• Articolo pubblicato: 21/06/2025
Fede e scienza - La presunta opposizione di fede e scienza, un mito dello scientismo ottocentesco, è smentita dai reali dati storici e pure dalle più recenti scoperte.

Fede e scienza


Uno dei miti anticattolici nati dall’Illuminismo e trionfanti specie nel sec. XIX (v. positivismo e scientismo) e tuttora propagandati dalla cultura dominante, fin dalle più tenere età (anche a scuola), riguarda una presunta opposizione tra fede e scienza.

Poiché, nonostante il clima “relativista” dominante, è evidente a chiunque che non possano coesistere due verità opposte (non può essere ad esempio contemporaneamente vero che sto leggendo e che non sto leggendo queste righe), presentare la scienza e le sue scoperte in opposizione ai contenuti della fede mina alla base la fede stessa, anche di un giovanissimo studente.

Perché, se ci fosse davvero questa opposizione, visto che nella mentalità dominante è ovvio che la scienza non sbaglia, cioè è vera (anche se a ben vedere spesso si presentano all’opinione pubblica delle certezze scientifiche che invece non lo sono affatto), sarebbe automaticamente falso ciò che la fede e la Chiesa insegna. E proprio questo è in fondo lo scopo di certa propaganda, che viene diffusa dall’asilo all’università, sui media e dalla cultura dominante (anche in Italia e persino tra i Cattolici). Dunque il “credente” sarebbe un “credulone” ingenuo, ignorante e non aggiornato; mentre l’ateo sarebbe invece un uomo più razionale e moderno. Oppure la fede avrebbe diritto di cittadinanza solo nel mondo del sentimento, se non appunto delle credenze soggettive, comunque non razionalmente affrontabili e fondate.

Così molti, fin appunto dalle più tenere età (perché tali miti vengono insegnati appunto già ai bambini!), come su certa stampa, in seguitissime trasmissioni televisive e persino in certi salotti che vorrebbero essere dotti, pensano che parlare ad esempio di “creazione” dell’universo da parte di Dio sarebbe un’ingenua risposta per spiegare perché e come esso esista; mentre il Big Bang (peraltro scoperto da uno scienziato sacerdote gesuita: Lemaitre, nella foto sopra mentre è col collega Einstein) sgorgherebbe dal nulla (cosa che abolirebbe il fondamento stesso della scienza, cioè il principio di causalità); oppure che l’ordine cosmico (cioè le “leggi” che le scienze progressivamente scoprono ma che sono inscritte nella realtà fin dal suo sorgere e sviluppo) sarebbe frutto del “Caso” (quando l’esperienza ci dice invece che a caso non si riesce a scoprire neppure un numero di cellulare)!

Allo stesso modo già da bambini viene fatto passare come scientifico, mentre non lo è affatto, che l’uomo derivi dalla scimmia e sia frutto di un’evoluzione casuale, quindi che egli (e ciascuno di noi) sia sostanzialmente riconducibile solo al regno animale e senza alcuna reale alterità rispetto ad esso (è “solo” un mammifero evoluto, per di più “casualmente”); quando invece l’apparire dell’homo sapiens sapiens presenta caratteristiche intellettive (spirituali) totalmente inedite e assenti prima di lui e negli altri animali, che gli permettono l’autocoscienza (solo l’uomo “sa” di esserci), il pensiero astratto (e di conseguenza l’inarrestabile progresso culturale), la responsabilità etica (è libero e sa e sceglie quello che fa),  il senso religioso (fa altari e tombe, quindi ha l’innato senso di Dio e dell’Aldilà) ed è sospinto da un anelito infinito (per questo non si accontenta mai). È dunque dotato di uno “spirito” (in greco: “pneuma”), che non solo non deriva dagli altri animali (per evoluzione) ma neppure il singolo essere umano lo deriva dai propri genitori (per generazione); non solo dunque il primo uomo ma ogni singolo essere umano, nella sua anima razionale (spirito), è creato da Dio! E nello stesso tempo è fatto per Dio, per questo tende comunque all’Infinito e all’Eterno.

Tale ottuso rifiuto di altre dimensioni e cause più profonde (metafisiche, trascendenti), e poi in fondo di Dio stesso (Creatore), deve poi chiudere gli occhi – il dogmatismo è proprio di certo scientismo, non di chi è almeno aperto ad altre possibilità di cause trascendenti, che la scienza non può negare “a priori” ma di cui vede comunque gli effetti – di fronte a fenomeni sorprendenti e inspiegabili, come i miracoli; ma in fondo non riesce neppure a spiegare fino in fondo gli stessi fenomeni naturali (ad esempio come sia possibile che essi siano regolati da rigorosissime “leggi”, spesso esprimibili in termini addirittura matematici).

In realtà tale pregiudizio (opposizione scienza e fede), a ben vedere, non è affatto segno di maggiore razionalità, di progresso e di modernità, come spesso si presenta, ma è ormai retrogrado (appunto ottocentesco); ed oggi, a livello di “alta cultura”, è peraltro ormai tramontato, oltre ad essere smentito dalla stessa storia della scienza, come da parte di molti scienziati, anche contemporanei.

A questo alto livello culturale si riconosce ormai sempre più spesso che non a caso la scienza sia nata dalla cultura cristiana (vedi), peraltro ancor prima di Galileo, e questo proprio a partire dalla concezione biblica di Natura come “Creazione” del Logos, cioè di un Pensiero supremo intelligente, oltre che di un atto d’amore divino. La storia della scienza è poi stracolma di scienziati cristiani (talora persino sacerdoti, religiosi, monaci); e anche tra gli scienziati contemporanei abbiamo elevatissime figure di uomini di fede; anzi, ci sono alcuni di questi che sono passati dall’ateismo alla fede in Dio proprio a causa delle loro stesse scoperte!

Di tali questioni, sia in senso generale come su alcuni problemi specifici, abbiamo parlato spesso nel sito, fin dalle Catechesi iniziali (vedi quella su Dio Creatore), come nella sezione Fede e cultura (vedi la sottosezione Scienza), come in alcuni Dossier [cfr. quello su Galileo (vedi), su Darwin e l’evoluzionismo (vedi) o in quello sui Miracoli (vedi), come pure in quello sul Medioevo (vedi)]; così come si trovano in tal senso documenti in Archivio (vedi) e pure in molte News (vedi), cui rimandiamo.

Se ne tenga conto, sia per la propria formazione come per l’educazione dei ragazzi e dei giovani; perché appunto questo “pregiudizio” sulla presunta opposizione tra scienza e fede poco o tanto, se non si chiariscono e comprendono le questioni, o manda in crisi la fede (come spesso avviene già nei ragazzi) o lascia anche nella mente dei Cattolici una falsa idea della fede, ridotta a un vago sentimento o ad una pratica sacramentale più o meno obbedita, comunque concepita appunto come “credenza” od “opinione”, ma non certo come verità anche razionalmente fondabile, quale è invece l’autentica fede cristiana (si veda in proposito la grande enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio).

Nella presente News, ricordiamo solo qualche argomento e presentiamo qualche aggiornamento in riferimento appunto a tale entusiasmante, anche se non sempre facile, problematica.


La scienza nasce dal cristianesimo

Contrariamente a quanto propagandato da un mito illuminista e ottocentesco, purtroppo tuttora diffuso a livello di divulgazione di massa, non esiste alcuna opposizione tra scienza e fede – se ovviamente non si pretende di far dire alla scienza o alla fede più di quello che esse possono davvero affermare – ma anzi è stata proprio la fede cristiana, specie quella autenticamente cattolica, a fornire le basi concettuali (quella specifica e superiore visione della Natura) perché nascesse e si sviluppasse la scienza moderna. Lo abbiamo sottolineato in un apposito documento (vedi).

Tra l’altro, se normalmente si fa risalire la nascita della scienza moderna (sperimentale) a Galileo – e non a caso proprio su di lui, peraltro uomo di fede e nel quale è evidente che è proprio la fede cristiana nel Dio Logos e Creatore a fornire appunto la certezza di fondo che si possa studiare la Natura (essa è “un libro di Dio”, diceva) addirittura in termini matematici, si è costruito nell’ottocento (cioè due secoli dopo) il “mito” della presunta opposizione della Chiesa alla scienza (vedi il dossier e vedi il documento più sintetico) – in realtà già nel Medioevo (vedi nell’apposito dossier) possiamo veder emergere proprio dalla Chiesa Cattolica lo studio razionale e persino sperimentale della realtà creata (Natura), cioè appunto la base della scienza moderna.

Ad esempio, lo storico e sociologo statunitense Rodney Stark [cfr. La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza, trad. it. Lindau (TO) 2006] sottolinea che il primato scientifico-tecnologico dell’Europa, durato secoli, sia scaturito dalla fiducia nella ragione emersa dalla sua cultura, ma ciò è dovuto principalmente alla fede cristiana, che, a differenza delle altre religioni, aveva una base anche razionale.

Anche l’autorevole storico della scienza Stanley L. Jaki (1924-2009) [cfr. Cristo e la scienza, trad. it. Fede e cultura (VR) 2006)] riconosce che furono infatti proprio le idee cristiane, soprattutto il concetto di Creazione, a fornire le basi e la possibilità stessa del sorgere della scienza. L’idea di un universo razionale (ordinato), sottolinea, era invece sfuggita ad intere civiltà. Per questo, se non si hanno i pregiudizi illuministici, si può agevolmente riconoscere che la base della scienza moderna è sostanzialmente riscontrabile già nel Medioevo e proprio in riferimento alla fede cristiana cattolica.

Particolarmente interessante e illuminante in proposito è pure lo studio di un altro studioso statunitense, T. E. Woods Jr., How the Catholic Church built western civilization, Washington D.C., 2001 [trad. it.: Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale, Cantagalli (SI), 2007).

Da questo testo traiamo ad esempio queste considerazioni:

La maggior parte degli storici della scienza sa che la scienza deve molto alla Chiesa Cattolica (p. 12). Non è infatti casuale che la scienza si sia sviluppata in ambiente cattolico. C’è infatti, teoreticamente e storicamente, un profondissimo nesso tra la fede cattolica e la nascita della scienza (p. 75 e segg.). Come riconosce appunto S. Jaki (sopra citato), l’idea di un universo razionale (ordinato), se già albeggia nei Pitagorici, in Platone e in Aristotele, si è però diffusa a livello di civiltà con il cristianesimo; e ciò già per la sua idea inedita e rivoluzionaria di Creazione, concezione esatta e superiore, che è invece sfuggita ad intere civiltà (p. 83 e segg.). Infatti, nelle civiltà araba, babilonese, cinese, egiziana, greca, hindu e maya, la scienza o non nacque o nacque morta. Esse diedero magari qualche grande contributo tecnologico, ma non fornirono quella idea di universo creato e razionale che permette appunto l’a-priori di uno studio scientifico di esso. Ad esempio la cosmogonia babilonese, civiltà che pure si distinse nell’osservazione dei cieli, nella raccolta di dati astronomici, così come nell’algebra, non raggiunse questa visione e non permise il sorgere e lo sviluppo della scienza come nell’Occidente cristiano. Anche gli studiosi musulmani del XI-XII secolo (si pensi ad Avicenna e Averroè, studiati anche da S. Tommaso d’Aquino e citati pure da Dante), peraltro l’unico periodo di reale sviluppo razionale e filosofico nella storia dell’Islam, che poi invece abbandonò tale ricerca considerandola come blasfema rispetto ad un’adesione cieca e assoluta al Corano, furono certo importanti per la riscoperta dei classici greci come Aristotele; ma l’Islam doveva mantenere l’assoluta autonomia di Allah rispetto a Creato, per cui giunse a  considerare le “leggi naturali” come semplice nostra abitudine, visione che impedì appunto la nascita e lo sviluppo di una scienza formale e sistematica. Mentre il cristianesimo, e in particolare il Cattolicesimo (visto che poi anche il Protestantesimo aborrì tale possibilità di ricerca), unì l’altissimo concetto di Creazione con quello di una “relativa autonomia” della realtà creata, cioè dotata di leggi proprie, volute e mantenute da Dio e quindi razionalmente indagabili. Le cosmologie antiche e comunque extra-bibliche concepivano in fondo Dio o troppo “trascendente” (non indagabile e senza alcuna impronta nella realtà) o troppo “immanente”, non solo come Causa prima (da cui derivano tutte le leggi scientifiche) ma continuamente operante nella realtà, quindi guida di una Natura sempre mutevole e per questo non indagabile razionalmente. [In realtà, questo intervento ed eccezionale di Dio avviene nei “miracoli” (vedi); essi sono certo sperimentabili e pure razionalmente indagabili ma non spiegabili solo con le leggi naturali; ma se Dio intervenisse continuamente nel mondo con i miracoli la stessa scienza non sarebbe possibile]. Si trattava in fondo di cosmologie, cioè di una Natura ancora concepita come un essere vivente (“animismo”: come se i fenomeni naturali avessero una volontà propria), se non addirittura come Dio stesso (“panteismo”: la Natura è causa di se stessa e può fare quello che vuole, come un assoluto, una divinità). Questo rendeva concettualmente impossibile a priori la nascita della scienza. Persino per lo stesso Aristotele l’universo era eterno, sia pur mosso da Dio (Primo Motore Immobile); e Platone non riusciva a spiegare la materia se non con la mediazione mitica di un Demiurgo. L’idea di creazione “ex nihilo” (dal nulla) permise invece già al pensiero medievale di possedere la base concettuale per il sorgere della scienza.

Scienziati cristiani

Non potendoci essere verità tra loro opposte (in virtù del principio stesso di “non contraddizione” ma in fondo a motivo dell’unità stessa dell’essere e della sua opposizione al non-essere), ma semmai complementari (cioè a livelli diversi di indagine della realtà), non può esserci alcuna opposizione tra scienza e fede. Se così fosse, cioè se ci fosse realmente tale opposizione, o non sarebbe vera la scienza (cosa che oggi non si può mettere in discussione, persino al di là delle sue stesse reali scoperte) o non sarebbe vera la fede (cosa che subdolamente si vuole instillare appunto persino nelle più giovani menti, al fine appunto di eliminare la fede).

Abbiamo sopra già ricordato che non solo tale opposizione non esiste, contrariamente a quanto insegnato dall’Illuminismo in poi (specie nel XIX sec.), ma anzi è stata proprio la fede cristiana ad alimentare la ragione (vedi il dossier sul Medioevo) e a porre le basi della stessa scienza moderna, che non a caso nasce in Italia e nel continente europeo, cioè in un’area culturale plasmata dal cristianesimo.

A conferma di ciò potremmo infatti produrre uno sterminato elenco non solo di teologi e filosofi ma anche di scienziati cristiani, talora addirittura sacerdoti e persino vescovi, religiosi e monaci, o comunque laici di una convinta vita di fede (da devoti “praticanti”, come si direbbe oggi).

Ne forniamo un piccolo elenco, traendo spunto ancora dal testo di T. E. Woods, cui già sopra ci siamo riferiti. Si trova in tal senso già un nutrito elenco nella domanda 3 (vedi) del documento su Galileo (vedi) della sezione del sito “Fede e cultura”.

Visto che normalmente si pensa che il padre della scienza moderna (sperimentale) sia Galileo Galilei (che guarda caso viene sempre presentato, secondo il falso mito positivista ottocentesco, come stoltamente e crudelmente avversato dalla Chiesa! vedi il dossier), possiamo rimanere sorpresi dalla prima parte di questo elenco, in cui emerge che non solo già nel Medioevo si trovano appunto le basi concettuali che hanno permesso la nascita della scienza, ma proprio luminosi esempi di scienziati, addirittura nel senso già di scienza sperimentale, sia pur ovviamente supportati solo dagli strumenti del tempo.

Nel Medioevo

Come abbiamo sopra sottolineato, fu proprio la biblica e cristiana concezione della Natura come Creato, quindi creata da Dio (dunque né casuale né divinizzata, ma dipendente da Lui) ma con leggi proprie (naturali, fisiche, chimiche, astronomiche, biologiche) che Dio stesso normalmente rispetta e rimangono quindi stabili e possono essere razionalmente scoperte e spiegabili (talora persino in termini matematici), permettendo così i primi studi scientifici della realtà, assai prima del sec. XVII, come invece in genere si afferma.

Questa concezione era infatti già presente addirittura nei Padri della Chiesa, cioè nei decisivi autori sacri (teologi) dei primi secoli della Chiesa. Tale conformazione razionale della realtà, impronta della sapienza divina e razionalmente indagabile, emerse poi con ancora più chiarezza nel Medioevo, ad esempio in Sant’Anselmo (1034-1109, vedi) e soprattutto in San Tommaso d’Aquino (1225-1274, vedi), tra i più luminosi esempi del fecondo rapporto tra fede e ragione (e di teologia e filosofia).

Visto che, come abbiamo ricordato nel dossier sul Medioevo (vedi), proprio attorno alle cattedrali gotiche nascevano anche importantissime Scuole di pensiero, poi Università, particolare rilievo ebbe in Francia ad esempio la Scuola di Chartres (XI-XII sec.), dove appunto la Natura veniva intesa e studiata come autonoma, sia pur creata da Dio, cioè dotata di leggi fisse date da Dio e che la ragione può scoprire [tra quei maestri si  vedano ad esempio Guglielmo di Conches e Thierry di Chartres (secondo lo storico della scienza Thomas Goldstein “Thierry può essere riconosciuto come uno dei fondatori della scienza occidentale”, cfr. in Woods, op. cit., p. 93 e segg.)].

A smentita dei pregiudizi che vorrebbero la Chiesa, non parliamo poi nel Medioevo, non solo “oscurantista” ma addirittura “maschilista”, nel sec. XII emerge invece ad esempio la figura di una donna eccezionale, anche nel campo del sapere (monaca, mistica, teologa e persino studiosa di botanica), cioè Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179), proclamata addirittura Dottore della Chiesa da Benedetto XVI nel 2012!

Uno dei precursori della scienza moderna (non a caso è il “patrono degli scienziati”) è poi considerato Sant’Alberto Magno (1205-1280, vedi), domenicano, professore a Parigi (tra i suoi alunni ebbe persino lo stesso San Tommaso d’Aquino), in quanto insisteva già sull’importanza anzitutto dell’osservazione sistematica dei fenomeni (nei suoi studi di fisica, biologia, psicologia e geologia, associa all’osservazione diretta dei fenomeni lo studio critico delle loro cause).

Precursore del metodo scientifico moderno è poi considerato Ruggero Bacone [Roger Bacon (1214-1294)], francescano, docente ad Oxford, noto per i suoi studi di matematica e di ottica, poiché sottolineò l’importanza della sperimentazione (e siamo ancora nel XIII sec.)! Così Giovanni Buridano (professore della Sorbona, della prima metà del XIV sec.) [purtroppo Cartesio e Newton cercarono di censurare il loro debito di conoscenza nei confronti di Buridano]. Figura di spicco, tra i precursori della stessa scienza moderna (fu il primo “ad aver messo per iscritto una serie completa di passi necessari alla realizzazione di un esperimento scientifico”), fu poi Roberto Grossetesta [Robert Grosseteste (1175-1253)], che fu Cancelliere ad Oxford (la celebra università nata dalla Chiesa cattolica, come quella di Cambridge) e divenne vescovo di Lincoln (la più grande diocesi inglese): è considerato uno degli uomini più eruditi del Medioevo e appunto precursore del metodo sperimentale. Sempre nel Medioevo, troviamo ancora, ad esempio, Nicola d’Oresme (1323-1382) che viene considerato il fondatore della dinamica.

Nell’età moderna

Prima di Galileo, che come sappiamo a lui si rifarà per la sua concezione eliocentrica del sistema solare, emerge la figura di Nicolò Copernico (1473-1543), canonico (cioè con tutta probabilità sacerdote) polacco (di Cracovia). Oltre ad essere un ecclesiastico e dopo aver compiuto i suoi studi anche in Italia, per le sue competenze astronomiche fu consultato durante il V Concilio Lateranense (1512-1517) circa la riforma del calendario. Papa Clemente VII era molto interessato e soddisfatto della sua teoria (del resto il suo “De Rivolutionibus orbitum celestium” fu dedicato a Papa Paolo III). Mentre la sua teoria “eliocentrica” fu aspramente criticata dai Protestanti (in quanto considerata non consona alla Bibbia), fu invece sostanzialmente ben accolta dalla Chiesa Cattolica, che la insegnava già nelle sue università. Come spieghiamo nel dossier su Galileo (vedi), la questione copernicana, anche nel cosiddetto “processo a Galileo”, venne avversata solo quando pretendeva di essere già comprovata scientificamente (la prova sperimentale arrivò invece solo nel 1851!) o quando addirittura si volevano implicare dei riferimenti biblici (leggi).

Ovviamente non entriamo qui nel merito della figura e della questione di Galileo Galilei (1564-1642), cui nel sito è dedicato un intero dossier (vedi) ed un apposito documento con 20 domande e risposte (vedi). [Galileo, nonostante un comportamento morale non certo esemplare, fu per tutta la vita (e in morte) un convinto uomo di fede cattolica (leggi)].

Ricordiamo qui solo che i Gesuiti (“Compagnia di Gesù”, da poco fondata da S. Ignazio di Loyola), già nel XVI secolo (quindi prima di Galileo) enumerava, anche tra i membri del loro augusto Collegio Romano (vedi), eminenti studiosi anche in molte discipline scientifiche, ad esempio in sismologia (considerata non a caso la “scienza dei Gesuiti”), in meteorologia  e soprattutto in astronomia (non a caso 35 crateri lunari portano il nome di altrettanti gesuiti del Collegio Romano, perché da loro scoperti). Tra questi ci fu padre Cristoforo Clavio (1538-1611; matematico e astronomo, lavorò anche al nuovo Calendario gregoriano) e padre Christoph Grienberger (1561-1636), eminente astronomo (inventò un particolare telescopio e scoprì ad esempio le lune di Giove, confermando pure Galileo) ed ottico.

Ricordiamo in proposito che, prima ancora di Galileo, nella Roma guidata dai Papi, esisteva un primo e importante osservatorio astronomico, detto Specola Vaticana (vedi) perché inizialmente nei Giardini Vaticani, e tuttora esistente e attivo (negli USA), sempre a guida di astronomi Gesuiti (nell’ultima parte della presente News, parlando di astronomia, si vedano i riferimenti e una significativa notizia in merito). Come non ricordare poi il Calendario Gregoriano (vedi), promulgato nel 1582 da Gregorio XIII (con l’aiuto di astronomi gesuiti), per motivi primariamente liturgici (la data della Pasqua, che cade nella prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera) ma di grande spessore astronomico [rapporto tra rotazione terrestre e sua rivoluzione attorno al Sole, che dà un numero periodico (365,22222), che nessuno era riuscito mai a risolvere e che questo Calendario risolse talmente bene da essere accolto astronomicamente da tutto il mondo e per sempre [aggiungendo un giorno ogni 4 anni (si aggiunge il 29 febbraio quando l’anno è divisibile per 4) e togliendo però 3 anni bisestili ogni 400 anni (il secolo è bisestile solo quando la radice dei primi due numeri è divisibile per 4, quindi il prossimo sarà il 2400).

E, ricordiamolo, tutto questo nella Roma dei Papi, quasi un secolo prima di Galileo!

A proposito dei Gesuiti, l’Ordine religioso che annovera il maggior numero scienziati  sacerdoti cattolici (J. I. Heilbron, della “University of California”, afferma che essi siano stati “la singola entità che più contribuì allo sviluppo della fisica sperimentale nel XVII secolo”), ricordiamo che a loro si deve ad esempio l’invenzione (nel sec. XVIII) dei pantografi, dei barometri, dei telescopi, dei microscopi a riflessione, come pure lo sviluppo degli orologi a pendolo. In astronomia, scoprirono inoltre gli anelli di Saturno e la nebulosa di Andromeda. Essi furono geniali studiosi anche nel campo del magnetismo, dell’ottica e dell’elettricità. Fecero progredire gli studi sulla circolazione sanguigna, sulla possibilità teorica del volo. Studiarono le maree, misurarono scientificamente i flussi del Po e dell’Adige, svilupparono la logica simbolica e furono persino i primi ad introdurre i segni + e – nella matematica italiana. Registravano inoltre tutti i dati emersi dalle loro scoperte in poderose Enciclopedie (“ebbero il maggior merito nella promozione della collaborazione scientifica”, così lo storico W. Ashworth). Introdussero le loro scoperte scientifiche persino in India e in Cina (con tanto di traduzioni in lingua cinese), poi anche in Africa e quindi in America.

Nella lista dei maggiori matematici dal X al XIX secolo (303) 16 sono Gesuiti.

A proposito delle particolari competenze anche in campo astronomico emerse dalla Compagnia di Gesù (Gesuiti) fin dall’inizio della loro storia, ricordiamo ancora il padre Niccolò Zucchi (1586 – 1670), teologo, filosofo, matematico, fisico e astronomo (fu anche Rettore del Collegio Romano); fu l’inventore del primo telescopio riflettore concavo (grazie a cui poté osservare, con il confratello Daniello Bartoli, le fasce sull’atmosfera di Giove e le macchie sulla superficie di Marte); ne regalarono uno a Keplero, con cui era in ottimi rapporti. Un cratere lunare porta il suo nome (Zucchi). Il suo trattato Optica philosophia experimentis et ratione a fundamentis constituta ispirò Gregory e Newton per la costruzione di telescopi ulteriormente perfezionati. Zucchi fu attivo anche in altri campi della scienza. Dimostrò che la luce prodotta dal fosforo era il frutto di un’attivazione energetica. Fu tra i primissimi a capire che l’energia magnetica si propaga più facilmente attraverso i corpi più permeabili. Confermò autorevolmente l’intuizione che in natura c’è un “horror vacui” (orrore del vuoto; mentre ancora Torricelli e Pascal ammettevano l’esistenza del vuoto).

Il padre gesuita Giambattista Riccioli (1598-1671) fu il primo a misurare l’accelerazione di un corpo in caduta libera (costante di gravità); a lui si deve (progettata nel 1640, pubblicata nel 1651) l’importantissima Enciclopedia astronomica Almagestum novum  (imponente, nessun astronomo anche in seguito poteva ignorarla). Col suo nome è chiamato anche un cratere lunare. Con Riccioli collaborò anche p. Francesco Maria Grimaldi, lo scopritore della “diffrazione della luce” (e il cui nome è dato anche ad un cratere lunare da lui scoperto).

Il gesuita p. Ruggero Boscovich (1711-1787) fu un vero e proprio genio; per la vastità dei suoi interessi fu paragonato a Leonardo da Vinci! Sir Harold Hartley, membro della prestigiosa Royal Society, lo definisce “un grande genio” e “una delle più grande figure intellettuali di tutti i tempi”. Fu professore di matematica al Collegio Romano; ma studiò anche le macchie solari, i passaggi di Mercurio e le aurore boreali. Considerato il padre della teoria atomica moderna, è ammirato anche da Faraday, Mendeleev, Maxwell. Fu addirittura anche un eccellente archeologo.

Il padre gesuita Athanasius Kircher (1602-1680) è considerato il padre dell’egittologia.

Circa la “sismologia”, che abbiamo ricordato essere considerata la “scienza dei Gesuiti”, sottolineiamo anche questo dato: avendo il vasto sistema di collegi e università statunitensi, nel 1908 si pensò di collegare tutti i loro collegi dotati di stazioni sismografiche; sarebbe diventato negli USA l’autorevole “Servizio Sismologico dei Gesuiti” e a loro si deve pure il primo testo di Sismologia americano.

Infine si tenga presente che ancora un gesuita, padre Francesco Lana Terzi (1631-1687), viene considerato “il padre dell’aviazione”, per i suoi studi sistematici sul volo (nel suo libro “Prodromo all’arte maestra” del 1676 fu il primo a descrivere la geometria e la fisica di un “vascello volante”).

Il gesuita Angelo Secchi (1818-1878) è poi considerato uno dei fondatori della moderna astrofisica: fu infatti il primo a classificare gli astri in base ai loro spettri.

Continuiamo quindi questo elenco di alcuni degli scienziati cristiani dei tempi moderni.

Niccolò Stenone (1638-1686, danese), il padre della geologia e lo scopritore della stratigrafia, da luterano nel 1667 si fece cattolico e divenne poi sacerdote e persino vescovo; modello di santità e di dottrina (fu anche fine teologo), fu proclamato Beato da Giovanni Paolo II. È considerato uno dei maggiori scienziati naturalisti del sec. XVII; i suoi studi di medicina sono stati così importanti e avvalorati da una rigorosa ricerca anatomo-fisiologica che ad esempio in anatomia prende infatti da lui il nome il cosiddetto “condotto stenoniano”; a lui si deve ad esempio la definitiva classificazione del cuore come un muscolo. È pure considerato il padre della “paleontologia”, avendo scoperto l’origine organica dei fossili e scrivendo una prima storia dei sedimenti; diede pure i primi fondamenti alla cristallografia e mise inoltre le basi della geologia moderna, fondando la stratigrafia, i cui principi sono definiti infatti “principi di Stenone”.

Blaise Pascal (1623-1662) fu filosofo, scienziato (in meccanica e fisica; sviluppò ad esempio gli studi di Torricelli) e insigne matematico (importanti i suoi studi di geometria,  sull’analisi combinatoria e sul calcolo delle probabilità; a lui si deve pure l’invenzione della “macchina aritmetica”). Dovrebbe però essere noto anche per la sua profondissima esperienza di fede cristiana cattolica: si pensi alla sua esperienza mistica, di cui c’è traccia nel celebre “Memoriale” che troviamo nei suoi Pensée; magnifica anche la sua “apologia” del cristianesimo, esempio sublime di apologetica. 

Isaac Newton (1642-1727), lo scopritore della forza di gravità, era un cristiano talmente convinto da affermare non solo che tale forza fosse una straordinaria legge che Dio aveva posto nell’universo, ma con stupore asseriva che a motivo di questa interconnessione di forze gravitazionali è “solo per un intervento divino se i pianeti non escono dalle loro orbite” e che “è la mano di Dio ad impedire che si sfasci l’elegantissima compagine del sistema solare”.

Il fisico svizzero Leonhard Euler (Eulero, 1707-1783), consideratouno dei padri della matematica contemporanea, era un fervente cristiano, sia pur protestante. 

Luigi Galvani (1737-1798), uno dei primi e più importanti studiosi dell’elettricità (oltre che fisico era anche fisiologo e anatomista), era un devoto terziario francescano.

Il celebre biologo Lazzaro Spallanzani (1729-1799) era un monaco abate (marianista); fu ucciso dalla rivoluzione francese, in quanto i rivoluzionari dicevano che “non avevano bisogno di scienziati” (come si vede i “martiri” della scienza non li faceva la Chiesa ma proprio coloro che la accusavano di opporsi al progresso dell’umanità).

Renato Justo Hauy (1743-1822), uno dei padri della cristallografia (a lui si deve infatti la scoperta della struttura dei cristalli), era un monaco e abate

Giuseppe Piazzi (1746-1826), matematico e astronomo (a lui si deve la scoperta degli “asteroidi” che sono tra Marte e Giove) era un sacerdote cattolico. 

Alessandro Volta (1745-1827), il celebre inventore della pila, recitava il S. Rosario e andava a Messa tutti i giorni!

Jean Baptiste de Lamarck (1744-1829), che fu il primo a formulare l’ipotesi dell’evoluzione e che potesse essere la funzione a creare l’organo, era talmente fervoroso nella fede da volersi inizialmente dedicare allo studio della teologia.

André-Marie Ampère (1775-1836), filosofo, matematico e fisico francese (lo scopritore delle leggi dell’elettrodinamica), fu un convinto cattolico praticante; per lui la fede ha lo stesso grado di certezza della scienza (per questo scrisse il libro Prove della divinità del cristianesimo).

Galileo Ferraris (1847-1837), ingegnere di Torino, scopritore del campo magnetico rotante e ideatore del motore elettrico in corrente alternata, era un noto militante cattolico torinese.

Bernard Bolzano (1781-1848), grande matematico e filosofo dell’università di Praga (e che influì molto sul pensiero di Husserl), era un sacerdote cattolico. 

Léon Foucault (1819-1868), fisico francese  a cui si deve la prima vera prova della rotazione terrestre (mediante l’esperimento del famoso “pendolo” che da lui prende il nome), fu un fervoroso convertito al cattolicesimo. 

Michael Faraday (1791-1877), il grande genio degli studi sull’elettricità, predicava addirittura il Vangelo per strada. 

Anche il fisico inglese James Clerk Maxwell (1831-1879), lo scopritore dell’elettromagnetismo, fu uomo di fede cristiana pubblicamente manifesta. 

Sempre nel sec. XIX fu un uomo di profonda fede cristiana anche Augustin Louis Cauchy, uno dei padri dell’analisi matematica, . 

Un suo discepolo, Francesco Faà di Bruno (1825-1888) fu uomo di fede intrepida e di straordinarie opere di carità (fondò addirittura un’opera per la salvezza delle prostitute), ma anche un grande matematico (a lui si deve il calcolo delle derivate di ordine superiore di una funzione composta) e geniale ingegnere (impressionante fu il suo progetto di ardito campanile di Torino). Era uno scienziato stimato in tutta Europa; ma, pur essendo torinese, fu umiliato dalle autorità piemontesi della nascente Italia proprio in quanto fervente cattolico. È stato beatificato da Giovanni Paolo II nel 1988. Si veda in proposito la bella e importante biografia scritta da Vittorio Messori, Un italiano serio. Il beato Francesco Faà di Bruno, Ed. Paoline 1990. 

J. Gregor Mendel (1822-1884), uno dei padri della biologia e al quale si deve una delle più grandi scoperte della biologia (le leggi dell’ereditarietà), era un monaco agostiniano; dopo aver compiuto gli studi all’università di Vienna, fu priore del convento di Brünn, dove fu professore di fisica e scienze naturali e dove fece i suoi celebri esperimenti sull’ereditarietà [condusse per 8 anni formidabili esperimenti di ibridazione di alcuni vegetali (piselli, fagioli, ecc.)], descritta nel 1865 nella sua opera Esperimenti di ibridazione nelle piante. In realtà fu ignorato per 35 anni (qualche studioso lo imputa al fatto che avrebbe smentito Darwin), ma quando, dopo la sua morte, ripeterono i suoi esperimenti i biologi De Vries, Tschermak e Correns, allora ci si accorse dell’importanza delle scoperte compiute dall’ignorato abate.

Louis Pasteur (1822-1895), uno dei padri della microbiologia (colui che tra l’altro smentì definitivamente l’idea di “generazione spontanea”) era un fervente cattolico. A lui si deve anche la celebre frase “Un po’ di scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a Lui”!

Guglielmo Marconi (1874-1937), lo scopritore delle onde radio, del telegrafo senza fili e della stessa radio, fu un uomo di profonda fede cattolica. A lui si deve anche la costruzione della Radio Vaticana, inaugurata alla presenza del Papa Pio XI il 12.02.1931 (vedi), talmente all’avanguardia da poter trasmettere in onde corte in tutto il mondo (un primato mondiale). Uomo di profonda fede cattolica, Marconi ricevette il Nobel nel 1909. A ben vedere, oltre all’invenzione del telegrafo senza fili e della radio, in fondo dobbiamo a lui ciò che caratterizza il fondo tecnologico della vita contemporanea, fino al wireless e allo stesso cellulare.

Max Karl Ernst Ludwig Planck (1858-1947), il grande fisico tedesco e premio Nobel per la fisica 1918 (per l’inaspettata quanto fondamentale scoperta dei quanti), affermava – contro il positivismo – che credere in Dio “agevola invece il lavoro dello scienziato, perché scienza e religione hanno bisogno l’una dell’altra, come mostrano del resto Galileo, Keplero e Newton”.

Anche l’astronomo e fisico inglese Arthur Stanley Eddington (1882-1944) riconosceva, contro empiristi e neopositivisti, che la scienza ha bisogno della religione, perché la scienza non è in grado neppure di dare giudizi di valore (morali), ma una scienza senza coscienza potrebbe diventare distruttiva.

Pure il filosofo e logico-matematico inglese Alfred North Whitehead (1861-1947) aveva la profonda convinzione che scienza e religione non potessero contraddirsi.

Il paleontologo francese Teilhard De Chardin (1881-1955), pur con qualche incongruenza a livello teologico, vedeva addirittura nell’evoluzione cosmica la tendenza verso Cristo, punto originante e finale centro del cosmo e della storia. 

Giuseppe Mercalli (1850-1914), il famoso geologo e sismologo, da cui prende nome anche la nota “scala” che classifica l’intensità dei terremoti, era un sacerdote cattolico.

Sacerdote cattolico e padre gesuita era anche l’astrofisico belga Georges Lemaitre (1894-1966), uno dei padri della cosmologia contemporanea; a lui si deve (insieme al russo George Gamow) anche la prima intuizione del Big Bang (vedi). Fu pure collega e amico di Albert Einstein (v. la foto iniziale di questa News). Fu anche Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. 

Si pensi che, di fronte all’ipotesi del Big Bang (Atomo primordiale, come lo chiamò Lemaitre, mentre “Big Bang” fu chiamato inizialmente dagli inglesi in tono quasi dispregiativo nei suoi confronti), Einstein rimase inizialmente perplesso, come se tale intuizione fosse condizionata dal fatto che Lemaitre era appunto un sacerdote, tanto il Big Bang era simile alla “creazione” biblica (paradossale che oggi già ai bambini se ne parli invece in alternativa alla creazione e per negare Dio stesso). Più tardi Einstein non solo si convinse di tale scoperta, ma vi vide tra l’altro la conferma della propria “teoria della relatività”!

A proposito del grande fisico Albert Einstein (1879-1955), Premio Nobel per la Fisica 1921 (non per la “teoria della relatività” ma per la scoperta delle proprietà quantistiche della luce), difficile dare un giudizio sulla sua posizione circa la questione di Dio: nonostante le sue origini ebraiche e un marcato senso religioso, egli sembra far fatica a credere in un Dio personale. È però per lui evidente che nell’universo esiste una razionalità (addirittura matematica!) che senza Dio rimarrebbe inspiegabile (sua la frase: Dio non gioca certo a dadi”).

Ecco alcune espressioni di Einstein (riportate in un articolo di Antonio Socci, su “Libero” del 13.02.2016). Nella famosa lettera a Solovine, Einstein scriveva: “Lei trova strano che io consideri la comprensibilità della natura (per quanto siamo autorizzati a parlare di comprensibilità), come un miracolo (“Wunder”) o un eterno mistero (“ewiges Geheimnis”). Ebbene, ciò che ci dovremmo aspettare, a priori, è proprio un mondo caotico del tutto inaccessibile al pensiero. Ci si potrebbe (di più, ci si dovrebbe) aspettare che il mondo sia governato da leggi soltanto nella misura in cui interveniamo con la nostra intelligenza ordinatrice: sarebbe” aggiungeva Einstein “un ordine simile a quello alfabetico, del dizionario, laddove il tipo d’ordine creato ad esempio dalla teoria della gravitazione di Newton ha tutt’altro carattere. Anche se gli assiomi della teoria sono imposti dall’uomo, il successo di una tale costruzione presuppone un alto grado d’ordine del mondo oggettivo, e cioè un qualcosa che, a priori, non si è per nulla autorizzati ad attendersi. È questo il ‘miracolo’ che vieppiù si rafforza con lo sviluppo delle nostre conoscenze. È qui che si trova il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, felici solo perché hanno la coscienza di avere, con pieno successo, spogliato il mondo non solo degli dèi (entgöttert), ma anche dei miracoli (“entwundert”)”.

Anthony Flew, passato dall’ateismo al riconoscimento dell’esistenza di Dio, proprio a partire dalle più redenti scoperte scientifiche, dice che “Einstein credeva chiaramente in una fonte trascendente della razionalità del mondo, che definì variamente: ‘mente superiore’, ‘spirito superiore illimitabile’, ‘forza ragionante superiore’ e ‘forza misteriosa che muove le costellazioni’”.

Ecco alcuni pensieri di Einstein: “È certo che alla base di ogni lavoro scientifico qualificato troviamo il convincimento, simile al sentimento religioso, della razionalità e intelligibilità del mondo (…). Tale fermo convincimento, legato al sentimento profondo dell’esistenza di una mente superiore che si manifesta nel mondo dell’esperienza, costituisce per me l’idea di Dio”. Diceva ancora: “Chiunque sia seriamente coinvolto nella ricerca scientifica, si convince che le leggi della natura manifestino l’esistenza di uno spirito immensamente superiore a quello dell’uomo e davanti al quale noi, con i nostri modesti poteri, ci dobbiamo sentire umili”. E ancora: “La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione dello spirito infinitamente superiore che rivela se stesso nei lievi dettagli che siamo in grado di percepire con le nostre fragili e deboli menti. Questa convinzione profondamente emozionante della presenza di un potere ragionante superiore, rivelato nell’universo incomprensibile, costituisce la mia idea di Dio”.

È evidente che Einstein non possa essere considerato ateo o spinoziano, cioè panteista. Lui stesso lo smentì esplicitamente: “Non sono ateo e non credo di potermi definire panteista. Siamo nella stessa posizione di un bambino che entra in un’enorme biblioteca piena di libri in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Non si sa come. Non si comprendono le lingue in cui sono scritti. Il bambino sospetta vagamente un ordine misterioso nella collocazione dei libri, ma non sa quale sia. Questo, mi pare, è l’atteggiamento anche del più intelligente degli esseri umani nei confronti di Dio”.

Da questo si comprende la sua posizione di scienziato: “Voglio sapere come Dio ha costruito questo mondo (…). Voglio conoscere i suoi pensieri”.

Tra gli scienziati cristiani contemporanei, potremmo citare ad esempio queste esimie figure.

Giuseppe Sermonti (1925-2018), uno dei più grandi genetisti e studiosi di microrganismi degli ultimi tempi, era profondamente cattolico. Docente all’università di Palermo, poi Ordinario di Genetica alla Università di Perugia, fu pure direttore della “International School of General Genetics” e vicepresidente del XIV Congresso Internazionale di Genetica (Mosca, 1978). Però in Italia fu spesso censurato ed emarginato, proprio in quanto scientificamente contrario all’evoluzionismo di Darwin (vedi); il che dimostra che anche nell’ambiente scientifico non mancano posizioni ideologiche e di parte! [Al contrario, e proprio per il suo marcato materialismo ateo ed evoluzionismo radicale, ebbe invece grande successo e rinomanza pubblica Jacques Monod (1910-1976), biologo e filosofo francese, tanto da ricevere il Nobel per la medicina nel 1965; il suo Caso e necessità veniva propagandato addirittura come -“la Bibbia degli atei”]

Ugualmente contrario a Darwin (e a Monod – scrisse contro le sue posizioni materialiste ed atee Caso e finalità vedi) fu anche il gesuita Vittorio Marcozzi (1908-2005), uno dei più grandi biologi e antropologi italiani del secolo scorso.

Notoriamente uomo di fede cristiana cattolica è lo fisico italiano Antonino Zichichi, uno dei più grandi scienziati viventi (1929-vivente), scopritore dell’Antimateria nucleare e dell’Energia effettiva. Ha scritto: “in nessun caso con i miei studi e le mie scoperte mi sono trovato dinanzi al dubbio che la mia attività scientifica potesse essere in contrasto con la mia fede cristiana”, anzi “ricercar vuol dire chiedere a Colui che ha fatto il mondo la strada da Lui seguita”! 

Di Antonino Zichichi si vedano ad esempio i libri Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo. Tra Fede e Scienza (Il Saggiatore 1999), Il vero e il falso. Passeggiando tra le stelle e a casa nostra (Il Saggiatore, 2003), Tra fede e scienza. Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI (Il Saggiatore, 2005).

Uomo di profonda fede è anche René Girard (1923-2015), uno dei più grandi biologi e antropologi contemporanei.

Uomo di altissima professionalità e di grandissima fede cattolica, di cui è addirittura in corso la causa di Beatificazione, è Jérôme Lejeune (1926-1994), uno dei più grandi genetisti del secolo scorso (dell’Institute de Progénèse dell’Università di Parigi): a lui si deve la scoperta del cromosoma responsabile della “sindrome di down” e per questo fu proposto per il Nobel in Medicina (era già dato per certo, ma gli fu poi negato per la sua posizione dichiaratamente contro l’aborto!) [fu membro della Pontificia Accademia delle Scienze e Giovanni Paolo II lo nominò primo presidente della Pontificia Accademia della Vita] (vedi).

Anche del famoso fisico e astronomo italiano Enrico Medi (1911-1974)è in corso la causa di Beatificazione.

Uno degli uomini più colti del XX secolo e tra i più grandi pensatori cristiani contemporanei è il francese Jean Guitton (1901-1999). Fu anche fedele e rispettoso amico del Papa Paolo VI, con cui intratteneva annualmente lunghi e importanti colloqui anche nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Scrisse tra l’altro, nel 1992, con gli scienziati Grichka e Igor Bogdanov, un libro che in Francia fu un best-seller, dove si afferma che “le più importanti novità scientifiche sono fatali per il materialismo e postulano Dio”.

Anche l’astrofisico americano (d’origine vietnamita) Trinh Xuan Thuan (1948, vivente) giunse a Dio proprio attraverso i suoi calcoli scientifici.

Forte impressione suscitò, nell’ambito scientifico oltre che culturale (ne ha parlato tutto il mondo, mentre quasi nulla s’è detto in Italia) il fatto che il pensatore inglese Anthony Flew (1923-2010)  sia passato, anche attraverso le attuali più importanti scoperte scientifiche (ad esempio la struttura del DNA), dall’essere dapprima ateo e materialista (darwiniano) [sulla linea di Richard Dawkins scrisse addirittura God and Philosophy Theology and Falsification] ad una profonda fede cristiana [nel 2007 scrisse There is a God (dove si contrappone a Dawkins). S’è totalmente convinto che “l’ipotesi di un «Disegno Intelligente» sia l’unica in grado di spiegare le più recenti acquisizioni della scienza”. Così si espresse pubblicamente (anche ad un congresso di genetisti, New York, 2004): “la sola struttura del Dna è talmente complessa da risultare impensabile al di fuori di quel «Disegno Intelligente» che presuppone appunto l’esistenza di Dio. Dio deve esistere”!

Infatti, anche uno dei maggiori genetisti mondiali, Francis S. Collins (1950-vivente), Direttore dell’Istituto Nazionale di Ricerca sul “genoma umano”, che proprio sotto la sua direzione nel 2003 ha completato la sequenza completa del DNA umano, chiama significativamente tale genoma “il linguaggio di Dio”; proprio a partire dalla sua ricerca, si convertì, convincendosi che “la fede in Dio è più razionale della miscredenza”.

Antony Hewish (1924-2021), Premio Nobel per la Fisica 1974 e astronomo, ha affermato: “Dall’osservazione scientifica arriva un messaggio molto chiaro. E il messaggio è questo: l’universo è stato prodotto da un Essere intelligente”.

Il nostro elenco di scienziati credenti anche contemporanei potrebbe proseguire a lungo, smentendo sempre più il dogma scientista e anticristiano dell’opposizione tra scienza e fede, di fatto inesistente, non solo perché la maggior parte degli scienziati sono credenti ma addirittura perché molti lo diventano proprio in ragione delle loro stesse scoperte scientifiche.

Facciamo ancora solo qualche nome di grandi scienziati credenti: Werner Karl Heisenberg (Nobel per la Fisica 1932 per la sua “meccanica quantistica”), Enrico Fermi (Nobel per la Fisica 1938), Nicola Cabibbo (leggi), Carlo Rubbia (Nobel per la fisica 1984; senatore, cfr. intervento contro il mito del riscaldamento globale, cfr. video e News del 28.06.2019), Lodovico Galleni (biologo), Giorgio Parisi (fisico), Paolo De Bernardis (astrofisico), Fabiola Giannotti (fisico nucleare del CERN di Ginevra), Luciano Maiani (fu direttore generale del CERN di Ginevra ed anche a lui si deve la costruzione del LHC), Katarina Pajchel (giovane suora domenicana norvegese, già fisico affermato della Università di Oslo è ora ricercatrice al LHC di Ginevra), Massimo Inguscio (fisico, esperto di ottica quantistica e laser), Roberto Timossi (teologo e filosofo della scienza), Francisco José Ayala (biologo e filosofo), John Polkinghorne (fisico teorico delle particelle, pastore e teologo anglicano), John C. Eccles (1903-1997, neurologo, Nobel per la Medicina 1963), Paul Davies (cosmologo), Owen Gingerich (astronomo dell’Università di Harvard e persona di grande fede), John Polkinghorne (teologo e scienziato), José Gabriele Funes (astronomo e teologo), John D. Barrow (docente a Cambridge, tra i maggiori astrofisici, matematici e cosmologi viventi; per lui il “caso” è una spiegazione assurda), Jen Dorst (professore di zoologia dei mammiferi e degli uccelli, già direttore del Museo Nazionale francese di Storia Naturale, afferma che “le acquisizioni della scienza contemporanea non smentiscono nessuna verità della fede cristiana … anzi, ho incontrato Dio al vertice della scienza”), Jacques Arsac (professore di programmazione informatica, fondatore e direttore del centro di calcolo dell’Osservatorio di Maudon, F), André Lichnerowicz (docente di fisica matematica presso il Collége de France e membro della Pontificia Accademia delle Scienze), Abdré Valenta (“la scienza si apre al mistero e al Creatore; scientismo e materialismo hanno fatto il loro tempo”), Claude Tresmontant (1925-1997: docente di filosofia della scienza alla Sorbona), Gerald L. Schroeder (fisico e teologo israeliano), Marco Bersanelli (astrofisico), Julian Huxley, René Oth.

Potremmo anche sottolineare la presenza di uomini di profonda fede cristiana anche in rami specifici della scienza, come ad esempio nel campo dell’elettricità (Volta, Ampère, Faraday, Galvani, Ferraris, Foucault), o in quello della matematica (oltre a Cartesio, Leibniz, Newton, Eulero e Faà di Bruno, abbiamo ad esempio, in tempi recenti, Jacques Binet, Charles Hermite, John Barrow, Bernard Bolzano, Ennio De Giorgi, Giorgio Israel, Lucia Alessandrini, Antonio Ambrosetti). 

Contrariamente a quanto continua ad asserire con grande insolenza (e con gratuite ed offensive dichiarazioni a riguardo dei cristiani, che sarebbero privi di intelligenza!) il professore di matematica Piergiorgio Odifreddi, sempre presente sui mass-media italiani, secondo una recente indagine condotta negli USA la categoria di scienziati con la più bassa percentuale di atei è proprio quella dei matematici. Proprio Antonio Ambrosetti, allievo di altri grandi matematici come Giovanni Prodi ed Ennio De Giorgi (entrambi con forte senso religioso), ed eminente studioso di Analisi Matematica, di cui è Ordinario alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste (dopo aver ricoperto la cattedra alla Normale di Pisa), ha scritto addirittura un libro intitolato Matematica e Dio (2008), affermando che “la matematica sfiora il mistero”; ha affermato tra l’altro “mi irrita sentir dire che c’è opposizione tra fede e matematica, come fa Odifreddi, perché è falso; e la riprova è il gran numero di matematici credenti, nel passato e nel presente”

Di grande interesse, facile comprensione e ricca documentazione storica, sono in proposito pure i libri di Francesco Agnoli (vedi): ad esempio Scienziati, dunque credenti. Come la Bibbia e la Chiesa hanno creato la scienza sperimentale (Cantagalli, 2002/2020, vedi) e Scienziati in tonaca (La fontana di Silo, 2013/2021, con A. Bartelloni, vedi).


Ecco infine qualche aggiornamento (sul rapporto fede-scienza) in alcuni ambiti della scienza

Astronomia

Particolarmente significativa è poi l’attenzione data dalla fede cristiana e dalla Chiesa Cattolica all’astronomia (ci furono persino Papi astronomi, addirittura proprio al tempo di Galileo). In proposito si veda appunto ancora il dossier su Galileo (vedi anche l’analogo documento); ma anche l’impressionante (anche per i dati astronomici e le immagini) documento “Nello spazio” (vedi); come pure, ad esempio, la News del 20.11.2020 (vedi).

Si veda in proposito anche la seguente citazione J. I. Heilbron (della University of California) riportata nel testo di Woods (op. cit., p. 12 e p. 121): “la Chiesa Cattolica romana, più di ogni altra istituzione – probabilmente più di tutte le altre insieme! – ha protetto e sostenuto anche economicamente lo studio dell’astronomia per oltre 6 secoli (dal tardo Medioevo all’Illuminismo)”.

A proposito delle particolari competenze anche in campo astronomico emerse dalla Compagnia di Gesù (Gesuiti) fin dall’inizio della loro storia, abbiamo già qui ricordato il padre Niccolò Zucchi (1586 – 1670), l’inventore del primo telescopio riflettore concavo (grazie a cui poté osservare, con il confratello p. Daniello Bartoli, le fasce sull’atmosfera di Giove e le macchie sulla superficie di Marte); ne regalarono uno a Keplero, con cui era in ottimi rapporti. Il suo trattato Optica philosophia experimentis et ratione a fundamentis constituta ispirò Gregory e Newton per la costruzione di telescopi ulteriormente perfezionati. Un cratere lunare porta il suo nome (Zucchi).

Si avvalse delle competenze astronomiche della Compagnia di Gesù, di cui fu allievo, anche l’astronomo Giovanni Cassini (1625-1712).

Si tenga presente che persino le basiliche, con le loro immense cupole e campanili, ma anche con le loro meridiane e persino con i giochi dei raggi solari creati dalle vetrate al loro interno, funsero nel ‘700 e ‘800 anche come osservatori astronomici. Così la basilica di S. Petronio a Bologna (la utilizzò per questo anche Cassini; solo tra il 1655 e il 1736 vi furono compiute 4.500 osservazioni astronomiche); ma anche in alcune chiese di Roma, come pure in Notre Dame a Parigi.

Nel Medioevo la Chiesa pensava che la Terra fosse piatta?

A parte che su questioni scientifiche e tecniche particolari non si dovrebbe mai parlare di “Chiesa”, tanto meno pensare che su tali questioni sia coinvolto il suo Magistero o addirittura l’infallibilità papale, come se fossero questioni di fede e di morale o addirittura dogmi. In tale ambito di specifiche visioni della realtà fisica o naturale, sono semmai convolte le opinioni o scoperte di singoli scienziati cattolici, che dovranno essere vagliate anche nel tempo nella loro rigorosità razionale e verifica sperimentale. Persino Galileo, come abbiamo visto, proprio nel cosiddetto “processo” del 1633 (vedi) commette l’errore di ostinarsi a far passare come assolutamente certo il “sistema eliocentrico” copernicano, la cui prova sperimentale e dimostrazione scientifica avverrà invece più di 2 secoli dopo (1851). Inoltre, su tali questioni scientifiche anche gli esperti di matrice cattolica possono sentire l’influenza delle conoscenze scientifiche diffuse in un determinato periodo storico. Nulla di male se ad esempio fosse vero che nel Medioevo anche gli scienziati cattolici potevano credere che la Terra fosse piatta; poiché non si tratta appunto di verità rivelate (di fede o di morale) presenti nella Bibbia (che essa stessa in tali questioni secondarie risente delle concezioni del tempo).

Il problema è che però anche questa diceria risulta falsa e anch’essa segnata dal clima positivista e anticattolico del XIX secolo (leggi).

La Specola Vaticana

Una solenne smentita del mito anticattolico secondo cui la fede sarebbe contraria alla scienza e la Chiesa si sarebbe violentemente e stoltamente opposta al nascere della scienza e persino dell’astronomia moderna (vedi appunto “il caso Galileo”) è dato ad esempio dal fatto, inconfutabile, oltre a tutto quello che abbiamo già sopra ampiamente ricordato, che proprio nella Roma dei Papi (dove cioè i Papi erano anche sovrani temporali) e prima ancora di Galileo, troviamo non solo celebri fucine di scienziati cattolici (abbiamo ricordato i Gesuiti e il loro Collegio Romano), ma addirittura il primo osservatorio astronomico della storia, fondato appunto nel 1583: si tratta della “Specola vaticana”, così chiamata perché la sua prima sede fu appunto nei giardini vaticani (vedi nel dossier Galileo). Tradizionalmente affidato agli astronomi gesuiti, è un osservatorio astronomico di prestigio scientifico, tuttora esistente e di proprietà vaticana. Già nel secolo scorso, per sfuggire all’inquinamento luminoso che nuoce all’osservazione del cielo stellato, nel 1935 fu trasferito all’interno del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo  (si notano tuttora le due calotte semisferiche) e poi per lo stesso motivo nel 1981 tale osservatorio astronomico vaticano è stato trasferito nel deserto dell’Arizona (USA), non lontano da quello statunitense (vedi il sito ufficiale). Gode di un confermato prestigio anche nel consesso astronomico internazionale, tanto che nella nuova mappa del cielo, costantemente aggiornata, al cui completamento hanno contribuito i più importanti attuali osservatori astronomici, addirittura un grado (dei 360° della volta celeste) è stato assegnato proprio alla Specola Vaticana [vedi una News sul gesuita G. V. Coyne, per moltissimi anni Direttore della Specola Vaticana].

Interessante osservare che proprio qualche giorno fa (16.06.2025) Papa Leone XIV abbia potuto incontrare i partecipanti all’annuale e autorevole “Scuola estiva” tenuta dalla Specola Vaticana, in genere su problematiche inerenti alla recente astrofisica, quest’anno sul Telescopio spaziale di James Webb (vedi il discorso tenuto dal Santo Padre)!

Dallo spazio …

Nel sito abbiamo prodotto pure un documento, ricco di dati astronomici e pure di video e immagini significative ed emozionanti, sullo spazio (vedi). Guardare la Terra dallo spazio e considerare le dimensioni e i tempi dell’universo fa bene anche all’anima (come ci ricorderebbe il salmo 8) e forse libererebbe molti anche dalla angosce esistenziali e perfino dalle depressioni (quando infatti assolutizziamo il nostro particolare ne rimaniamo schiacciati; quando allarghiamo invece gli orizzonti possiamo meglio vedere e respirare; se poi risaliamo a Dio e all’eternità, allora siamo già liberati)!

Qualche dimensione dell’universo (che fa bene alla psiche e all’anima ricordare…)

Ognuno di noi sta su questa Terra solo poco tempo (in fondo anche 83 anni sono solo circa 30.000 giorni; peraltro quasi 1/3 del tempo lo passiamo a dormire). Il nostro pianeta ha circa 5 miliardi di anni (se riducessimo su scala questo tempo ad un anno, l’essere umano vi sarebbe apparso il 31 dicembre alle 23:45: siamo appena arrivati!). La Luna, il nostro unico satellite, dista da noi in media km. 380.000. Il Sole, la stella attorno a cui ruotiamo e da cui dipendiamo, dista circa 150 milioni di km. da noi (8’ luce). Il sistema solare ha un diametro di 17 miliardi km. (h. 16,38’ luce). La stella più vicina a noi (Alpha Proxima Centauri) è a 45.000 miliardi di km da noi (4,5 anni luce). La nostra Galassia (Via Lattea), composta da 200 miliardi di stelle, ha un diametro di 100.000 anni luce. La galassia più vicina (Andromeda Nebula) è distante da noi circa 2,5 milioni di anni luce. Nell’universo (che ha circa 13,7 miliardi di anni) ci sono circa 200 miliardi di galassie; esse si espandono da un centro iniziale (Big Bang) alla velocità di poco più di 3 milioni di km/h; l’attuale larghezza totale di questa sfera in espansione (che appunto 13,7 miliardi di anni fa era un puntino iniziale) è di circa 20 miliardi di anni luce.

La storia dell’universo su scala

Un astronomo USA (C. E. Sagan), per rendere l’idea della storia dell’universo, ha proposto questa  sorta di calendario cosmico su scala: riducendo la storia dell’universo (13,7 miliardi di anni) ad 1 anno, o di 365 giorni, si otterrebbero i seguenti punti di riferimento: il Big Bang sarebbe avvenuto ovviamente allora 0 del 1° gennaio, la Via Lattea si sarebbe cominciata a formare il 16 marzo (11 miliardi di anni fa), il sistema solare (compresa la Terra) il 2 settembre (4,6 miliardi di anni fa). La vita sulla terra sarebbe apparsa i primi di novembre, i pesci sarebbero apparsi il 17 dicembre (500 milioni di anni fa), i dinosauri il 25 dicembre (250 milioni di anni fa) e gli ominidi il 31 dicembre (12 milioni di anni fa) verso le due e mezza di pomeriggio, l’uomo alle 23:45 del 31 dicembre!

La “densità” dell’universo

Secondo un recente studio (sostenuto dall’Università di Cambridge) l’universo, nella sua continua espansione e nella sua storia di circa 13,7 miliardi di anni, mantiene però comunque la stessa “densità” (grammi per cm3), fin dal primo nanosecondo (1 miliardesimo di secondo dopo il Big Bang). Tale densità costante è data da un precisissimo numero composto da 24 cifre (perfetto equilibrio): 447.225.917.218.507.401.284.016 (gm/cc). La questione straordinaria è che se non fosse così, l’universo o si svuoterebbe o collasserebbe! Se ad esempio le ultime cifre fossero 015, l’universo andrebbe verso lo svuotamento di materia (sarebbe senza pianeti). Se le ultime cifre fossero invece 017, l’universo collasserebbe invece su se stesso (per la gravità).

La sonde Voyager

Interessante notare (come viene ricordato in tale documento) come oggi l’umanità abbia persino due propri manufatti (2 sonde spaziali: Voyager 1 e Voyager 2) che sono già usciti dal sistema solare, sono cioè già oltre Plutone, a oltre 25 miliardi di km da noi, e continuano il loro viaggio (a circa 30.000 km/h), ma continuano a trasmetterci i loro dati (che impiegano, pur alla velocità della luce, già 24 ore per raggiungerci) (leggi anche questa notizia dello scorso anno)!

A proposito di scienziati (astronauti) cristiani viventi

Sempre nello stesso documento (vedi), introducendoci nella stazione spaziale internazionale (ISS) che compie la sua orbita a circa km. 400 sopra le nostre teste e da cui possiamo vedere in diretta anche il nostro pianeta, abbiamo potuto notare che gli astronauti (ci sono foto e interessanti video, compreso quello con l’italiana Samantha Cristoforetti, che arriva e poi parla coi suoi familiari a Terra), che in genere fanno turni di lavoro di circa 6 mesi sulla stazione spaziale, pur nei limitatissimi spazi consentiti e per di più in assenza di forza di gravità, non hanno voluto rinunciare 8come si vede dalle foto e video) né al Crocifisso né alle immagini sacre. Addirittura c’è stato un Comandante cattolico (convertito), Mike Hopkins, che, non resistendo a vivere senza Eucaristia e poter fare la Comunione per i 6 mesi di turno, ha chiesto e ottenuto dal suo vescovi di poter eccezionalmente portare l’Eucaristia (cioè Gesù stesso!) sull’astronave (vedi anche una News a questo dedicata) (vedi pure una sua recente e pubblica testimonianza in merito)! 


Evoluzionismo

Sulla questione dell’evoluzionismo – che in sé non è contraria alla Creazione e a Dio, ma che diventa invece contraria alla verità e alla fede cristiana se lo si riconduce ad una pura casualità (quando invece sarebbe comunque una finalità) e soprattutto se si estende all’uomo, riducendolo semplicemente ad un mammifero evoluto – abbiamo prodotto nel sito sia un dossier (vedi) che un documento con 30 domande e risposte (vedi).

Sul fatto che l’evoluzionismo in sé non sia necessariamente una teoria atea o anticristiana (non lo fu neppure per Darwin), a meno che non diventi una posizione più ideologica (materialismo) che scientifica (come in certo neo-darwinismo), come viene già divulgata nelle scuole, segnaliamo ad esempio i recenti libri:

C. Bellieni – L. Velazquez, Il vero segreto dell’evoluzione. Dal conflitto alla collaborazione, Cantagalli 2023 (vedi) (leggi anche un commento).

Dominique Tassot, L’evoluzione in 100 domande e risposte, (trad. it.) Ed. Piane 2024 (vedi) (leggi la spiegazione in un’intervista al traduttore italiano) (leggi in proposito anche una sua critica al Darwin day, celebrato ideologicamente anche nelle scuole il 12 febbraio)

Umberto Fasol, Pensare l’evoluzione. L’eccedenza della vita ovvero l’affabilità del mistero, Tau 2023 (vedi) (leggi un estratto) (leggi una riflessione dell’autore sul neodarwinismo come minaccia alla fede). Dello stesso autore vedi anche Evoluzione o complessità? La nuova sfida della scienza moderna (2010) e La creazione della vita: Disegno intelligente o beffardo scarabocchio? (2016).

Su come il “linguaggio” umano sia segno della presenza dello spirito nell’essere umano, si veda il libro del dott. prof. Francesco Avanzini Umano, solo umano. Il mistero del linguaggio, Fede & Cultura, 2020 (leggi un’intervista all’autore).

Su come le grandi estinzioni di massa smentiscano l’evoluzionismo leggi questo recente articolo.

Su come la vita non possa essere nata “a caso” nel nostro pianeta, ascoltiamo questo dato, riportato pur da un astronomo pur ateo (Fred Hoyle): la possibilità che una cellula (vivente) si sia formata casualmente è di 1 su 1.040.000. Per intenderci: la stessa probabilità che un numero alla roulette possa uscire 25.000 volte di seguito! Al di là di tutte le condizioni necessarie (fisiche, chimiche, biologiche, di temperatura, ecc.) l’intera storia del pianeta Terra (neppure 5 miliardi di anni) sarebbe sufficiente perché tale possibilità possa emergere. Tant’è che chi vuole ostinarsi ad escludere una Causa trascendente, si affida oggi persino all’ipotesi bizzarra che la vita sia venuta dallo spazio, cioè da un extraterrestre! Cosa ci sia di scientifico in tutto ciò è palese! [E. Pennetta, Il Timone n. 128 (dicembre 2013)]

Evoluzionismo, razzismo ed eugenetica

Circa lo stretto rapporto, già in Darwin, tra l’evoluzionismo e razzismo (come pure l’eugenetica) abbiamo parlato anche nel dossier sull’evoluzionismo (vedi), come pure nel documento sugli Inglesi (Anglicanesimo) (vedi).

Charles Darwin (1809-1882), come una certa parte del mondo inglese “illuminato”, era profondamente segnato da idee razziste: considerava gli Inglesi una razza superiore. Per questo prevalsero gli Inglesi prevalsero, anche con la forza e mediante genocidi (che egli approvava), sia in America e in Australia. Considerava fondamentale la “discriminazione” tra uomini, razze e popoli.  Arrivava per questo a disprezzare pure gli irlandesi, considerati inferiori (infatti erano rimasti “cattolici”!). Per lui era peraltro evidente che le donne erano inferiori agli uomini! Fu favorevole anche all’eugenetica (del resto il padre dell’eugenetica era suo cugino: Francis Galton) e giunse a biasimare la Medicina perché, salvando i malati, impediva la “selezione naturale” della razza umana e perpetuava i deboli (“parassiti sociali”), per i quali auspicava addirittura la loro “sterilizzazione”.

Nell’esaltazione ideologica e anticristiana di Darwin (ricordiamo che da poco si celebra appunto il “Darwin day”, pure nelle scuole), difficile che qualcuno ricordi questi connotati del suo pensiero!

A dire il vero, da queste posizioni si distinse da Darwin Sir Alfred Wallace (1823/1913), pur anch’egli inglese, che per molti è il vero padre dell’evoluzionismo. Ad esempio per Wallace l’uomo non è solo un animale (come in fondo lo considerava Darwin), in quanto è dotato di anima, di intelligenza e di volontà, capacità assolutamente speciali e superiori.


Miracoli

Anche sulla questione dei “Miracoli”, e sul suo rapporto con l’autentica fede cattolica e con una seria indagine scientifica, abbiamo prodotto nel sito un apposito dossier (vedi).

Aggiungiamo qui solo qualche notizia di aggiornamento.

Circa la documentazione scientifica su alcuni miracoli, specie quelli analizzati dalle apposite commissioni per giungere pure alla “beatificazione” e poi “canonizzazione” di un Santo (in genere si chiede pure che dal Cielo intercedano per questo e si possa contemplare almeno un miracolo, quindi provocato dopo la morte, certificato scientificamente per la Beatificazione e ancora un altro per giungere alla Canonizzazione, cioè alla proclamazione come Santo/a) è ancora in commercio un testo significativo di Saverio Gaeta: Miracoli. Quando la scienza si arrende PIEMME, 2004 (vedi).

Lourdes

Com’è noto, oltre ad esserci state nel 1858 (dall’11 febbraio al 16 luglio) delle importanti apparizioni della Madonna (l’Immacolata), riconosciute dalla Chiesa, a Santa Bernadette Soubirous, a Lourdes, dal tempo delle apparizioni al giorno d’oggi sono avvenute anche innumerevoli guarigioni miracolose di ammalati, così da divenire un Santuario in cui la presenza (adeguatamente assistita) degli ammalati, specie ovviamente nella bella stagione, è assai significativa. Di tali miracoli ci siamo brevemente occupati anche nel capitolo 9 (vedi) del nostro dossier sui Miracoli.

Senza contare ovviamente le innumerevoli guarigioni spirituali (e conversioni) avvenuta in oltre 150 anni a Lourdes, e neppure quelle psichiche (ad esempio da gravi depressioni), tra le numerosissime guarigioni “fisiche” si sono soprattutto prese in considerazione quelle “fisiche” e istantanee (cioè non avvenute nel tempo, in seguito ad un pellegrinaggio a Lourdes): si tratta di circa 7000 guarigioni che non trovano una spiegazione scientifica (vi è un apposito e rigoroso centro medico per studiarle: il Bureau médical). Nonostante ciò, la Chiesa Cattolica ha ufficialmente riconosciuto, tra queste, solo 71 “miracoli” (vedi nel sito del Santuario, anche in italiano)! L’ultimo è stato riconosciuto solo nel dicembre scorso (2024) (vedi i dati nel sito vaticano).

Sindone

Com’è noto, con tutta probabilità, la reliquia più importante del cristianesimo, perché riguarda Gesù stesso, è la Sindone, conservata nel duomo di Torino: si tratta del lenzuolo che ha avvolto il corpo di Gesù nella Sua deposizione nel sepolcro e che riporta in modo sbalorditivo sia tutte le impronte della Passione del Signore (flagellazione, Via Crucis e Crocifissione) che quella, ancora più misteriosa e stupefacente della Sua risurrezione.

Di tale preziosissima e affascinante reliquia, dal 1898 se ne è occupata anche la scienza; e non ha smesso di farlo, applicando su quel lenzuolo tutte le scoperte e tecnologie della più avanzata ricerca scientifica (32 rami della scienza se ne sono occupati, offrendoci un insieme armonico che viene detto “Sindonologia”); essa ci presente un quadro sempre più sbalorditivo e rivelatore del “mistero” o “miracolo” di tale lenzuolo! (vedi il sito ufficiale) 

Ce ne siamo brevemente occupati anche nell’ultima parte del nostro dossier “Miracoli” (vedi).

Una delle più note studiose (e divulgatrici scientifiche) della Sindone è Emanuela Marinelli (vedi i suoi molti testi). Il suo libro Nuova luce sulla Sindone. Storia, Scienza, Spiritualità (Ed. Ares) ha avuto molto successo ed è stato recentemente ripubblicato (vedi) (vedi). Si vedano pure altri suoi studi (anche in collaborazione con altri studiosi): Alla scoperta della Sindone (Ed. Messaggero, PD, 2010 vedi), La Sindone. Storia e misteri (Ed. ODOYA, 1917 – vedi) e La Sindone. Un mistero tra storia, scienza e fede (Ed. Shalom, 2025 – vedi). Ecco poi uno degli ultimi suoi articoli in merito al rapporto tra scienza e la Sindone (leggi).