differenza che questi, come tutti gli “idoli”, non mantengono (né lo potrebbero) ciò che promettono, quindi spesso deludono e ancor più spesso ci tiranneggiano (cfr. Salmo 115,4-8). In ultima analisi: è l’obbedienza al demonio stesso, mascherato come donatore di libertà e di emancipazione!


Così, se alla violenza della Rivoluzione francese erano subito seguiti “Il Terrore” e i primi genocidi della modernità come quello della Vandea (vedi), il XIX secolo si aprì sotto lo smisurato (e diabolico?) potere di Napoleone (1804/1815), ben più assoluto ed esteso di quello degli antichi sovrani francesi e in grado di avvolgere il destino di gran parte dei popoli europei; ma quando terminò il suo impero (1815) l’Europa era di fatto “un cumulo di rovine”!

Tolto Dio, è sempre più lo Stato che ne prende il posto, come nuovo Assoluto, che stabilisce cosa sia il bene e il male, che decide cosa sia la felicità dell’uomo e dei cittadini, che si sente padrone della vita e della morte, che vuole governare qualsiasi aspetto della vita, non solo pubblica ma persino privata. Con l’aggiunta dell’inganno che tutto ciò sarebbe voluto per il bene dei cittadini e spesso potrebbe persino sembrare come deciso dalla maggioranza “democratica”!

Intanto i grandi filosofi dell’800, mentre compivano il passo da un vago “deismo” (proprio dell’Illuminismo e della Massoneria) ad un esplicito e persino rabbioso “ateismo” (L. Feuerbach, K. Marx, F. Nietzsche), se in alcuni si traduceva in una idolatria della scienza come unica conoscenza possibile e unica salvezza dell’uomo (positivismo, scientismo), altri ponevano le basi teoretiche per quello che sarebbero state le grandi rivoluzioni e guerre del XX secolo.
Se con Karl Marx si stavano preparando i presupposti ideologici del socialismo/comunismo, con tanto di “ateismo di Stato” emerso per la prima volta nella storia dell’umanità e imposto a popoli interi con inaudite violenze (che avrebbero trionfato in Russia nel 1917 e si sarebbe espanso non solo nell’Europa dell’Est ma poi in Asia e in altre numerose nazioni del mondo), con Friedrich Nietzsche, più coerentemente, si pongono le basi o si provoca profeticamente l’esito del nichilismo contemporaneo, un epilogo da cui pare non possa esserci ormai via d’uscita, come un’aporia non solo filosofica ma della stessa civiltà umana (cfr. i testi di A. Cecchini in Archivio *).
* cfr. Antonio Cecchini, Oltre il Nulla. Nietzsche, nichilismo e cristianesimo, Città nuova 2004 (vedi) e Antonio Cecchini, Il <divenire innocente> in F. Nietzsche, Glossa Ed. MI 2003, pp. 26-29 (vedi).


L’Europa dell’800, non ancora certo a livello popolare ma di élite culturali ed economiche assai potenti, scivolava intanto verso una sempre più palese “apostasia” dal cristianesimo (dopo averlo già deformato nel XVI secolo col Protestantesimo, che spaccò l’unità del continente in modo ben più grave di quanto fecero in Europa orientale gli Ortodossi con lo scisma del 1054), che troverà ai nostri giorni il suo (apparente) trionfo nella sua parte occidentale (UE).
 

Certo, per attuare questo disegno (massonico) c’era in Europa un grande ostacolo (un pregiudizio tuttora assai diffuso, da cui la ritornante volontà di distruggerlo): si trattava proprio dell’Italia, che pur costituiva la culla della sua civiltà e unità (per l’eredità culturale certo già greca e latina, ma soprattutto per essere il centro vivo e propulsore della cristianità e di tutto ciò che questo ha rappresentato per l’Europa e per il mondo intero).
Nonostante si tentasse in tutti modi di inoculare questo veleno anticristico per far emergere dallo stesso popolo italiano un’opposizione al Papa e alla Chiesa Cattolica (vedi ad esempio l’opera di G. Mazzini), questi tentativi sarebbero sempre stati vani, non solo per la presenza stessa del Papato, centro mondiale della Cattolicità, ma per la fede e solida identità cattolica del popolo italiano. Occorreva allora una conquista politica, persino militare, promossa soprattutto dalla Massoneria e sostenuta addirittura da ingenti finanze estere (specie inglesi), persino con l’appoggio spirituale dei Protestanti, ovviamente fatta passare come “liberazione” dell’Italia da un potere retrogrado e oppressivo e per raggiungere la tanto auspicata “unità”. Ed ecco il grande “mito” del Risorgimento, che pare impossibile discutere persino ai giorni nostri: l’unità d’Italia, fatta non come federazione di Stati (come molti auspicavano, Papa compreso, e come fecero ad esempio la Svizzera e la Germania), ma come invasione del Piemonte, sostenuto persino dalle forze massoniche internazionali (a Marsala il massone Garibaldi trovò addirittura l’aiuto delle navi inglesi e i denari sufficienti per “comprare” la Sicilia, che 1000 uomini non potevano sennò certo conquistare combattendo l’imponente esercito borbonico) e persino protestanti (simbolicamente il primo a varcare “Porta Pia” a Roma il XX settembre 1870 fu non a caso un pastore protestante), quindi sostanzialmente da forze estere, sia pur sotto la guida dei Savoia (che diventeranno così i Re d’Italia), forze culturali estranee ed ostili alla cultura e civiltà italiana (se c’era una realtà che univa davvero Bolzano con Caltanisetta e la Valle Susa con il Salento, lo si vede persino oggi, questa è la Chiesa e la fede cattolica) (v. Documento e Dossier).

La Rivoluzione russa (1917) e il comunismo nel mondo

Il comunismo, instaurato in Russia con la rivoluzione bolscevica del 1917, ha subito inglobato anche i Paesi limitrofi (formando l’URSS nel 1922) e dopo la Seconda Guerra Mondiale ha esteso il suo dominio su tutto l’Est-Europa (patto di Varsavia, fino al 1991). S’è poi esteso all’Asia, dalla Cina (dal 1949 con Mao Zedong fino al presente – v. le molteplici nostre News), alla Corea del nord (una feroce dittatura comunista ereditaria che come sappiamo persiste ancor oggi e costituisce da oltre 20 anni il primo Paese al mondo per violenta persecuzione anticristiana), il Vietnam (prima del nord e poi, dopo il ritiro degli americani, anche del sud), il Laos, la Cambogia. Poi regimi comunisti hanno preso il potere anche in alcuni Paesi dell’Africa, dell’America centrale (v. Cuba) e meridionale.
Un’enorme influenza culturale e politica, sostenuta economicamente anche da Mosca, il comunismo ha esercitato anche in molti Paesi occidentali, in primis l’Italia, che ha avuto per decenni il più forte partito comunista dell’Occidente (PCI), che ha condizionato e indottrinato intere generazioni di giovani, occupando cattedre e case editrici, la stampa e fette della televisione di Stato, dei centri di potere culturale e persino giudiziario; per non dire la degenerazione “terroristica” (Brigate Rosse) degli anni ’70 (detti appunto “anni di piombo”)!

Sulla Rivoluzione bolscevica si veda nel sito l’apposito Documento, redatto in occasione del centenario (nella sezione Fede e cultura/Tutta un’altra storia e in Archivio).


Ricordiamo qui soltanto che, per la prima volta nella storia delle apparizioni mariane, la Vergine Santa il 13.07.1917 a Fatima (vedi), quindi solo 3 mesi prima della Rivoluzione bolscevica (!), parlò esplicitamente di geografia e di storia, cioè della Russia (la piccola veggente Lucia non sapeva neppure cosa fosse) e di ciò che avrebbe rappresentato per la storia del mondo (“diffonderà i suoi errori”, provocherà “una nuova e più terribile Guerra” e soprattutto la più “grande persecuzione contro la Chiesa” disse la Madonna), se non ci fossimo convertiti e avessimo fatto penitenza e se non fosse stata consacrata al Suo Cuore Immacolato!

Il comunismo sovietico è “miracolosamente” crollato su se stesso, a cominciare non a caso dalla cattolicissima Polonia, in tutto l’Est-Europa nel novembre 1989 (il crollo del “muro di Berlino” ne è solo un potente simbolo) e poi nella stessa Russia non a caso l’8.12.1991, cioè per l’Immacolata (e la bandiera comunista con la “falce e martello” è stata ammainata definitivamente dal Cremlino il 25.12.1991)!

Che si possa parlare di “miracolo” lo dice non solo chi conosce la potenza di Dio e dell’intercessione di Maria Santissima anche nelle vicende storiche (in primis Giovanni Paolo II, che fu certamente uno dei principali artefici del crollo del comunismo nell’Est-Europa, da cui proveniva) ma anche un non credente come il drammaturgo Václav Havel, che in pochi mesi passò da essere prigioniero come dissidente (rappresentante di “Charta 77”) ad essere Presidente dell’allora Cecoslovacchia, uno dei Paesi comunisti più duri e che nel 1968 pagò coi carri armati russi il tentativo di sottrarsi al dominio sovietico (la cosiddetta “primavera di Praga”), come era già avvenuto in Ungheria nel 1956; il Presidente Havel parlò di “miracolo” ricevendo Giovanni Paolo II all’aeroporto di Praga, incredibilmente in visita nel Paese già il 21.04.1990 (leggi , leggivedi).


Ricordiamo che il comunismo, cioè l’eredità del pensiero ateo di Karl Marx e della Rivoluzione bolscevica che attuò il socialismo/comunismo in Russia e che da lì si diffuse tragicamente nel mondo intero, ha causato nel XX secolo oltre 100 milioni di morti, feroci violenze contro intere popolazioni con la soppressione dei più elementari diritti umani e la più feroce persecuzione anticristiana della storia!

Secondo la “Commissione storica per la riabilitazione delle vittime del terrore”, nominata dallo stesso Cremlino e presieduta da Aleksandr Yakovlev (1999), solo i morti ufficiali causati dal comunismo in URSS tra il 1917 e il 1953 furono 43.000.000 (10 milioni durante l’epoca di Lenin e 10 milioni durante quella di Stalin). In Ucraina, poi, il regime staliniano fra il 1932 e il 1933 provocò deliberatamente una carestia che causò 5 milioni di morti.

– anche nella Jugoslavia il regime comunista di Tito (seppur autodefinitosi “non-allineato”) uccise 1 milione di persone (inclusi gli italiani allora in Istria, fatti sparire nelle foibe, cfr. News del 23.02.2021).

– in Cina, la rivoluzione comunista di Mao Zedong (che tanto entusiasmò gli studenti italiani degli anni ’70, strumentalizzati dall’ideologia comunista, che inneggiavano anche nelle assemblee e negli scioperi studenteschi al “Libretto Rosso” di Mao), causò 35 milioni di vittime (c’è chi ha parlato persino di 65 milioni di uccisioni), oltre a sofferenze inaudite e violenze di ogni tipo. Ancora oggi in Cina domina incontrastato il potere assoluto del Partito Comunista, che regola ogni aspetto della vita sociale e persino privata dei cittadini, spesso senza il minimo rispetto dei più fondamentali diritti umani e con una persiste persecuzione antireligiosa. Anche la Chiesa Cattolica (come si evidenzia anche in molte News del sito), specie quella che non si sottomette al Partito (che vuole regolare anche la sua vita interna, compresa la nomina dei Vescovi), continua a subire una pesante persecuzione;

– nella Corea del Nord, dove tuttora è al potere una spietata dinastia comunista, la sola salita al potere del comunismo (con Kim Il-Sung, ovviamente sostenuto dalla Cina) causò 2 milioni di uccisioni;

– in Cambogia il regime comunista di Pol Pot provocò in soli 3 anni 2 milioni di morti, pari quindi a 1/3 dell’intera popolazione cambogiana! (v. News del 12.09.2020).

– in Vietnam il comunismo, sotto il potere di Ho-Chi-Minh, causò l’uccisione di 1,5 milioni di civili (anche in questo caso quando la maggior parte degli studenti del mondo occidentale di quegli anni, strumentalizzato dall’ideologia comunista, era impegnato in furibonde manifestazioni per la “liberazione” del Vietnam dagli USA, in realtà per farlo invadere dal regime comunista del nord), provocando anche un immenso fenomeno di tentativo di fuga attraverso il mare di migliaia di persone, con semplici imbarcazioni, i “boat people” (per salvare questi poveri disperati in mare si impegnò anche la Marina Militare italiana);

– il comunismo nel 1975 salì al potere anche nel Laos (Phomvihane), con almeno 100.000 vittime e provocando l’esodo negli USA di 160.000 rifugiati politici;

– in Afghanistan, il comunismo (russo) ha ucciso 1,5 milioni di persone;

– nell’America centrale il comunismo andò al potere nel 1961 a Cuba (Che Guevara, l’idolo dei giovani europei di sinistra degli anni ‘60/’70, e Fidel Castro), con 11.000 uccisioni e in mezzo secolo ha prodotto centinaia di migliaia di internati, prigionieri politici e con un ingente flusso di profughi che per decenni hanno tentato di scappare da quel regime comunista cercando di raggiungere la vicina Florida (USA) via mare; e nel 1979 in Nicaragua;

– in America del sud il comunismo non solo è andato al potere in numerosi Paesi (ancora nel 1999 in Venezuela con Chavez e nel 2006 in Bolivia con Morales, sì proprio quello che il 9.07.2015 ha regalato orgogliosamente a Papa Francesco un Crocifisso su “falce e martello”), portandoli regolarmente allo sfascio economico e sociale, causando almeno 150.000 vittime, ed esercitando pure in tutto il continente una pressione culturale che ha condizionato ampi settori della vita sociale (persino buona parte della teologia e del mondo ecclesiale);

– infine in Africa il comunismo, andato al potere in alcuni Paesi (1969 Somalia, 1975 Mozambico e Angola, 1993 in Eritrea) ha fatto 1,7 milioni di morti.


Non si chiede una “Norimberga” per questo, anche se forse sarebbe stato doveroso. Non si intravvede però neppure un sommesso “mea culpa” (come invece si chiede falsamente sempre alla Chiesa), nessuna ombra di revisione, tanto meno di capacità di cogliere le radici profonde di quanto avvenuto (radici filosofiche e culturali, figlie comunque dell’Illuminismo e della rivoluzione francese – come ha solennemente ricordato nel Centenario proprio a Mosca il Patriarca ortodosso Kirill – che hanno voluto mettere comunque l’uomo al posto di Dio e fare il paradiso sulla terra, generando così puntualmente l’inferno! (dal documento per il Centenario, 2017).

Qualcuno ha autorevolmente ricordato che “le condanne a morte da parte dell’Inquisizione (altro mito anticattolico, vedi) nel corso di tutti i secoli in cui fu attiva corrispondono a quanti ne uccideva il comunismo in un giorno solo” (Vladimir Bukowski, dissidente sovietico).
Per favore, proprio gli eredi di questo pensiero, che ancor oggi tanto parlano sui libri, alla televisione e soprattutto dalle cattedre scolastiche, delle terribili colpe e dei misfatti (in genere presunti e falsi) che la Chiesa avrebbe compiuto nella sua storia bimillenaria, così come dell’oscurantismo del Medioevo cristiano, abbiano almeno l’onestà di stare zitti!


Tra l’altro, se si fosse ascoltato il Magistero della Chiesa, queste immani tragedie della storia contemporanea non sarebbero avvenute!

Sul pericolo dell’avvento del pensiero marxista (socialista), nonostante le gravi violazioni dei diritti umani operati dalla rivoluzione industriale e dal capitalismo selvaggio (condannato aspramente dalla Chiesa) era già intervenuto il papa Leone XIII in quella che viene considerata la prima enciclica sociale della storia, la Rerum Novarum (vedi) del 1891.
Pio XI, nell’Enciclica Divini Redemptoris del 19.03.1937 (vedi), denunciò il totalitarismo comunista; ma significativamente solo 5 giorni dopo l’Enciclica DR usciva, addirittura in tedesco (!) l’Enciclica Mit Brennender Sorge (vedi in trad. it.) contro il totalitarismo nazista!

La “guerra civile” in Spagna

Di questo tragico evento storico normalmente viene data una lettura fortemente ideologica, secondo la quale la Chiesa Cattolica (che plasmò nel profondo la storia della “cattolicissima” Spagna e costitutiva con convinzione la quasi totalità della sua popolazione) era un’alleata dell’aristocrazia e del potere fascista “di destra”, contro le forze “progressiste” che volevano il vero bene sociale, secondo l’ideologia comunista. Non entriamo qui nel merito della questione, ma facciamo solo osservare che nel solo triennio 1936-1939 i “comunisti” attuarono una terribile persecuzione contro i cristiani, con uccisioni e violenze di ogni tipo, a tal punto da provocare 7.000 “martiri”; e la riprova che non si trattasse solo di questioni ideologiche e politiche ma di vero e proprio odium fidei è che in questi decenni la Chiesa ha ufficialmente “beatificato” e “canonizzato” (cioè proclamato santi, con il titolo di martiri), come sempre dopo attento processo, più di 1500 cristiani barbaramente uccisi dai comunisti in quegli anni “in odio” alla fede cattolica, cioè proprio in quanto cristiani.

Il nazional-socialismo (nazismo)

Se le tragedie e gli orrori provocati dal comunismo in Russia e nel mondo sono ancora in parte almeno sconosciute o censurate, mentre in Italia negli anni ’60 intere generazioni di studenti e di operai, opportunamente strumentalizzate dal PCI (che godeva di lauti finanziamenti anche dalla Russia), inneggiavano al comunismo come progresso da attuare anche nel nostro Paese (e qualcuno persino mediante la lotta armata, v. le “Brigate Rosse”), invece quasi tutti conoscono il dramma del nazional-socialismo (nazismo), che in Germania (tranne che nei Länder cattolici!) ha conquistato rapidamente e peraltro democraticamente il potere con Adolf Hitler nel 1933 e che ha portato il popolo tedesco al delirio (di vero stampo satanico, come era “posseduto” lo stesso Führer) di una dittatura, di uno statalismo assoluto, che avrebbe trascinato nell’orrore anticristico (la svastica come nuova Croce!) non solo la Germania ma gran parte dell’Europa e incendiato il mondo intero con la II Guerra Mondiale (iniziata, come la Russia, con l’invasione della Polonia nel settembre 1939).

Però, come scrisse acutamente Giovanni Paolo II nel suo ultimo libro (Memoria e identità, 2005), nonostante questi orrori provocati dalle ideologie anticristiche della modernità e dai conseguenti nuovi poteri assoluti che hanno dominato e distrutto l’Europa e portato il mondo intero nel baratro del 2° Conflitto mondiale (ideologie e orrori che Karol Wojtyla sperimentò da polacco nella sua stessa vita!), poi comunque Dio dice “basta!” e anche i potenti che si sono creduti più potenti di Dio, sono improvvisamente crollati su se stessi insieme alle loro dittature: se il comunismo nell’Europa dell’Est è durato poco più di 70 anni ed è poi crollato improvvisamente su se stesso nel 1989, il nazismo è durato addirittura soli 12 anni (1933/1945), portando se stesso e il suo autore al suicidio e riducendo tutto l’orgoglio della Germania (e del “Terzo Reich”) ad un cumulo di macerie!

Inoltre, se tutti giustamente ricordano il dramma dell’eliminazione fisica di 6 milioni di Ebrei provocata dal nazismo (la Shoà), uno strano silenzio, se non censura e “negazionismo”, è invece riservato ai fedeli, sacerdoti, frati, suore e vescovi cattolici internati, torturati e uccisi negli stessi anni dal nazismo in Europa, anche negli stessi “campi di concentramento” [a cominciare da quello tristemente celebre di Auschwitz/Oświęcim, in Polonia, dove trovarono la morte addirittura due grandissimi santi: S. Massimiliano Maria Kolbe (tutti conoscono almeno il suo gesto eroico di aver voluto lì volontariamente sostituirsi ad un altro prigioniero condannato a morte) e S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, la filosofa e monaca carmelitana ex-ebrea, proclamata santa e poi con-Patrona d’Europa da Giovanni Paolo II); cfr. News del 23.02.2021].


Un analogo silenzio copre il martirio di altri cristiani: nel corso dell’intero XX secolo s’è raggiunta l’incredibile cifra di oltre 40 milioni di martiri cristiani! E nessuno ne parla …

Le due Guerre Mondiali

Non dimentichiamo poi che anche le due Guerre Mondiali, che rappresentano la più grave tragedia provocata dall’uomo nella storia dell’umanità, sono un prodotto delle “ideologie” della modernità, di stampo sempre anticristico.

Come abbiamo già ricordato nella II parte della presente riflessione sui “miti” della modernità, la Prima Guerra Mondiale provocò 14 milioni di morti, anche di ignari giovincelli reclutati anche dal più sperduto paesino d’Europa (che infatti ne ricorda spesso i nomi con “Monumenti ai caduti”, in cui talora si capisce dal tragico elenco essere stata sterminata un’intera generazione di giovani, monumenti che onorano giustamente quei morti ma dovrebbero costituire una vergogna di ciò che appunto le ideologie anticristiane hanno prodotto ovunque); mentre la Seconda Guerra Mondiale provocò 60 milioni di morti, anche tra i civili, con tanto di “bombardamenti a tappeto” e di “campi di sterminio”, con atrocità che superano persino la logica bellica per sconfinare in quella davvero “satanica” del gusto del male e dell’orrore in quanto tale, e terminata com’è noto addirittura con due bombe atomiche sganciate dagli USA su due città giapponesi!

Il ’68

Abbiamo poi ancora già accennato, sempre nella II parte, a quella “rivoluzione culturale” (ed esistenziale) del cosiddetto ’68 (1968). Se in questo caso non abbiamo visto immediatamente una scia di morti violente (a parte le degenerazioni “terroristiche”, come ad esempio in Italia gli omicidi ‘politici’ perpetrati dalle Brigate Rosse, fino ad arrivare al rapimento, con l’uccisione dei 5 uomini della scorta, sequestro e uccisione del Presidente democristiano Aldo Moro nel 1978), se meglio guardiamo possiamo invece scorgere anche in questo caso un drammatico numero di morti, ad esempio per droga, ma anche per tutti gli altri eccessi immorali, come infezioni sessuali (v. AIDS), per non parlare degli aborti dovuti pure alla “rivoluzione sessuale” attuata in quegli anni tra i giovani e tuttora non terminata ma anzi tracimata in ogni direzione, ma anche i morti per incidenti stradali causati dalle “euforie artificiali” ad esempio del sabato sera! Perché anche questi sono in fondo morti per conseguenza delle ideologie che hanno voluto satanicamente sostituirsi all’educazione cristiana delle nuove generazioni, abbandonandole all’immoralità e all’autodistruzione! Se poi andiamo a considerare l’enorme influsso morale e mutamento esistenziale che esse hanno prodotto e continuano sempre più a produrre, come ad esempio la distruzione della famiglia, dell’amore vero e della stessa sessualità, per non parlare dell’invasione delle droghe fin dalle più tenere età (v. News del 17.01.2021 sugli attuali “ragazzini tossici” in Italia), vediamo che quelle ideologie anticristiche stanno producendo ancora e sempre più effetti dirompenti, che continuano a lasciare tracce profonde e indelebili nella vita (persino nella psiche, per non dire soprattutto nello spirito) di intere generazioni di giovani e quindi anche del futuro stesso delle nostre società e dell’intera civiltà umana.

La UE

Dovremmo soffermare la nostra attenzione anche sulla recente storia dell’Unione Europea, a proposito pure proprio della “eterogenesi dei fini”: quando si tagliano le radici cristiane (volutamente censurate dalla stessa “Costituzione europea”, nonostante l’evidenza storica e tutti gli inviti in tal senso anche da parte di Giovanni Paolo II) il destino non può che essere un’unione non dei popoli e come tale destinata a perire, pur se voluta e sostenuta dai poteri forti (finanziari e massonici), che manifestano pure un’arrogante intolleranza per tutti coloro che non si sottomettono al “nuovo pensiero unico dominante” (v. il caso attuale dell’Ungheria e della Polonia, che pur la costituiscono; cfr. numerose News, ad es. del 16.04.2021), ma vogliono rimanere fedeli alla propria cultura e alle proprie radici cristiane (tra l’altro si tratta di Paesi che hanno già conosciuto decenni di dittatura comunista, che cercò inutilmente di cancellare la loro identità cristiana).

È sconsolante osservare cosa sia rimasto in tutto ciò delle originarie motivazioni, espresse dai primi costruttori dell’Unione Europea, che sono non a caso i politici cattolici Alcide De Gasperi (italiano), Robert Schuman (francese) e Konrad Adenauer (tedesco) … Oppure pensando alla stessa bandiera della UE, che pochi sanno avere un retroterra di devozione mariana, con quelle significative 12 stelle in campo azzurro! O cosa si può osservare anche solo percorrendo l’Europa dalla punta più settentrionale della Finlandia all’isola di Malta, come dal Portogallo alla Romania, per trovare ovunque chiese, e tracce indelebili, persino nell’arte oltre che nei costumi, della civiltà cristiana.

Invece non può che essere destinata a fallire e crollare un’unione ideologica e apostata come l’attuale!

Nuove dittature

Sulle nuove dittature emergenti in Europa occidentale e nel mondo, abbiamo già prodotto un breve ma significativo documento (vedi).

Ricordiamo (e rimeditiamo) in proposito quanto fu in tal senso profonda, lungimirante e purtroppo persino profetica la nota espressione del card. J. Ratzinger “dittatura del relativismo” e l’intera omelia nella S. Messa Pro eligendo Pontifice, nella basilica di S. Pietro per l’apertura di quel Conclave (18.04.2005) che già il giorno dopo l’avrebbe eletto Papa (vedi).

Altri miti ed equivoci della “modernità” …

3/ La democrazia

Ecco un’altra parola, significativa per l’uomo e importante per la vita sociale e politica, ma che se non è corredata di contenuti veri e profondi, può svuotarsi di significato e perfino degenerare, come gli altri “miti” della modernità (abbiamo già visto con tolleranza, libertà, uguaglianza, fraternità …), addirittura nel suo contrario.

Uno di questi equivoci, che può trasformare la democrazia persino nel suo contrario (dittatura) – ed oggi pare proprio che andiamo incontro a questo pericolo (v. Documento sulle nuove dittature) – è pensare che la democrazia sia sinonimo di relativismo e che anzi proprio il relativismo sia la condizione per costruire una vera società libera e democratica, mentre la verità sarebbe invece di ostacolo, genererebbe intolleranza e divisione. È un equivoco, un’illusione, che come sappiamo e come abbiamo visto altrove nel sito, è fatto proprio e persino imposto dalla Massoneria.
 

Oggi vediamo come il relativismo diventi paradossalmente un assoluto, da tramutarsi in “dittatura”, che opprime, emargina e diventa sempre più violento nei confronti di chi pone anche solo ragionevoli dubbi e osi ancora affermare la verità (tanto più se si trattasse di una verità rivelata da Dio stesso, e quindi assoluta, cfr. Gv 14,6 e At 4,12, sia pur accoglibile con un assenso perfettamente ragionevole), persino la realtà dei fatti (perché in fondo la verità, nella nostra mente, è “adequatio rei et intellectus”, cioè con un fondamento nella realtà, come ricorda magistralmente S. Tommaso d’Aquino)! Vediamo infatti, anche con l’ideologia gender (vedi), che il relativismo e le nuove dittature non vogliono neppure confrontarsi con la “realtà” (res) e se questa le smentisce è la realtà (quindi da censurare) e non l’ideologia a sbagliare.


L’Occidente in genere, e la UE in particolare, corre seriamente la possibilità di estinguersi, a parte la denatalità da suicidio demografico, a causa di questo relativismo, che lascia in un vuoto “nichilistico” specie le nuove generazioni e minaccia seriamente di portare all’autodistruzione e ad impedire ogni futuro. Di fronte a questo equivoco (democrazia come relativismo) e a questo drammatico vuoto, anche esistenziale, si presenta un duplice pericolo: o quello di entrare in una fase “anarchica” (ciascuno può fare quello che vuole, perché tutto è un “diritto”), che già mostra la propria incapacità ad edificare l’uomo, la società e appunto un futuro degno dell’uomo (oltre a distruggere la salvezza eterna delle anime!), che sempre prelude a nuove forme di totalitarismo, magari sotto parvenze democratiche; o il pericolo di dare spazio ad una radicalizzazione di tipo religioso da parte della presenza islamica, agevolata dalla fortissima immigrazione e che non pare davvero desiderosa di integrarsi (v., solo per rimanere nel 2021, le News del 6.07.2021, 10.05.2021, 9.04.2021, 2.01.2021) [tra l’altro integrarsi in che cosa, visto il tipo di società talmente fluida (“liquida”) da essere praticamente già nichilistica (e sotto questo aspetto detta da loro giustamente ‘diabolica’); dovrebbero accettare di essere solo (quando non cadono addirittura in nuove forme di schiavitù, vedi certi tipi di lavoro per gli uomini o prostituzione per le giovani donne, se non nella rete della malavita organizzata) strumenti di produzione o consumatori o addirittura numeri per un voto politico che potrebbe tornare utile al potere di qualcuno?]; per cui sono ancor più fortemente tentati di ricostruire la shari’a anche nei Paesi che li accolgono!

Sulla degenerazione della “democrazia”, come sinonimo di relativismo e di assenza di fiducia nella possibilità razionale di conoscere e comunicare una verità oggettiva, in anarchia, e questa, poiché invivibile e vuota (non a caso, anche dopo gli attentati, le folle e talora persino i politici non sanno far altro che un minuto in silenzio o cantare Imagine di John Lennon: che è proprio un inno al vuoto, al nulla, al mondo senza identità), in nuove forme di totalitarismo e dittatura, aveva in fondo già fatto luce Platone nella Repubblica (Politéia). Analoga e più attuale considerazione emerge anche in Giovanni Paolo II, nella decisiva Enciclica Veritatis splendor (scritta nel 1993 e quindi poco dopo che interi popoli dell’Europa centro-orientale, compresa la sua Polonia, avevano ritrovato la propria libertà dopo il crollo del comunismo, ma correvano poi il rischio di cadere nel relativismo e nichilismo del mondo occidentale), come pure nei discorsi tenuti ad esempio durante i suoi successivi viaggi in Polonia.

Ecco in merito alcuni brevi passaggi della Veritatis splendor n. 101: “Dopo la caduta, in molti Paesi, delle ideologie che legavano la politica ad una concezione totalitaria del mondo — e prima fra esse il marxismo —, si profila oggi un rischio non meno grave per la negazione dei fondamentali diritti della persona umana e per il riassorbimento nella politica della stessa domanda religiosa che abita nel cuore di ogni essere umano: è il rischio dell’alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità. Infatti, «se non esiste nessuna verità ultima la quale guida e orienta l’azione politica, allora le idee e le convinzioni possono esser facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia» (già in Centesimus annus, n. 46).

Così in ogni campo della vita personale, familiare, sociale e politica, la morale — che si fonda sulla verità e che nella verità si apre all’autentica libertà — rende un servizio originale, insostituibile e di enorme valore non solo per la singola persona e per la sua crescita nel bene, ma anche per la società e per il suo vero sviluppo”.

Di fronte a questo “vuoto” culturale ed esistenziale, a questa tendenza anarchica della democrazia intesa come relativismo, prendono infatti il sopravvento i poteri economici e finanziari, che governano e condizionano la globalizzazione (di cui sono allo stesso tempo artefici e vittime) o certe ristrettissime oligarchie (oggi ad esempio i proprietari non solo delle televisioni e dei giornali, com’era nei decenni passati, ma di tutto ciò che ‘liberamente’ miliardi di persone nel mondo usano continuamente con smartphone e computers, vedi). E paradossalmente diventano un pericolo per la democrazia anche quelle forme di aggregazione statali, continentali (v. UE) e intercontinentali (v. ONU), apparentemente a servizio degli Stati membri e in certi casi persino votati dai cittadini, ma che poi in realtà stritolano ideologicamente ed economicamente la maggior parte dei Paesi membri, che pur le finanziano.

In tale panorama culturale, politico ed economico, ma anche di fronte alle aporie e contraddizioni che tali poteri stessi hanno inseguito e prodotto, così come di fronte a nuove reali o presunte emergenze mondiali (come quella attuale sanitaria) lo Stato non manca di riprendersi un potere “idolatra”, già emerso nei secoli passati, che non teme di porsi come nuovo assoluto, come idolo, con i suoi dogmi e i suoi divieti (con persino nuove Inquisizioni, per indagare su ogni cittadino che non si adegui, peraltro assai meno rispettose dei diritti degli imputati, che invece l’Inquisizione medievale garantiva vedi, e per garantire dogmi ‘laicisti’ assai meno nobili di quelli rivelati da Dio). Un potere statale che si pone non solo al di sopra di Dio e delle Sue leggi, ma anche contro Dio e le Sue leggi (fino a renderle illegali, come vediamo si tenta di fare in questi giorni anche in Italia)!


Intanto le famose e pompose “unità” che si creano (v. UE, ONU, ecc.; quelle politiche, economiche, finanziarie, commerciali, sanitarie … speriamo non anche quelle dei Vescovi!) sembrano fatte apposta perché tutto appaia come deciso democraticamente a maggioranza, attraverso infinite istituzioni, riunioni e votazioni, quando invece tutto è già stato deciso (altrove!) da ristrette oligarchie, per attuare disegni non certo confessabili di un grande unico potere globale (culturale, economico, politico), che muove le leve di tutto, offrendo però l’impressione di garantire libertà e democrazia per tutti.
La riprova è data da cosa succede a chi osi contraddire quel progetto …

 

L’illusione di vivere in una democrazia è data dal fatto che “prima ti dicono cosa pensare” (e il potere dei mezzi di comunicazione di massa è in questo senso talmente immenso e invasivo da sembrare quasi insuperabile e da rendere impossibile ogni pensiero alternativo), poi ti chiedono “come la pensi”.
Oppure, prima delimitano l’argine del campo degli argomenti su cui puoi discutere, e ti fanno inutilmente sempre discutere di tutto (con infinite voci discordanti, normalmente senza possibilità di concludere un ragionamento, anche se ci fosse; tutto è semplicemente “etichettato” con dei titoli/slogan per stabilire a priori ‘da che parte stai’ e che esonerano dal confronto sui reali contenuti), anche nel talk-show televisivi o sui giornali (i cui proprietari sono quasi esclusivamente quelli che hanno proprio in mano il potere), poi ti fanno scegliere all’interno di questo perimetro (guai a porre questioni di fondo che ne siano al di fuori)!


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Contrariamente a quanto potrebbe sembrare e a quanto ci predica continuamente il pensiero unico dominante, illuminista-massonico, non è dunque la verità a generare intolleranza, ma proprio il relativismo.

Come si può notare, anche in questo attuale frangente, emergono degli equivoci sulla libertà, sulla democrazia e sugli stessi ‘poteri’ dello Stato che stanno ancora alla base di una concezione illuminista e moderna dello Stato, che oscilla continuamente tra assolutismo e anarchia. Anzi, gli equivoci, prima ancora che nel campo del Diritto sono nel campo della Filosofia. Sono fondamentalmente le aporie risultanti dalla negazione stessa della verità (oggettiva e riconoscibile anche dalla vera ragione; poi illuminate dalla stessa Rivelazione divina in Cristo, cfr. Fides et ratio), che degenera appunto nel relativismo. La perdita della metafisica e della concezione stessa di una verità oggettiva, fondata sulla natura umana e ultimamente su Dio, una verità che non ha bisogno di imporsi perché è razionalmente sostenibile e comunicabile, impedisce una vera democrazia e non può che imporre nuove forme di dogmatismo (politico o religioso), come vediamo abbondantemente in questo periodo, specie in Europa e in Italia, ma in fondo nel mondo intero.

Sulla conoscibilità della verità, che permette di annunciare anche la fede senza bisogno di scadere in fondamentalismi (che invece sono segno paradossalmente di debolezza) – si veda in proposito lo splendido e fondamentale discorso di Benedetto XVI all’Università di Regensburg (Ratisbona), volutamente frainteso e diffuso in modo pericoloso dai media, quando invece pone le condizioni razionali per un vero dialogo – e non abbandona la libertà in un vuoto dove si smarrisce o è tentata sempre di credersi assoluta, fino a chiamare “diritti” ogni desiderio e persino capriccio o pulsione, e a condurre la democrazia degenerata in anarchia in braccio ad una visione assolutista (divinizzazione) dello Stato, del potere politico o di altre subdole oligarchie!

[Su queste questioni di fondo, si veda cosa riveli la stessa Bibbia fin dall’inizio, con la creazione (Gn 2,17), il peccato originale (Gn 3) e la Torre di Babele (Gn 11,1). Non a caso il Magistero di Giovanni Paolo II (col supporto del card J Ratzinger) negli anni ’90 ha voluto concentrarsi proprio su queste “questioni di fondo”, come il rapporto tra libertà e verità, anche nelle democrazie, vedi Veritatis splendor (spec. n.n. 98/101) e tra fede e ragione nella scoperta della verità, vedi Fides et ratio]

[Segnaliamo in proposito pure le audio-catechesi di don Antonio Cecchini nel canale YouTube “La via della vita”, indicate come Introduzione alla fede: cioè “Il cristianesimo è vero” (1A+1B), “L’inaudita crisi contemporanea” (1C), “Il fondamento della crisi contemporanea” (1D+1E)]
 


Occorre dunque precisare che anche la “democrazia” non è un assoluto e non vive senza la possibilità razionale di riconoscere la verità. Perché la verità non dipende dal consenso, dalla maggioranza, neppure dall’unanimità, ma dall’essere delle cose e dalla possibilità della ragione di scoprirlo.

Dunque anche una democrazia non deve mettere ai voti tutto, perché deve riconoscere dei punti fermi che nessuno può mercanteggiare con dei voti, a caccia di maggioranza (ci sono “principi non negoziabili”, razionalmente fondabili e quindi condivisibili, ma non da patteggiare coi voti!). La riprova di ciò è che anche in una democrazia si discutono certe leggi, ma si deve fare comunque riferimento ad una Costituzione, che garantisce certi valori, cui far riferimento per la vita sociale, indipendentemente dalle mutevoli maggioranze parlamentari e dai relativi Governi.
 

Vedi nel sito Documento sul “La dottrina sociale della Chiesa” e anche sugli equivoci della modernità (punto 6) [compresi quelli appunto sulla parola “democrazia”, cfr. n. 6.3 (pure in altri punti, ad es. 28.1)]


Paradossale che proprio nell’Illuminismo (persino nella pittura del Goya) si affermi che “il sonno della ragione genera mostri”, perché, al di sotto dell’apparente esaltazione della ragione fatta dal “razionalismo” illuminista, proprio l’assenza della verità (che è il “ben” dell’intelletto) ha prodotto quei “mostri” ideologici sopra elencati e che hanno provocato nella storia degli ultimi 250 anni decine di milioni di morti ed immani distruzioni, fisiche e morali.

Non è la appunto verità a generare intolleranza (la verità, quando è tale, non teme il dialogo e può convincere dimostrando invece di vincere con la violenza) ma proprio il relativismo, l’abolizione della verità e della capacità razionale dell’uomo di scoprirla e mostrarla.
La “tolleranza”, tanto proclamata dall’Illuminismo ai nostri giorni e di cui si fa paladina la Massoneria internazionale, genera infatti la più forte intolleranza nei confronti della verità.

Oggi poi la verità sta diventando vietata persino a livello giuridico! E non solo nei regimi totalitari, ma anche nelle nostre tanto declamate “democrazie” occidentali.

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Un’ultima nota sulla “democrazia” e le ideologie …

Un esempio eloquente di come anche le nobili parole possano tradursi nel loro contrario, quando vanno in mano alle ideologie della “modernità”, è dato dall’uso che i comunisti (e di chi ancor oggi è comunque ancora, consapevolmente o inconsapevolmente, legato a quella ideologia) fanno della parola “democrazia”.

 

La parola “democratico” in mano ai comunisti

Nella divisione, antistorica ed anticulturale, dell’Europa a seguito della Seconda Guerra Mondiale, cioè tra i vincitori sul nazismo ma appartenenti a due blocchi contrapposti (occidentale liberal/capitalista e orientale comunista), com’è noto si spezzò la Germania (e persino Berlino) in due parti, drasticamente divise, a tal punto che, per evitare ad esempio la continua fuga dalla parte orientale comunista (nella stessa città di Berlino) a quella libera occidentale, in una notte (12/13.08.1961) si costruì il fatidico “Muro” (il primo della storia dell’umanità non per difendersi dai nemici esterni ma per non far scappare i cittadini che vi erano dentro) che la spezzò drasticamente in due, impedendo anche coi mitra per quasi 30 anni la fuga (e persino la riunificazione di famiglie rimaste improvvisamente da esso divise) dal comunismo alla libertà, dalla povertà al sogno di una possibile ricchezza, dall’ideologia totalitaria alla democrazia liberale. Ebbene, come tutti sanno, di queste due Germanie, quella libera e occidentale si chiamava “Federale” (BRD) e quella comunista si chiamava “democratica” (DDR). Insomma, delle due Germanie si chiamava democratica proprio quella che non lo era!

Quando ancora il Vietnam era diviso in due, quello del Nord era governato da una dittatura comunista (guidata da Ho Chi Minh, creata alla fine della II Guerra Mondiale sotto l’influenza della Cina e persino dell’Unione Sovietica), mentre quello del Sud era invece alleato degli USA. Anche in questo caso, il Vietnam del Nord era chiamato Repubblica Democratica del Vietnam.

Com’è noto e come abbiamo anche sopra ricordato, dopo un’estenuante ventennale guerra contro gli USA [mentre la propaganda comunista riusciva in Occidente e specialmente in Italia a far parteggiare le “lotte” studentesche e operaie per la Cina, col suo “libretto rosso di Mao” inteso come nuovo vangelo della liberazione dell’umanità, e contro l’imperialismo americano che cercava strategicamente di resistere nel sud del Vietnam (ricordiamo come anche una commovente canzone di Gianni Morandi servì per questa propaganda: “C’era un ragazzo che come me … “) nel 1975 gli americani furono costretti a ritirarsi e a lasciare il Vietnam in mano ai famosi Viet Cong comunisti, che poterono così unificare tutto il Vietnam sotto la dittatura comunista. Peccato che anche in questo caso i finalmente “liberati” vietnamiti del sud cercassero in ogni modo di scappare terrorizzati dal comunismo, persino inoltrandosi in alto mare con umili imbarcazioni; furono chiamati “boat people” e per non farli morire affamati e annegati in alto mare si attivarono i soccorsi internazionali (persino l’Italia intervenne con una delle nostre più grandi navi militari per salvare questi poveri disperati)!

Quando anche la vicina Cambogia (cfr. News del 12.09.2020) cadde sotto la terrificante dittatura comunista dei Khmer rossi di Pol Pot, che in neppure 5 anni, dal 1975 al 1979, pose in atto violenze inaudite e provocò la morte di circa 3 milioni di persone, cioè quasi 1/3 dell’intera popolazione cambogiana!, si chiamò non più Cambogia ma “Kampuchea Democratica”.

Persino la Corea del Nord, che, oltre ad essere una terribile dittatura totalitaria comunista di stampo stalinista e di tipo dinastico (la dinastia Kim), è da oltre 20 anni al 1° posto nella classifica dei Paesi con la massima persecuzione violenta contro i cristiani (cfr. News del 20.01.2021), ufficialmente si chiama Repubblica Popolare Democratica di Corea.

Per venire alla nostra Italia, quando nelle importantissime elezioni politiche del 18-19 aprile 1948, (cfr. News del 16.04.2021), in cui era drammaticamente in gioco il futuro stesso dell’Italia (della sua libertà e della sua stessa identità cattolica), in quanto, pur ridotta dalla Guerra in un cumulo di macerie, doveva risorgere (e di fatto divenne in breve tempo, sotto la guida “democristiana”, la 4^ potenza economica del mondo!), mentre con la vittoria dei comunisti poteva forse entrare tra i satelliti della Russia, con quel destino di dittatura e di povertà che li ha tutti caratterizzati per oltre 40 anni, i due blocchi politici che si fronteggiavano erano appunto la Democrazia Cristiana (che ottenne la maggioranza relativa dei voti e quella assoluta dei seggi, caso unico nella storia della Repubblica Italiana, e che rimase il partito di maggioranza relativa fino al 1994, quando venne eliminata per via giudiziaria, garantì davvero la democrazia del Paese, fino a permettere all’opposizione comunista di avere delle importanti leve del potere culturale, economico e giudiziario e poi persino un canale della TV di Stato! è stato troppo?) e il “Fronte Democratico Popolare” (che comprendeva comunisti e socialisti), che si attestò invece solo attorno al 30%, pur trasformando il PCI nel più grande Partito comunista dell’Occidente.

Celebri, sarcastiche e divertenti (tanto da appassionare il mondo intero, anche se ambientate nel piccolo mondo di un paesello della “rossa” Emilia post-bellica), sono le vicende di “don Camillo e Peppone”, scaturite dall’acuta e ironica (specie contro i comunisti) penna di G. Guareschi e immortalate soprattutto nei celeberrimi film con Gino Cervi e Fernandel. Ebbene, com’è noto, nella romanzata ma assai realistica presentazione della propaganda e politica di Peppone, emerge sempre (con simpatia, se invece poi nella realtà non ci fossero stati persino preti e seminaristi trucidati dai “rossi”, cfr. il caso del martirio del giovanissimo seminarista Rolando Rivi, già Beato, nelle News del 15.04.2018, 5.10.2013, 27.11.2013 e il 14.05.2011) che la “democrazia” è solo quella dei comunisti e chiunque li avversi sono “nemici del popolo” (come i preti).

Ma in fondo il “democratico” di sinistra continua ad essere un po’ come Peppone: se vince lui è il popolo che ha vinto; se vincono gli altri hanno vinto i “nemici del popolo” oppure è il popolo che non ha capito niente!
Ancor oggi, gli eredi del PCI, si ritrovano sostanzialmente nel PD (appunto “democratico”); ed è sintomatico che chiunque vi si opponga venga classificato, anche se democraticamente votato, come nemico da abbattere (non solo politicamente ma spesso persino giudiziariamente), come divisivo dell’unità del popolo italiano e persino come “fascista”!
 

Comunque, persino negli USA, l’uso dell’appellativo “democratico” è monopolizzato dal partito e dalle politiche “di sinistra”. E se gli USA si propongono al mondo come “patria della democrazia” (come abbiamo visto, nella II parte, dalla rivoluzione americana e da ciò che ne seguì, “Statua della libertà” compresa), a tal punto che nelle due “Guerre del Golfo” contro l’Iraq si parlò addirittura di “esportazione” bellica della democrazia (peccato che anche qui, ciò che ne seguì non è proprio l’idillio della libertà; se poi volessimo vedere cosa di analogo è avvenuto in Afghanistan, proprio in questi giorni vediamo il ritiro degli USA e degli stessi italiani, con grandi festeggiamenti dei tanto temuti “talebani”, che possono così riprendere tranquillamente il potere), e se nelle competizioni elettorali americane c’è comunque un sostanziale rispetto reciproco tra Repubblicani e Democratici, nelle ultime elezioni presidenziali non sembra proprio che gli USA siano stati un ottimo esempio di democrazia per il mondo, ad esempio per come è stato trattato il Presidente uscente (ancora in carica; silenziato, oscurato sui “social” e in TV, dileggiato dal mondo culturale e dello spettacolo, e trattato da nemico del popolo), per come sia stata condotta la campagna elettorale dei Democratici e persino di cosa sia davvero successo nel conteggio dei voti a loro favore…
Ma questa, signori, è la patria e il modello della “democrazia” moderna … e massonica!
Il vizio di fondo è sempre il medesimo, più o meno forte: se vincono loro, i soli “democratici”, è sempre il popolo e la democrazia che ha vinto; se invece vincono gli altri, è il popolo che non capisce, è la democrazia che è in pericolo, o c’è stata l’interferenza di qualche potere esterno. Insomma, il popolo e la democrazia sono loro; ma se perdono, perché il popolo non li ha votati, è sempre il popolo e la democrazia che ha perso!

 

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Ecco dunque un altro mito della ‘modernità’ finalmente da svelare.


Si tratta di un altro nodo che viene al pettine dopo la perdita della “metafisica” (dell’oggettività della verità), con il pensiero moderno e ciò che ne è seguito, e con la progressiva e quasi ultimata (specie in Europa occidentale) “apostasia” dalla fede in Gesù Cristo, che è invece il Signore del cosmo e della storia (il Pantocratore).

Sarebbe bene non nascondersi ulteriormente che da questo vicolo cieco, da queste aporie, con questa presunzione satanica non solo di poter fare a meno di Dio ma ora di opporsi fieramente e persino legalmente a Lui e alla Sua legge, non se ne esce vivi! (altro che pandemia!) …
… Oltre e soprattutto al grave pericolo della dannazione eterna per una porzione non piccola dell’attuale umanità!